Perugia: etrusca memoria, contemporanea suggestione

Vi si può scoprire anche un pizzico di Hollywood a passeggio per le vie del centro, grazie a George Lucas, Robert De Niro, Steven Spielberg e Francis Ford Coppola

Da Perugia non ci si passa. A Perugia si va apposta. I sistemi stradale e ferroviario che attraversano la penisola da nord a sud hanno risparmiato alla città gli sfregi che altrove si sono dovuti sopportare. Partendo da questo presupposto, il capoluogo del cuore verde d’Italia – come recita un fortunato richiamo pubblicitario che ben rende il valore dell’unica regione peninsulare non bagnata dal mare – appare come una città a sé stante fra i tanti centri che costellano il Bel Paese. Quasi fosse una capitale, e in un certo senso lo è, rimane il fulcro di un territorio che per la complessità orografica vede nel suo skyline un punto di riferimento forte. 

Lo sapevano i condottieri del passato e lo sanno molti dei turisti che oggi la visitano e in certi periodi dell’anno addirittura la assediano, come in occasione di Eurochocolate o durante l’Umbria Jazz Festival. Cambiano i tipi di arma, ma l’assedio resta. Che i risultati degli assembramenti siano passati dal luccichio delle spade ai profumi del cacao, Perugia rivela già un certo successo dal primo impatto. 

Succede se si arriva in auto dal raccordo che la lega alla Roma-Firenze, dopo aver costeggiato l’idillio delle sponde del Trasimeno tra ulivi e borghi arroccati. Ma capita anche se si arriva con il treno, ancora vincolato alla linea a binario unico che lascia un tono antico alla ferrovia Firenze-Roma, la prima a collegare le due capitali nazionali che si succedettero a Torino. 

L’effetto rimane perfino per chi atterra all’aeroporto nella piana di Sant’Egidio, Perugia è una cascata di edifici che dal culmine di quella che era l’originaria fortezza etrusca digrada fino alle pendici con un’impressionante discontinuità di stili. Si passa davvero dalle colossali pietre delle mura megalitiche alle linee di piazza del Bacio che sembrano essersi appena materializzate da un quadro di De Chirico. Come dire che ventitré secoli di storia umana sono raccolti in poche decine di metri.

La situazione si ribalta se si inverte il punto di osservazione. Dall’alto, la cornice perugina è verde, verdissima, passando dal francescano profilo del Subasio alle brume della valle del Tevere. Dalla parte opposta, a ridosso della città, i boschi di Monteluce sono un’onda di natura che lambisce le case. A connettere i due mondi, quello del centro e quello della periferia, due collegamenti sottolineano lo spettro temporale degli accessi alla città.

Si può scegliere di salire con la scalinata delle mura che Antonio da Sangallo progettò per Papa Paolo III, preoccupato di proteggere la città più grande a settentrione dello Stato Pontificio. Il percorso è completamente nascosto dalle alte volte che rivelano volumi insospettabili dall’esterno. Il ripido dislivello è attenuato dalle scale mobili, che non sono belle da vedersi ma permettono almeno di guardarsi attorno. In alternativa si può raggiungere il centro con un tocco di fantascienza. Il Minimetro è l’avveniristico sistema di trasporto che rappresentò all’Expo di Shangai uno degli esempi di mobilità urbana virtuosa progettata e realizzata in Italia, non abbastanza apprezzata dai perugini ma gettonatissima dai turisti. 

Con le stazioni disegnate dall’archistar Jean Nouvel, le monorotaie collegano i parcheggi esterni al centro bucando letteralmente la collina. Accompagnate dal fruscio felpato, le cabine filoguidate sfiorano le case per raggiungere la stazione a monte in modo sostenibile. Le terrazze di arrivo, con l’ultimo dislivello guadagnato grazie a rampe mobili, sono uno dei panorami urbani imperdibili. 

Il punto di convergenza per ogni percorso che si sceglie di imboccare rimane Corso Vannucci. La dedica al Pietro, che tutti meglio conoscono come “il Perugino”, è già un’affermazione di importanza, ma per Perugia è molto di più che la via principale della città dedicata a uno dei figli di questa terra. Vannucci nacque a Città della Pieve, dall’altra parte del Trasimeno, si formò probabilmente nella bottega fiorentina del Verrocchio ed esercitò buona parte della sua attività nella città col cui nome passerà alla storia. Dalla bottega che gestiva, osservò l’arte europea, anche influenzandola, e muovendosi oggi per il “suo” corso, ascoltando le lingue dei turisti, continuano ad ascoltarsi arie internazionali, le stesse che animano le vetrine e i palazzi che vi si affacciano. 

Potremmo dire che, grazie alle scale della Rocca Paolina e al Minimetro, che immettono direttamente in centro, il corso sia contemporaneamente il cuore della città ma anche la sua porta. Chi si aspetta atmosfere solenni e orde di comitive incolonnate col naso all’insù ad ammirare i palazzi, dovrà ricredersi. Corso Vannucci non è il foro romano o la pisana Piazza dei Miracoli. Potremmo addirittura ipotizzare che esistano quattro diversi Corsi Vannucci. Al mattino sul presto è quello degli impiegati nei palazzi che vi si affacciano e che lo attraversano velocemente. I turisti ci arrivano sul tardi, pronti a infilarsi nel trecentesco Palazzo dei Priori che ospita la Galleria Nazionale Umbra e le mostre temporanee che contribuiscono a fare di Perugia una delle mete europee della cultura. Sul tardo pomeriggio, gli aperitivi ai tavolini colorano il selciato di cittadini e non. La sera, la scalinata sul fianco della cattedrale di San Lorenzo e la fronteggiante rampa a ventaglio sul portale gotico del Palazzo dei Priori diventano il salotto degli studenti. 

Le numerose facoltà e l’Università per Stranieri contribuiscono ad abbassare l’età media della popolazione di Perugia. Curioso respirare il clima tra il tempio di millenaria fondazione e la Fontana Maggiore, composta di cinquanta formelle in pietra di Assisi. Non esiste estate o inverno, la carenza degli spazi conviviali nelle case dei ragazzi li porta sulla piazza e crea un sottofondo che anima il centro fino a tarda notte. Se questo estremo del corso ha nel brusio dei gruppi e nella musica delle chitarre la sua colonna sonora, dalla parte opposta regna il silenzio della veduta sulle colline in direzione di Todi. 

Visto da chi cammina in direzione sud, Corso Vannucci ha addirittura il suo termine nel cielo. La balaustra diventa una cornice sul paesaggio collinare che ha fatto dell’Umbria un posto che inglesi e americani hanno eletto a seconda casa. C’è anche un briciolo di Hollywood, qui. Nella vicina Passignano, George Lucas ha ristrutturato il convento dei cappuccini facendone una residenza dove ospita spesso gli amici. Ecco così che può capitare di vedere passeggiare per Perugia Robert De Niro, Steven Spielberg, Francis Ford Coppola. Tutti innamorati del jazz, approdano nella regione per il festival, ma c’è da scommettere che la musica sia solo una scusa per godersi qualche giorno di buon cibo, ottimo vino e aria frizzante.

Non serve essere star per scoprire sapori e profumi del resto della città. Il consiglio è quello di imboccare i vicoli in discesa dal corso, tuffarsi in via dei Priori, passando sotto il palazzo, o verso via Rocchi, alle spalle della cattedrale: ci si imbatte così nelle trattorie che sono un invito a scoprire l’altra Umbria, quella che tra le mura etrusche e il Minimetro non è mai cambiata.

Rubrica: 
Ultima modifica 05/02/2016