Guidare il mercato, anticipare il futuro

Innovazione è la parola magica che economisti e politici invocano come antidoto alla crisi economica e finanziaria che sta flagellando i sistemi produttivi dal 2008. È l’innovazione che dovrebbe colmare il gap di concorrenza che sta schiacciando le imprese europee a vantaggio delle aziende asiatiche. È sempre l’innovazione che dovrebbe permettere di fermare il lento declino (che qualcuno dice irreversibile) verso la deindustrializzazione. Ma innovare è un verbo non facile da declinare. È indispensabile avere fantasia e grandi conoscenze tecniche, ma anche la capacità di cogliere il minimo indizio dalla realtà per trasformarlo in qualcosa di nuovo, utile e con uno stile unico. Doti che permettono di anticipare il futuro, di guidare il mercato, di rispondere in modo efficiente ai bisogni dei consumatori. Non tutti possiedono queste capacità. Da 64 anni la Caimi Brevetti spa ha fatto dell’innovazione il suo punto di forza. Anzi, per l’azienda di Nova Milanese l’innovazione è una sorta di «rivoluzione permanente» che l’ha portata ad essere sempre sulle frontiere della sperimentazione non solo di nuovi prodotti, ma anche di processi di produzione, materiali, organizzazione del lavoro. Un’impresa che non si è mai arenata sui comodi lidi di produzioni tradizionali, ma che ha sempre cercato di spingersi un passo avanti. La sua è stata una scommessa vinta, ma che continua. Ne abbiamo parlato con Gianni e Franco Caimi, due dei quattro figli del fondatore Renato.

Quando è nata la Caimi Brevetti?

L’azienda nasce nel 1949. Nostro padre Renato allora lavorava  come  progettista alla Saom di proprietà della E. Bianchi di Desio che poi diventerà Autobianchi, dove fece una veloce carriera fino a diventare, alle soglie dei trent’anni, dirigente.  L’incertezza del futuro, unita a una grande energia personale, lo spingono a fondare, insieme al fratello Mario, una piccola impresa per la produzione di accessori da cucina. L’azienda aveva sede a Nova Milanese e si chiamava Caimi Pentolux. Mio padre ci lavorava la sera e nelle ore di tempo libero che gli lasciava l’Autobianchi. In quell’attività si butta anima e corpo. Riversa tutta la creatività che negli anni ha coltivato e sviluppato attraverso i suoi studi e i suoi interessi. Lancia così sul mercato prodotti con elevati standard qualitativi e del tutto nuovi nell’idea e nella realizzazione. È in quegli anni che concepisce, per esempio, la prima caffettiera in alluminio con chiusura a molla, la pentola con scolapasta incorporato e la celeberrima «schisceta» (lo scaldavivande che i lavoratori portavano in azienda per il pranzo) con la chiusura ermetica, memoria storica di un’epoca. Già allora, alle soluzioni innovative dal punto di vista tecnico si aggiunge un’attenzione particolare alla forma estetica ed al colore.

Foto di Gruppo della famiglia CaimiFin dai primi anni vostro padre ha brevettato i prodotti da lui creati?

Il suo primo brevetto è stato depositato nel 1948, un anno prima della nascita della Caimi Pentolux. Allora in ben pochi brevettavano. La maggior parte delle persone non sapeva che cosa fosse un brevetto. Nostro padre invece ci ha creduto da subito. Per lui era un modo di tutelarsi da una concorrenza agguerrita. Molte aziende che già lavoravano prima della guerra erano infatti riuscite a salvare i propri macchinari ed erano avvantaggiate rispetto a piccole realtà come la Caimi Pentolux, che aveva iniziato dopo il conflitto e con pochi mezzi. Il brevetto permetteva di caratterizzare il prodotto, garantiva una tutela giuridica, ma soprattutto attestava che l’azienda stava creando qualcosa di nuovo (un prodotto, un sistema di produzione, un dettaglio funzionale). Non abbiamo mai abbandonato questa propensione a brevettare.

Quando vostro padre lascia l’Autobianchi e si mette in proprio?

Nostro padre, nonostante fosse, ed ancora è, un vulcano di idee ed energie, non riusciva più a lavorare contemporaneamente per l’Autobianchi e per la sua impresa. Nel 1960 decide così di dedicarsi a tempo pieno alla Caimi Pentolux (che cambierà nome in Fratelli Caimi e poi in Caimi Brevetti). Lui ha sempre coltivato il sogno di scoprire e inventare. E, mettendosi in proprio, ha realizzato questa aspirazione. Rispetto ai suoi concorrenti, aveva una marcia in più. L’aver lavorato a livelli dirigenziali in una grande realtà industriale gli aveva permesso di acquisire una serie di conoscenze tecniche e organizzative che le imprese artigianali della Brianza non avevano. E sono proprio queste caratteristiche, unite a una creatività unica, a consentirgli di trovare e realizzare soluzioni tecnologiche in anticipo rispetto ai tempi.

