Il futuro ha solide radici

L’istituto è una realtà con tutte le carte in regola per ben operare, afferma il nuovo Direttore generale Luciano Colombini - L’acquisizione della Banca Popolare di Spoleto porterà a circa 280 le filiali del Gruppo

Luciano Colombini, il nuovo Direttore generale del Banco di Desio e della Brianza, fa il pendolare tra Milano, Desio e Vicenza. “Conosco ormai bene la Milano-Meda e le sue insidie…”, sorride ricevendoci nel suo ufficio a Desio, “è un’arteria assai trafficata, ma ho la fortuna di percorrerla alla mattina ed alla sera rientrando a Milano, nel senso opposto alla corrente di traffico prevalente. Il fine settimana poi, se non ho impegni professionali, rientro nella mia città natale, Vicenza, dove risiede la mia famiglia”. 

Vicenza come luogo degli affetti ma anche, leggo nel suo curriculum, come sede dove sono maturate le sue prime esperienze lavorative.

“Sì, a Vicenza, dopo la laurea in giurisprudenza ed una prima esperienza di lavoro presso la Banca di Roma, sono entrato alla Popolare di Vicenza. In quella banca sono rimasto per ventidue anni e pur avendo maturato esperienze successive con responsabilità crescenti in contesti diversi (ndr Direttore generale UGF Banca spa, vice Presidente Unipol Merchant spa, Presidente Banca S.A.I. spa), considero l’esperienza svolta in Popolare quella che ha inciso in maniera più significativa sul mio percorso professionale. 

“Sono stato per otto anni in rete, come responsabile di filiale prima e capo area poi, curando una quarantina di filiali. A quarantuno anni, il passaggio in sede come responsabile Crediti. Nel 2000 sono stato nominato vice Direttore generale della banca e nel 2005 Direttore generale. La banca nel frattempo era passata da una dimensione prettamente provinciale ad una articolazione di caratura nazionale e gli sportelli erano passati da 90 a 500”. 

Uno sviluppo ragguardevole, pur considerato l’arco temporale, un ventennio, entro il quale si è svolto.

“Forse è stato proprio il tempo un fattore importante per uno sviluppo progressivo e non traumatico. La banca dapprima si espanse all’interno del contesto storico di riferimento, procedendo anche con l’acquisizione di realtà più piccole, e solo successivamente passò ad operazioni di acquisizione di maggiore portata e in contesti diversi. Gradualità ed esperienze via via accumulate attraverso le singole operazioni, nonché risorse e attività mobilitate per integrare culture aziendali ed organizzative anche assai differenziate ci misero allora nella condizione di procedere senza grossi traumi a delineare un gruppo ben articolato e coeso”. 

Veniamo ora al Banco Desio. La banca che dirige si colloca nel ristretto novero delle aziende bancarie private con una tradizione centenaria di continuità degli assetti proprietari, una forte tradizione di radicamento territoriale ed una riconosciuta qualità di servizio alla clientela. Quali differenze ed analogie rispetto al mondo cooperativo e popolare da cui proviene? 

“Differenze ci sono ed attengono questioni di diversa portata e rilevanza. Mi limiterei ad evidenziare che per le banche popolari, per le quali dovremmo utilizzare il termine di ‘public company’ ed uso il condizionale non a caso, il modello di governance appare ampiamente da rivedere, come anche voci ben più autorevoli del sottoscritto ribadiscono da tempo. Vorrei invece sottolineare che al Banco ho trovato una compagine azionaria connotata da una presenza forte, attenta alla vita dell’azienda ed alla sua evoluzione, pur nel quadro di una ben definita distinzione tra ruolo e funzioni dell’amministrazione e del management. Questa chiarezza può solo giovare al buon governo di una azienda ed al suo ordinato procedere e svilupparsi. E non voglio dimenticare, in tale ambito, il ruolo svolto dall’Amministratore delegato Tommaso Cartone, uomo di grande esperienza ed equilibrio, nel coniugare strategia e linee guida lungo le quali informare la nostra azione con la funzione di garante del nevralgico collegamento tra proprietà e management. 

