Dalla bici al poliuretano

Olmo Group: un complesso aziendale solido e articolato, nato dall’iniziativa di un campione di sport e di imprenditoria

A voler andare con ordine, questa storia inizia negli anni ’20 del secolo scorso, quando uno sconosciuto ragazzino di Celle Ligure, in sella a una decrepita bicicletta, si divertiva a inseguire e a tenere validamente il passo dei grandi ciclisti professionisti che si allenavano lungo l’Aurelia. Un ragazzino tanto veloce, talentuoso e intraprendente da farsi ben presto notare dall’allenatore, che ne fece in breve un campione di livello mondiale.

Inizia così la straordinaria vicenda di Giuseppe Olmo, uno dei più noti ciclisti italiani in un periodo - quello degli anni ’30 - in cui nel nostro Paese questo sport godeva di una popolarità del tutto paragonabile a quella del calcio. Ma il giovane Giuseppe non era certo il tipo da accontentarsi o da sedersi sugli allori: nel 1939, già tre anni prima di abbandonare il ciclismo professionistico, “Gepìn” (questo il soprannome ricevuto dai suoi tifosi) aprì nel suo paese natale la fabbrica di biciclette Olmo Cicli.

“Arrivati verso la fine della guerra, però - racconta Luigi Olmo, nipote del fondatore e attuale amministratore delegato del Gruppo - c’era grandissima difficoltà a trovare pneumatici. Lo zio non si perse d’animo e decise quindi di produrseli da sé, e, nel 1944, acquistò un opificio per la produzione di articoli in gomma a Robbio Lomelli na (PV), la 'Toscana Gomma'. Raccoglieva materiale bellico in disuso per rivulcanizzarlo e rivitalizzarlo. In Pirelli, dove si era rivolto all’inizio, avevano riso dei suoi sforzi; ma pochi anni dopo, quando la produzione era arrivata a 8000 pezzi al giorno, si dovettero ricredere”.

Tempo dopo la fabbrica di pneumatici fu chiusa per l’impossibilità di reggere alla concorrenza del mercato asiatico, ma a quel punto il processo era avviato: l’entusiasmo, l’iniziativa e lo spirito imprenditoriale di Giuseppe Olmo si erano messi in moto, come pure il suo interesse nei  confronti del mondo delle materie plastiche.

Si arriva così al 1959, quando Gepìn intuisce le straordinarie potenzialità del poliuretano espanso, ottenendo dalla tedesca Bayer la licenza di produzione e iniziando a Milano questa attività. Gli spazi - circa 2000 metri quadrati - si rivelano ben prestotroppo angusti per le esigenze aziendali, e nel 1969 (“il numero 9 - ricorda il nipote - sembra essere una costante di tutta la vita dell’azienda”) viene acquistato il grande terreno di Comun Nuovo, in provincia di Bergamo, che è ancor oggi sede della Olmo Giuseppe spa e che mette a disposizione 300.000 metri quadrati, di cui 80.000 coperti.

Una scelta coraggiosa, un investimento che richiese ampio ricorso al credito: “Ha firmato tante di quelle cambiali - ride ancora Luigi Olmo - da farsi venire male al braccio”; ma l’intuito imprenditoriale di Giuseppe è anche in questo caso vincente, e anno dopo anno porta alla nascita di un Gruppo industriale che comprende, oltre alla capofila Olmo Giuseppe spa e alla già citata Toscana Gomma (attualmente specializzata nel settore automotive), anche le partecipate Norditalia Resine spa di Campodarsego (PD) e Sud Italia Poliuretani srl (Matera) per il settore comfort, arredamento e bedding, e Commer Tgs spa (Melfi), Acs spa (Cassino) e Gestind spa (Bruzolo - TO) per l’automotive.

“La produzione di poliuretano espanso flessibile - spiega Olmo, - può avvenire da stampo o da blocco, ed è quest’ultima a rappresentare la specializzazione della nostra struttura. La base di partenza è costituita da liquidi in condizione instabile, che si espandono per circa 30 volte il proprio volume sviluppando un grande calore interno nel corso del processo; vengono così realizzati blocchi della lunghezza di 60 metri, che vengono successivamente tagliati in blocchi di misura inferiore, oppure in rotoli o lastre, in differenti dimensioni e spessori a seconda del tipo
di utilizzo”. Il processo produttivo unisce all’elevatissimo grado di automatizzazione l’esperienza e la competenza di personale altamente qualificato, capace di interpretare perfettamente le esigenze di miscelazione e lavorazione, sensibili anche a variabili ambientali come temperatura e umidità. Il risultato è un perfetto sincronismo tra le fasi di formulazione, miscelazione e polimerizzazione, con un magazzino di prodotti finiti da 3.000 tonnellate che permette di consegnare just-in-time tutte le tipologie di prodotti e di comprimere blocchi e rotoli per la spedizione a grandi distanze, così da aumentare sempre più il raggio di azione.

