La Fondazione Antonio Ratti e il Museo Studio del Tessuto tra passato, presente e futuro – Una raccolta che consente ai tessuti delle epoche passate di diventare fonte di ispirazione per la produzione contemporanea
Villa Sucota si trova lungo quello che è stato definito “il chilometro della conoscenza”, un corridoio verde cittadino di rara bellezza, che unisce questo gioiello architettonico con vista mozzafiato sul lago a Villa Olmo e Villa del Grumello. Siamo a Como, direzione Cernobbio, immersi in incantevoli parchi secolari. È un luogo che sembra fatto apposta per ospitare la sede della Fondazione Antonio Ratti e il suo Museo Studio del Tessuto. È l’avverarsi del sogno del creatore e ispiratore Antonio Ratti: trasformare la profonda passione personale per l’arte e il tessuto in una realtà attiva nel mondo della cultura.
Il sole di un mattino di fine estate entra dalle ampie vetrate della residenza costruita agli inizi del Settecento, mentre la luce riflessa dal Lario invita quasi naturalmente il visitatore alla scoperta di un patrimonio inestimabile, raccolto e costruito dal compianto fondatore, uno degli esponenti più significativi dell’imprenditoria italiana, nonché uno dei mecenati più illuminati della scena nazionale e internazionale.
Oggi tutto questo è custodito dalle sagge e appassionate mani di Margherita Rosina, direttore del Museo Studio del Tessuto (MuST), e di Francina Chiara, curatore del Museo e responsabile della Biblioteca.
Sono loro che accolgono gli ospiti con… i guanti. Nel vero senso della parola. Indossano guanti bianchi indispensabili per srotolare e accarezzare tessuti preziosissimi, provenienti da ogni parte del mondo. Mani delicate di persone e professionisti che sentono la responsabilità di condividere i tempi, l’agenda e il bisogno di continuità dell’impegno di Antonio Ratti.
Cura, tecnologia e innovazione si sposano qui, nel cuore del territorio comasco, con la cultura e la bellezza. Attraverso la ricerca, lo studio e la minuziosa catalogazione, questa iniziativa ha finito per essere un punto di riferimento per il mondo intero: “La cultura genera relazione, e la relazione crea bellezza - spiega Francina Chiara -. Credo che ci sia questo trinomio alla base del lavoro che noi svolgiamo ogni giorno con grande passione. Ci piace quello che stiamo facendo. Perché siamo convinte che la cultura migliora l’uomo. Non è un caso che il nostro museo abbia creato sinergie significative con i più grandi musei del mondo, anche grazie al pionieristico archivio informatizzato, avviato nel lontano 1995 e oggi eccezionale strumento di consultazione. E non va dimenticato il fatto che sempre più spesso questo spazio viene utilizzato dai ricercatori e dalle stesse industrie, perché i tessuti delle epoche passate (che possono essere belli, ma fini a se stessi) sono utilizzati come fonte di ispirazione per la produzione contemporanea. C’è un’incredibile ricaduta sulla moda attuale. Si genera movimento di idee e creatività”.
I numeri fanno impressione: la collezione del Museo Studio del Tessuto conta ad oggi più di 3.300 reperti tessili singoli dal III al XX secolo. In oltre 2.500 libri-campionario dell’Ottocento e del Novecento è conservata la storia del tessuto. “Tutto nasce dalla grande sensibilità di Antonio Ratti - aggiunge Margherita Rosina -. Il suo nome è legato alla Tessitura Serica Antonio Ratti, fondata nel 1945. Tra cravatte e foulard in seta si sviluppa una lunga attività imprenditoriale che culmina nella creazione del Gruppo Ratti, uno dei più importanti produttori al mondo di tessuti ad alto contenuto tecnologico-creativo, attualmente presieduto dalla figlia Donatella. Nel 1985, la spiccata sensibilità verso l’innovazione e la ricerca spinge Ratti a creare a Como l’omonima Fondazione, dedicata interamente alla ricerca culturale e storica nell’ambito del tessile e alla promozione dei migliori talenti nell’ambito delle arti visive”.
