Gli antichi fasti di Spoleto

In origine colonia romana, poi capitale di un ducato longobardo, quindi dominio dei Papi: è ricca la storia della città, dal XIX secolo contraddistinta da una grande vivacità economica

Johann Wolfgang Goethe, il grande scrittore tedesco, soggiornò a Spoleto nel 1786. Ne rimase così colpito che nel suo «Viaggio in Italia» dedicò una suggestiva descrizione del Ponte delle Torri. E come lui rimasero incantati Giosuè Carducci ed Herman Hesse. D’altra parte Spoleto è una città che non lascia indifferenti. La storia, l’arte, l’ambiente, la buona cucina, l’affabilità della gente ne fanno un luogo unico e un’attrattiva interessante per i turisti e per chi ha occasione di soggiornarvi anche per brevi periodi.

Spoleto affonda le radici nella Preistoria. Insediamenti dell’età del bronzo sono venuti alla luce alle pendici e sulla sommità del Colle Sant’Elia. Successivamente fu un centro di rilievo durante l’età del ferro. Divenne poi colonia dei Romani e, successivamente, capitale dell’omonimo ducato sotto i Longobardi e i Franchi. Di quel periodo rimangono il Ponte delle Torri, un lungo acquedotto che è diventato il simbolo della città, ma anche l’Arco di Druso, il Ponte sanguinario sulla via Flaminia (riscoperto solo nel XIX secolo), il teatro romano, la casa di Flavia Vespasia Polla, madre dell’imperatore vespasiano.

Nell’alto Medio Evo Spoleto venne conquistata dallo Stato Pontificio e sotto il dominio dei Papi rimase, tranne una breve parentesi della dominazione francese, fino all’Unità d’Italia. Nei secoli, soprattutto nel Rinascimento, la città diventò un polo culturale di eccellenza. È da questo fermento culturale che nacquero l’Accademia degli ottusi (oggi Accademia spoletina), ma anche numerosi monumenti. Tra essi la rocca Albornoziana sul colle Sant’Elia (con le sue sei torri e le stanze affrescate), ma anche il Palazzo Spada (oggi sede del museo tessile), il Palazzo Racani Arroni (con i graffiti cinquecenteschi), la Torre dell’Olio, il Palazzo comunale del Duecento, Villa Redenta, le numerose residenze nobiliari.

Con l’Unità d’Italia, però, Perugia venne preferita a Spoleto come centro politico e Spoleto venne relegata a un ruolo di secondo piano. A questa minore importanza amministrativa, la cittadina (oggi ha 38mila abitanti) contrappose una grande vivacità economica. L’artigianato vanta una solida tradizione soprattutto nei settori tessile, dei ricami e della selleria. L’agricoltura ha produzioni d’eccellenza, come l’olio extravergine. L’industria che annovera molte aziende nei settori metalmeccanico, tessile e grafico. Infine il turismo che può contare su un patrimonio storico d’eccellenza e una natura incontaminata, ma anche su eventi di richiamo internazionale. Uno su tutti il Festival dei due mondi, una manifestazione internazionale di musica, arte, cultura e spettacolo.

A sostegno dell’attività economica erano nate nel XIX secolo cinque istituti di credito. L’attività bancaria non solo forniva supporto all’attività commerciale che le imprese svolgevano verso il marchigiano, ma anche quelle verso Terni. Nel 1889 il settore creditizio nazionale è travolto da una profonda crisi. Il crollo del settore edilizio, verso il quale molti istituti erano esposti, e lo scandalo della Banca Romana (una sorta di Tangentopoli ante litteram) travolge l’intero comparto. A risentirne sono anche le banche spoletine e i loro soci, tutti coinvolti anche con il loro patrimonio personale.

Da qui nasce l’esigenza di creare un nuovo istituto che sia radicato nel territorio e che quindi sia in grado di coinvolgere nel capitale cittadini di ogni classe sociale. Dell’impresa si fa carico Giulio Cesari, un insegnante di Diritto ed Economia nel locale istituto tecnico commerciale. È lui, con la sua intraprendenza, a catalizzare l’interesse verso la banca di imprenditori, professionisti, artigiani e semplici cittadini. Così il 28 aprile 1895 nasce la Banca Cooperativa Popolare in Spoleto.

Come presidente viene nominato Giuseppe Bachilli e il primo direttore è proprio il professor Cesari. I soci sono 254 e il patrimonio ammonta a 16,918 lire. Il primo bilancio chiude con un utile di 85,5 lire. I primi anni sono molto duri e lo stesso professor Cesari è costretto a lavorare anche come impiegato allo sportello. La banca però riesce a radicarsi e nel 1907 apre il primo sportello fuori Spoleto, a Bevagna. A questo fecero seguito quello di Trevi e nell’anno seguente quello di Arrone. Poi, nascono le agenzie di Leonessa nel 1911, di Cascia nel 1913, di Cerreto e Sellano nel 1919, di Monteleone di Spoleto, di Giano dell’Umbria e di Gualdo Cattaneo nel 1920; nel 1921 quella di Preci. Nei decenni successivi furono aperte altre agenzie, fra cui nel 1922 l’Agenzia di Città al Viale della Stazione, nel 1923 quella di Norcia, nel 1925 quella di Amelia, nel 1949 quella di La Bruna di Castel Ritaldi. Ci fu poi il primo balzo fuori dalla zona d’influenza della Banca. Nel 1950 infatti a Perugia fu aperta la grande agenzia di Corso Vannucci, a cui seguirono quelle di Assisi, di Castiglione del Lago e di San Terenziano. Nel 1992 un altro importante salto in avanti. L’istituto si trasforma e da Banca Popolare Società Cooperativa diventa Banca Popolare di Spoleto.

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Ultima modifica 23/12/2014