Trafilerie San Paolo: imprenditori di razza

Trafilerie San Paolo: imprenditori di razza

Lo smartphone? Lo usa come un ragazzino, emoticon incluse: manda messaggi, ci spedisce relazioni, fa filmati… proprio ieri abbiamo avviato un nuovo macchinario e questo è il video dell’intera operazione”: i figli di Nazzareno Roda non nascondono una divertita ma profonda ammirazione nei confronti del padre. E ne hanno tutte le ragioni, dal momento che “il Rino”, presidente del Gruppo che fa capo alle Trafilerie San Paolo, alle soglie dei novant’anni di età ha ancora tutta l’energia, il carisma e la lucidità dell’imprenditore di razza. Ascoltarlo mentre racconta la sua storia è rivivere un percorso straordinario e al tempo stesso emblematico di una intera generazione: orfano della madre a 24 mesi, il padre al confino, Nazzareno Roda nei suoi primi 14 anni di vita viene cresciuto in sette case diverse, iniziando giovanissimo a lavorare. “All’inizio ho fatto anche il muratore e il contadino, e poi ho cominciato a farmi qualche piccola nozione come meccanico, occupandomi di stampi di precisione nell’industria vetraria di un parente”, ricorda Roda. Da qui, un’ascesa rapidissima – accompagnata da studi notturni per corrispondenza presso l’Istituto Tecnico Svizzero – sempre all’insegna del lavoro e della volontà di indipendenza (“io un padrone non lo volevo”) che porta Roda, a metà degli anni ’60, a incrociare i destini delle Trafilerie San Paolo. “L’azienda – racconta Roda – non è stata fondata da me, ma è nata nel 1966 dall’iniziativa di tre soci: il mio caro amico Albino Vanossi, Angelo Chiesa e Dino Citterio, che decisero di trafilare tubi in acciaio inossidabile. Dopo un paio di anni, però, l’azienda non decollava; io all’epoca collaboravo con un'altra struttura, le acciaierie e ferriere del Caleotto, che stavano lanciando un prodotto innovativo: lo stampaggio a freddo, cioè la deformazione plastica a freddo di prodotti per mezzi di collegamento, a partire da viti e bulloni. Una tecnologia su cui io, grazie anche a frequenti viaggi di lavoro in Germania, avevo acquisito una buona competenza; e, soprattutto, ne avevo intuito le grandi potenzialità, dal momento che i costi erano circa il 20% rispetto ai nostri metodi ‘tradizionali’. Da lì è partita la mia avventura in San Paolo: ho deciso subito di ampliare il raggio di azione, installando i forni di ricottura a pozzo. Portare in Italia la tecnica della deformazione plastica a freddo è stata di fatto un’innovazione profonda, che ha gradualmente trasformato i nostri clienti da tornitori (con scarti dell’ordine del 60% e una qualità non costante) a stampatori (con scarti praticamente pari a zero e una produzione perfettamente uguale). Inizialmente il lavoro si svolgeva in un capannone di 600 mq con un terreno di 1800; oggi la Trafilerie San Paolo ha 8000 metri coperti e un terreno di 21000 metri quadrati, e con una sessantina di milioni di euro di fatturato su un totale di circa 120 milioni (realizzato per l’80% dalle tre maggiori aziende del settore) rappresenta quasi la metà del mercato nazionale dello stampaggio a freddo”.
Lo sviluppo delle Trafilerie San Paolo non si è però limitato all’Italia; ricorda ancora Rino Roda: “Abbiamo continuato il nostro sviluppo nel corso degli anni, e dopo qualche tempo è arrivato il momento di inserirsi in nuovi e importanti mercati: nel 1989 abbiamo installato il primo forno a campana, in aggiunta ai forni a pozzo. Oggi in totale abbiamo a disposizione 14 forni, che nel 2017 hanno trattato termicamente circa 45.000 tonnellate di acciaio. Uno sviluppo internazionale in ambiti estremamente impegnativi, che ha portato con sé anche nuove esigenze in termini di certificazioni di qualità: nel 1990 l’azienda ha quindi ottenuto la certificazione ISO 9000, seguita nel 1991 dalla ISO 9002 e nel 2001 dalla ISO/TS 16949, specifica per il settore automotive. Un anno dopo, nel ’92, grazie a una geniale idea di mio figlio Tiberio, abbiamo installato le pelatrici da matassa a matassa: una soluzione non certo semplice dal punto di vista realizzativo, ma che dopo alcune fasi sperimentali ci ha fornito grandi soddisfazioni. Oggi siamo gli unici a offrire questo prodotto – di cui produciamo circa 35 tonnellate al giorno – destinato a un mercato estremamente sofisticato: settori come automotive, aerospace, oil marine, ma anche mollifici (e quindi acciai ad alta resistenza), che richiedono una qualità elevatissima e costante”.
Si arriva quindi agli anni più recenti: nel 2014 il socio di Roda decide di mettere in vendita la propria quota e così, d’accordo con la famiglia, viene definita l’acquisizione da parte dei Roda del 100% delle quote del gruppo di aziende che fanno parte della holding capitanata da Trafilerie San Paolo. “Ho deciso di rilevare tutte le quote per due motivi principali: perchè ho ancora voglia di fare, di lavorare, di impegnarmi; e perché ho visto nei miei figli una motivazione forte a continuare su questa strada”.