L’inaugurazione del MuST (indispensabile per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio raccolto e collezionato) è datata 1998. “Ratti si rese conto che la collezione non poteva rimanere chiusa in anonimi locali, riservata a pochi intimi. Doveva essere messa a disposizione di tutti”, dice il direttore del Museo mentre conduce chi scrive nell’esplorazione delle stanze dove sono raccolte stoffe di epoche diverse e di luoghi vicini e lontani.
I vari nuclei della raccolta sono stati alimentati da acquisti di singoli reperti o di intere collezioni. Si sono ottenuti archivi di aziende dismesse. Un lavoro certosino e prezioso che ha permesso di integrare nel tempo l’ampia collezione, incrementando sia il nucleo di tessili di produzione comasca sia quello delle stoffe extraeuropee.
Significativa è stata l’acquisizione dei libri-campionario relativi alla produzione della FISAC, azienda attiva nel distretto lariano. Da veri intenditori le vesti uzbeche con tessuti ikat. Fondamentali nel sostenere la vitalità e la trasformazione delle raccolte sono poi le donazioni che hanno arricchito e continuano ad arricchire il patrimonio museale.
Nel gennaio 2007 le collezioni del MuST sono state riconosciute di eccezionale interesse dallo Stato italiano e sottoposte a vincolo. Così come sempre più apprezzata è la biblioteca, aperta al pubblico dal 2010, ricca di oltre 7.800 volumi catalogati secondo gli standard internazionali, con il contributo della Regione Lombardia. “Ratti ci ha insegnato che il futuro si costruisce innovando - afferma la responsabile della biblioteca -. Il nostro lavoro deve proseguire in questa direzione, facendo tesoro della lungimiranza di chi ha voluto tutto questo. Abbiamo creato negli anni un diffuso rapporto di fiducia con il territorio, trasformandoci in cerniera tra le conoscenze immateriali e le testimonianze del lavoro materiale. Le aziende consultano i nostri archivi e trovano ispirazione per la produzione. E c’è di più. Offriamo opportunità di lavoro per i giovani. Un esempio: in collaborazione con l’Archivio di Stato di Como, otto laureande dell’Università dell’Insubria si sono messe alla prova in un lavoro di ricerca, trovando occasioni di impiego in alcune realtà del territorio”.
Insomma, qui a Como è tutto un work in progress, un lavoro d’alta sartoria che sposa creatività e sapere tecnico, avendo a cuore arte e cultura.
Sono frequenti e consolidate le collaborazioni con i più grandi nomi dell’arte contemporanea, uno sforzo che punta a creare network che favoriscano la circolazione del pensiero. La Fondazione Antonio Ratti è diventata negli anni un punto di riferimento per la giovane arte italiana e internazionale, una incubatrice di idee, un luogo di discussione e sperimentazione. Molti sono i curatori, i critici, i teorici e gli artisti che hanno collaborato a vari livelli con la Fondazione Antonio Ratti, così come molti sono gli eventi, le mostre e le conferenze organizzate e promosse in questi anni, anche in collaborazione con altre istituzioni. Tra le principali attività ci sono l’annuale CSAV- Artists Research Laboratory, ex Corso Superiore di Arti Visive, giunto nel 2014 alla sua XX edizione, diretto dal 1995 da Annie Ratti e nato dal precedente Corso Superiore di Disegno. Altre attività sono, ad esempio, una serie di workshop, seminari e incontri che mirano a creare un dialogo tra artisti e tipologie diverse di audience e di contesti. Tra i progetti recenti, lo Yona Friedman Museum e workshop rivolti ad aziende locali e scuole che coinvolgono artisti, ex-partecipanti CSAV, in veste di tutor.
E intanto si guarda ad Expo 2015. La Fondazione e il MuST promuoveranno una mostra dedicata al filone botanico nella decorazione e alla ricchezza botanica del lago. L’evento sarà itinerante, tra Villa Sucota di Como e Villa Bernasconi di Cernobbio.