Ma quali sono i mercati di sbocco di un prodotto come il poliuretano espanso flessibile? "Le applicazioni sono moltissime - racconta Filippo Olmo, figlio di Luigi ed esponente della terza generazione della famiglia - e noi, probabilmente, non le conosciamo neppure tutte; ma  fondamentalmente, le due grandi aree sono quelle dell’arredamento (con mobili imbottiti e materassi) e dell’automotive, in cui abbiamo come clienti alcuni dei principali leader del settore come FCA e Maserati”.

Anche per quanto riguarda le tematiche di sostenibilità ambientale, è Filippo Olmo che spiega: “Siamo molto sensibili a questo aspetto e costantemente impegnati in attività di controllo da questo punto di vista. Anche se, di fatto, la produzione in sé non rappresenta un’attività  particolarmente inquinante; il problema consiste piuttosto nello smaltimento del prodotto finito, una volta giunto al termine della sua vita utile. ‘Riciclare’ un divano o un materasso non è cosa semplice, si tratta di materiali composti e ci sono problemi anche dal punto di vista dell’igiene; e un processo di sanificazione rischia di essere altrettanto inquinante di uno smaltimento tradizionale. Si tratta insomma di tematiche complesse, che richiedono una specifica sensibilizzazione anche nei confronti dell’opinione pubblica: anche per questo è stata creata  l’AIPEF (Associazione Italiana di produttori di Poliuretano Espanso Flessibile), che raggruppa circa il 70% del mercato e che sta operando per trovare soluzioni efficaci e condivise”.

Un ruolo importante in azienda spetta anche all’innovazione, con lo sviluppo di nuovi prodotti che, da un lato, rispondono alle esigenze dei clienti e, dall’altro, propongono soluzioni originali derivanti dalla collaborazione con importanti laboratori di ricerca: l’ultimo esempio è legato al mondo del benessere. “Stiamo sviluppando - spiega ancora Filippo Olmo - in collaborazione con un’azienda croata un nuovo tipo di poliuretano addizionato con una miscela di cristalli in grado di emettere energia, secondo i principi della cristalloterapia. I materassi realizzati utilizzando il nuovo CrystalFoam sono stati sottoposti a test scientifici e hanno fornito risultati davvero sorprendenti: dormendo su questo materiale il battito cardiaco risulta rallentato, la pressione si normalizza, i campi magnetici vengono neutralizzati e, nel complesso, si gode di un maggiore relax e di un sonno più duraturo, rafforzando così le difese del fisico e migliorando il livello di salute generale”.

Se il poliuretano espanso flessibile rappresenta il “cuore” delle attività del Gruppo della famiglia Olmo, non bisogna però trascurare una serie di importanti attività di diversificazione: non soltanto nel campo della produzione di biciclette, con la “storica” azienda, tuttora basata a Celle  Ligure, ma anche in ambito turistico.

Un’attività che in montagna si sviluppa attraverso la ITB - Imprese Turistiche Barziesi, che gestisce il comprensorio comprendente i Piani di Bobbio, Artavaggio, i Piani d’Erna, Pian delle Betulle, Valtorta e Piazzatorre, tra la Valsassina e la Val Brembana (“Siamo soci di di questa struttura dal 1984 - racconta Luigi Olmo - e dopo un inizio difficoltoso, ora le cose stanno funzionando bene, sia per il buon meteo delle ultime annate, sia per la vicinanza da Milano e per il fatto che, ormai, siamo rimasti l’unico comprensorio sciistico presente nella zona”).

Panorami completamente diversi, invece, per la tenuta di Artimino, nel cuore della campagna toscana, sviluppata intorno alla splendida villa medicea “La Ferdinanda” costruita dal granduca Ferdinando I de’Medici nel 1596 e parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco; una location in cui vengono organizzati meeting, matrimoni ed eventi, a cui si aggiungono le camere e gli appartamenti dell’hotel Paggeria Medicea, il rinomato ristorante Biagio Pignatta e la produzione di vino e olio provenienti dai 732 ettari di compagna circostante. Un lavoro che ha richiesto e richiede tuttora un importante impegno: “L’abbiamo acquisita nel 1989 e abbiamo dovuto operare un’importante ristutturazione - racconta Luigi Olmo - E tuttora si tratta per noi un lavoro ‘nuovo’, sia per l’attività enologica che per quella turistica, e non facile da gestire”. Ma di certo la capacità, l’energia e lo spirito imprenditoriale non fanno difetto alla famiglia Olmo.

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Ultima modifica 13/02/2019