Il capitolo dei figli, e della famiglia in generale, è elemento fondamentale nella vita di Nazzareno Roda: “Io sostanzialmente sono nato senza una famiglia: e il mio primo obiettivo, il mio successo principale, ho sempre pensato fosse quello di crearmene una”. Obiettivo decisamente centrato: sette figli, tutti coinvolti nelle attività del Gruppo, e una moglie amatissima, scomparsa alcuni anni fa e profondamente rimpianta: “Una donna meravigliosa, che non ho mai voluto coinvolgere in azienda perché il mio desiderio – forse un po’ egoistico – era di avere qualcuno a casa che facesse da perno e da punto di riferimento per tutta la famiglia, che si occupasse dei figli: e di certo, con sette bambini, di lavoro ne ha avuto molto in ogni caso”.
Ma quali sono gli elementi che hanno determinato il costante successo economico dell’azienda nel corso degli anni? “Sicuramente la tecnologia è fondamentale, ma – accanto a quella – un asso nella manica è la nostra capacità di essere flessibili, vantaggio tanto più importante in questi tempi di globalizzazione, che offre molti vantaggi ma è anche causa di problemi, dal momento che i profitti si contraggono e rendono indispensabile una riduzione dei costi. I nostri clienti –spesso aziende di medio-piccola dimensione – ci richiedono grande elasticità nelle forniture, anche nell’arco di poche settimane: in questo modo possono ridurre il magazzino e liberare liquidità, appoggiandosi a noi per questo tipo di esigenza”. La capacità tecnica e di innovazione resta comunque il cavallo di battaglia e la caratteristica distintiva dell’intero Gruppo, strettamente legata alla competenza operativa di Rino Roda (“C’è ancora giù in reparto una macchina ideata da me quando studiavo all’istituto tecnico… perché se vedi concretamente come funzionano le cose, se ci lavori sopra… allora sei anche in grado di studiare degli strumenti adatti, che siano funzionali e sicuri al tempo stesso”); una capacità che ha portato alla creazione di alcune delle diverse società che compongono il Gruppo. Oltre alla capofila Trafilerie San Paolo, infatti, questo comprende altre due trafilerie – Gerosa e Meal – ciascuna con una diversa specializzazione, e una serie di aziende “a supporto” delle attività industriali: la Raptor per lo sviluppo di software applicativi, la Tramev e la EME per strumentazioni a servizio delle macchine principali destinate alla trafilatura (“così – spiega ancora Roda – anche nella manutenzione c’è la stessa mano di chi utilizza il macchinario principale; e in questo modo posso tenere all’interno la tecnologia che abbiamo sviluppato, e che preferisco rimanga di nostra competenza”). A queste si aggiunge Orbita, un “gioiellino” che è uno degli orgogli di Roda: “È una società nata nel 1962 per la produzione di catene per convogliatori aerei: una nicchia piccola, ma in cui siamo leader a livello europeo con prodotti di assoluta eccellenza. Lavoriamo per i maggiori produttori mondiali di impianti convogliatori, e le nostre catene sono sostanzialmente il ‘cuore’ dell’intero meccanismo. Il tutto è nato dal fatto che, osservando questi impianti, mi ero reso conto che le catene utilizzate erano estremamente pesanti, aggiungendo così un ulteriore aggravio all’intera struttura; grazie alla mia esperienza con gli acciai di altissima qualità mi sono quindi inventato una catena decisamente più leggera, abbinata a un nuovo cuscinetto (anch’esso di mia invenzione) a pieno riempimento di sfera, senza ghiera, così da resistere alle alte temperature. Non è stato facile combattere contro le ‘corazzate’ dei grandi produttori inglesi e statunitensi, ma alla fine abbiamo avuto la meglio e ora produciamo circa 70.000 metri all’anno di catena”.
In questo panorama di successi e di crescita, quali sono i prossimi progetti a cui la famiglia Roda sta lavorando? “Il 2017 è stato per noi un anno da record, con il miglior fatturato di sempre. Forse anche grazie al fatto che l’acciaio è un po’ come la farina: chi produce la utilizza sempre, qualunque sia l’elaborato finale; e di conseguenza, chi produce acciaio non fa grandi margini (in effetti, quello che noi produciamo viene ribaltato sul mercato con valori di miliardi), ma lavora in ogni caso. A questo punto però ci si è posta l’esigenza di razionalizzare le nostre sedi, che in questo momento sono suddivise in quattro località differenti; per di più la sede ‘storica’ delle Trafilerie San Paolo, attorno a cui negli anni si è sviluppato un fitto tessuto edilizio, risulta ormai difficoltosa in termini di accesso per i mezzi di trasporto. Il prossimo passo quindi sarà quello di darci una nuova forma, dando vita a TSP Group, e di raggruppare tutte le nostre attività in un unico immobile: quella già di proprietà della Konig, a Molteno, sulla superstrada Milano-Lecco. Un progetto complesso e importante che ci impegnerà moltissimo per i prossimi quattro anni, ma che ci permetterà di ottimizzare molte attività e di ridurre in misura significativa i nostri costi”. A ottantanove anni di età, dunque, Nazzareno Roda guarda al futuro con un entusiasmo e un’energia quasi sorprendenti. E la sua “ricetta” è – almeno apparentemente – semplice: “Mi sono divertito e continuo a divertirmi; e la mia grande, legatissima famiglia (che conta anche 15 nipoti e 2 pronipoti) mi regala la giusta motivazione per pensare al domani”.

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Ultima modifica 21/03/2018