Come si sviluppa la vostra azienda negli anni successivi?

Negli anni Sessanta, nostro padre continua a produrre casalinghi. Verso la fine del decennio capisce che il mercato dei casalinghi non può più garantire la crescita dell’azienda. Decide così di spostare la produzione su un settore di nicchia, ma molto promettente, quello degli articoli per fumatori. È in questi anni che nascono il Dondolino, il posacenere «sempreinpiedi» ed il posacenere a sacchetto con la pulsantiera a valve dalla diffusione così capillare da diventare dei simboli di quell’epoca. Per la Caimi Brevetti questi prodotti non sono importanti solo per il successo conseguito, ma anche perché aprono all’azienda il mercato degli accessori per ufficio che si rivelerà strategico negli anni a venire.

Anche perché verso la fine degli anni Settanta, il settore degli articoli per fumatori avverte una forte crisi...

Sì, proprio in quegli anni le campagne antifumo iniziano a produrre i loro effetti. Sono stati anni molto duri perché l’azienda, non potendo più continuare a produrre in quel comparto, deve riconvertirsi. Per fortuna, la Caimi Brevetti aveva iniziato a occuparsi anche degli accessori per ufficio. Un settore che in quegli anni era in piena espansione. L’ufficio stava cambiando: da luogo austero, si stava trasformando in uno spazio più gradevole e vivibile. Molti oggetti, inizialmente concepiti per la casa, si scopre possono essere utilizzati per l’ufficio. Il know-how accumulato negli anni precedenti nei comparti casalinghi e fumatori quindi non va perduto.

Negli anni successivi però la Caimi Brevetti vive un’altra rivoluzione produttiva. Di che cosa si tratta?

Negli anni Novanta abbiamo compiuto un ulteriore salto. La Caimi Brevetti cambia filosofia passando dalla cultura del prodotto alla cultura del sistema, cioè a serie integrate di componenti per varie funzioni collettive: aeroporti, stazioni ferroviarie, attività commerciali, biblioteche, ecc. Sono prodotti d’arredo studiati per spazi ampi e grandi numeri di utenti, ma che nel tempo si rivelano essere polivalenti. Le sedie per le sale di attesa che abbiamo realizzato per gli aeroporti sono state utilizzate anche nelle sale di aspetto di ospedali, studi professionali, ecc. Penso, ad esempio a Prima Classe la serie di sedute con scocca autoportante (brevettata) che consente di avere una robustezza molto elevata pur essendo molto leggera. È un prodotto talmente innovativo che non solo ha ricevuto la segnalazione al premio Compasso d’Oro, assegnato alle migliori opere di design, ma che sino ad oggi nessuno è ancora riuscito ad imitare.

È in quegli anni che prende il via un rapporto sempre più stretto con i migliori designer italiani e stranieri?

La collaborazione inizia a partire dagli anni Settanta e si consolida negli anni Ottanta. La Caimi Brevetti lavora con professionisti del calibro di Paul De Feiter (libreria Galileo), Claudio e Mario Bellini (libreria Air), Marc Sadler (libreria Big), Michele De Lucchi (sistemi Koala e Battista), Carlo Forcolini e Giancarlo Fassina (lampada City). Ma il design, ed è questa una delle peculiarità della nostra azienda, non è mai fine a se stesso. I nostri prodotti hanno sempre al loro interno un’invenzione che li rende unici. Per esempio, la libreria Big (che ha ricevuto il Compasso d’Oro) ha un sistema di aggancio brevettato che è nascosto all’occhio dell’utente, ma permette di garantire una portata elevata dei ripiani. I concetti di forma e funzione di cui si parla così tanto sono da sempre le guide fondamentali della nostra attività imprenditoriale.

Al vostro interno disponete però di un ufficio tecnico all’avanguardia...

Il nostro ufficio tecnico (Caimi Lab) riunisce in sé le competenze della progettazione e quelle della parte grafica e creativa. È una caratteristica unica perché nelle altre aziende creativi e progettisti vivono solitamente in spazi diversi e lavorano separatamente. Caimi Lab è un crogiolo nel quale la creatività e la competenza tecnica si incontrano. I nostri tecnici, a loro volta, possono poi confrontarsi con altri professionisti esterni. Oltre ai designer lavoriamo infatti con professori universitari, filosofi, medici, etc. Sono esperti che ci appoggiano nella fase di ideazione e produzione, e se anche alcune figure possono sembrare lontane dal mondo industriale, la loro visione da una diversa angolatura ci aiuta nell’individuare le nuove esigenze del mercato. Questo interscambio di informazioni ci permette di essere flessibili. Così, con un numero relativamente contenuto di persone, riusciamo a creare molti prodotti seguendo il progetto in ogni sua fase.