“Tornando alla domanda, sul piano delle similitudini, metterei in evidenza il forte attaccamento al territorio, un localismo che, se vissuto come opportunità e non come limite culturale, è certamente oggi ed anche in futuro un valore per entrambe le realtà. Il Nord Est da cui provengo e la Brianza come territorio storico di nascita e sviluppo del Banco presentano poi analogie di tutta evidenza: valga per tutte la presenza di una classe imprenditoriale di qualità che rappresenta un vanto per il nostro paese come modello di fare impresa. E poi un sano pragmatismo, una concretezza che accomuna la realtà economica, ma anche sociale, da cui provengo e quella in cui sono approdato”.

Può dirci quindi che banca ha trovato, a pochi mesi dal suo arrivo al Banco?

“Il Banco è una azienda sana, ben patrimonializzata, caratterizzata da una gestione attenta, con un buon equilibrio tra raccolta ed impieghi. In poche parole, una realtà con tutte le carte in regola per ben operare e distinguersi ancor di più in un contesto che vive, anche per motivi esogeni ad esso, una fase difficile. 

“Ho trovato poi, e questo sono anche i clienti a raccontarmelo, una banca caratterizzata da una grande attenzione e correttezza verso la clientela, da uno stile di relazione connotato da grande sensibilità e misura. Oserei parlare di uno stile Banco Desio. E questo è importante in un contesto competitivo dove occorre sempre più differenziarci e distinguerci. È un valore di cui dobbiamo essere sempre più consapevoli e sfruttarlo appieno. Ma evidentemente ciò non basta. 

“Occorre che la nostra offerta, sotto il profilo commerciale, si qualifichi per innovazione, anche tecnologica - e penso alla multicanalità -, per qualità ed ampiezza. Anche la struttura della nostra rete distributiva va ripensata ed adeguata ai cambiamenti che prefiguriamo, così come occorrerà rivedere anche alcune modalità di approccio al business. Un esempio: se il taglio di aziende tradizionalmente affidate al Banco è medio piccolo e locale occorre oggi, con il mercato in cui ci troviamo e le sue evidenti criticità, rivolgersi anche a realtà maggiormente strutturate, senza timori e senza remore. Penso a quelle realtà che operano con l’estero e che proprio in questo periodo non facile hanno trovato ragioni di sviluppo nel rivolgersi a nuovi mercati”. 

È inevitabile ritenere che dovrà fare i conti anche con qualche resistenza al cambiamento…

“Certamente, mi sorprenderebbe il contrario. Punteremo quindi decisamente sul coinvolgimento e sulla comunicazione come leve strategiche e sull’affinamento di una cultura aziendale dove tradizione e continuità, innovazione e cambiamento possano coniugarsi in un quadro di riferimento chiaro e definito”. 

Un ultimo argomento ci pare obbligatorio: è di queste ore la notizia dell’acquisizione della Banca Popolare di Spoleto… 

“Si, l’avvenimento è certamente di portata storica per il Banco ed il Gruppo. Credo si debba risalire alla fusione con la Banca della Brianza degli anni Sessanta per registrare un fatto che segna in maniera così importante il processo evolutivo del nostro Banco. Non mancherà occasione per ritornare, anche su questa rivista, sull’argomento con maggiori dettagli. Ad oggi mi limito a sottolineare alcuni aspetti che ritengo importanti in merito all’operazione. 

“La decisione di procedere nell’acquisizione è maturata attraverso una analisi preliminare attenta ed approfondita sui ‘fondamentali’ della realtà che volevamo acquisire. E solo dopo tali attività si è proceduto con la conseguente serenità alle fasi successive. Siamo quindi fiduciosi e consapevoli che tutto è stato fatto per garantirci un acquisto di cui andar fieri per il futuro. Il secondo aspetto attiene al tema della crescita ed allo sviluppo: dinamiche che registravano, per varie ragioni, al Banco una fase di riflessione non più procrastinabile. In estrema sintesi, la riassumerei così: nelle attuali condizioni di mercato, chi si ferma non sta fermo, sta già arretrando. Stante le dimensioni del nostra azienda e del Gruppo è apparsa quindi interessante e profittevole un’operazione che porterà la nostra struttura distributiva a circa 280 filiali con una presenza regionale, oltre che a Nord Est e Nord Ovest, assai significativa al Centro. La “profezia” del nostro Amministratore delegato di un anno e mezzo fa - “Il Banco ha spazio per crescere ancora’ (La Banconota n. 71, ottobre 2012) - ha così trovato una sua compiuta e coerente realizzazione”. 

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Ultima modifica 23/12/2014