Come nasce un prodotto?

Pannelli di assorbimentoAll’interno di Caimi Lab vengono portati avanti studi su nuove tecnologie, materiali, colori. È partendo da questi studi che cerchiamo di interpretare quali prodotti saranno richiesti dal mercato nei prossimi anni. A quel punto poi le strade per realizzarli sono varie a seconda del prodotto stesso, dalla sua complessità, dalla molteplicità dei processi di produzione, ecc. Possiamo contattare un designer e chiedergli di realizzare un progetto sulla base dei materiali innovativi che abbiamo scoperto. Oppure il progetto può nascere dal nostro interno ed il designer ne cura i soli aspetti estetici. I rapporti con i designer sono comunque molto stretti. È con loro che lavoriamo all’idea attraverso un confronto continuo. I prodotti che vengono affidati a designer esterni vengono comunque sempre ingegnerizzati all’interno dell’azienda. La Caimi Brevetti infatti non solo si occupa della progettazione, ma realizza anche i processi necessari per dar vita ai prodotti stessi. A volte però questi sono talmente innovativi che non sono tecnicamente producibili o il mercato non è pronto per recepirli. In questi casi, mettiamo da parte il progetto in attesa di un’evoluzione tecnologica o di un mercato più ricettivo. Per la Caimi Brevetti è fondamentale anche il rispetto delle normative. Noi lavoriamo in un settore che ha leggi vincolanti, il poterle soddisfare è un requisito cogente. Al nostro interno abbiamo macchine ed apparecchiature per effettuazione di prove e test sul rispetto dei requisiti della legge. Dopo i nostri test, affidiamo i prodotti ad aziende di certificazione esterne. Questo ci permette anche di fare ricerca. Osservando il comportamento dei prodotti sotto stress riusciamo a capire se il nostro progetto è valido.

Di quante sedi dispone la Caimi Brevetti e quanti prodotti gestite?

Siamo strutturati su tre sedi tutte site in Brianza.  Produciamo più di tremila prodotti in molte varianti. Ciò significa che il nostro magazzino deve gestire qualcosa come trentamila singoli codici. Nonostante questo, uno dei nostri punti di forza è la consegna in tempi rapidissimi, grazie a una perfetta organizzazione del lavoro. Per noi è un motivo di vanto e, allo stesso tempo, un fattore competitivo di non poco conto in un comparto che ha spesso tempi di consegna lunghissimi.

Negli ultimi anni si è concluso anche il passaggio generazionale...

A partire dagli anni Ottanta, nostro papà è stato man mano affiancato da noi figli Gianni, Lorenzo, Franco e Giorgio ed oggi lavoriamo tutti e quattro in azienda occupandoci di progettazione, produzione, commercializzazione e ricerca. Nostro padre, che ha 87 anni, è tuttora per noi una presenza preziosa ed i suoi saggi consigli sono ancora fondamentali.

In quali settori pensate di investire prossimamente?

La nostra azienda non si è mai limitata a un solo settore. Adesso, per esempio, ci siamo lanciati nel comparto dell’acustica producendo pannelli fonoassorbenti. Abbiamo sviluppato un prodotto talmente performante da essere utilizzato in tutti gli ambiti professionali, anche in ambienti che richiedono elevatissimi standard acustici, quale ad esempio il Teatro dell’Arte della Triennale di Milano.

La vostra azienda è molto attenta anche ai valori ecologici.

L’ecologia è un principio di buonsenso che non solo ci permette di tutelare l’ambiente, ma ci aiuta a risparmiare. Tutti i nostri prodotti sono disassemblabili in singoli pezzi monomaterici che possono poi essere riutilizzati. I nostri pannelli fonoassorbenti ad esempio sono riciclabili al 100% tanto che  con la stessa materia che recuperiamo in fase di produzione possiamo riprodurne altri. Così non inquiniamo e risparmiamo perché utilizziamo meno energia e abbiamo meno scarti. Il 90% della nostra produzione è poi concentrata in un’area limitata. In questo modo valorizziamo le grandi risorse creative della Brianza e allo stesso tempo risparmiamo su gestione e costi di trasporto.

Il tavolo Pegaso

Collaborate anche con centri studi e università?

Sì, da anni collaboriamo con università, istituti e scuole di design per ricerche sul campo. Con esse organizziamo anche workshop, convegni ed eventi. Siamo convinti, e lo siamo sempre stati,  che scopo di un’azienda non sia solo quello di produrre innovazione, ma anche quello di formare, cioè  spendere parte del proprio tempo e delle proprie risorse per trasmettere le nostre conoscenze anche agli altri.

Rubrica: 
Autore: 
Ultima modifica 03/12/2014