Dimensioni contenute, grandi risultati

Dal suo osservatorio privilegiato conosce meglio di altri lo stato di salute della banca perché è l'"uomo dei numeri”: Mauro Walter Colombo, 58 anni, di Bovisio Masciago, sposato e padre di due figli, dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e Vice Direttore Generale Vicario di Banco Desio. La banca privata che fa capo alle famiglie Gavazzi/ Lado ha chiuso il primo semestre 2018 con risultati di tutto rispetto.

Lei è l'"uomo dei numeri", essendo anche il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari e Direttore amministrativo del Gruppo. Qual è lo stato di salute del Banco Desio, secondo i numeri?

Assolutamente buono. L'ultima conferma, ma solo in ordine di tempo, è arrivata da Fitch: l'agenzia di rating ha confermato il nostro rating precedente esprimendo una valutazione stabile, premiando il lavoro fatto negli ultimi anni. Una conferma importante soprattutto alla luce del fatto  che alcuni nostri competitor hanno registraton una tendenza negativa. La stabilità per un'azienda creditizia è molto positiva. La stessa Banca d’Italia impone a Banco Desio requisiti patrimoniali aggiuntivi rispetto ai minimi regolamentari molto contenuti, a riprova di una realtà sana a  basso rischio.

Il comparto del credito italiano, però, è sempre stato ritenuto debole dal punto di vista patrimoniale, con grandi sofferenze, coefficienti poco adeguati e un indice di rischiosità alto rispetto ai competitor stranieri. Concorda?

Le sofferenze degli istituti di credito italiani esprimono la difficoltà del mercato italiano e se tutte le banche sono nelle stesse condizioni è una condizione di mercato. Ma c'è banca e banca, bisogna iniziare a fare un po' di distinzione... Il Desio è una banca di territorio, vicina alla clientela  e ha numeri di tutto rispetto; inoltre ha avuto la forza di anticipare importanti operazioni di cessione dei crediti deteriorati. E il mercato ci ha premiato.

Il tema dei crediti deteriorati è sempre all'ordine del giorno.

La Bce sta portando tutto il sistema creditizio europeo a essere più virtuoso, a ridurre i crediti deteriorati presenti nei bilanci in modo da permettere alle banche di continuare a erogare credito alle imprese e alle famiglie. Quest'anno abbiamo programmato cessioni per 1,1 miliardi di  crediti in sofferenza, già perfezionate per circa 1 miliardo mediante ricorso a garanzia statale. Questa è stata un'operazione particolarmente importante e apprezzata dal sistema, ma siamo riusciti a farla perché siamo una banca solida.

Durante la crisi economica Banco Desio, a differenza di tanti competitor, non ha mai chiuso un esercizio in perdita. Come è stato possibile?

Siamo una banca di territorio che ha sempre adottato una politica creditizia severa e valutato con molta attenzione la capacità di rimborso dei nostri clienti. Ecco perché non abbiamo mai registrato particolari sorprese e non siamo stati costretti a fare eccessive svalutazioni.

Insomma, il gruppo Banco Desio non è una banca grande (ha 265 filiali nelle quali operano 2.165 dipendenti) ma una grande banca. Una bella soddisfazione nei confronti di chi teorizzava che per restare sul mercato servissero dimensioni grandi...

Non sempre grande è bello; bisogna anche essere snelli, efficienti e contare su risorse umane valide. Come recita un nostro fortunato slogan "senza le persone saremmo solo una banca". I punti di forza del Desio sono la conoscenza del territorio, la capacità di stare vicini ai clienti e il valore dei nostri dipendenti. Grazie ai nostri collaboratori garantiamo un rapporto tradizionale con i clienti, attraverso strumenti in continua evoluzione.

Come sta reagendo la banca di fronte alla rivoluzione digitale?

La stiamo affrontando in modo rapido, con il desiderio di avere strumenti che ci permettano di rafforzare il legame con la clientela. Vogliamo raggiungere anche chi non ha una visione tradizionale della banca, a partire dai millennials. Strumenti nuovi, moderni, digitali, ma senza  trascurare la relazione con il cliente, anzi aumentando la relazione con il cliente.

Come?

La banca si evolve seguendo gli sviluppi che il mercato richiede, introducendo nuove tecnologie ed efficientando le filiali. Il Consiglio d'amministrazione poi ha recentemente deciso di sviluppare la rete dei consulenti finanziari.

Perché?

Il cliente viene sempre meno in filiale, il modo di interagire è in continua evoluzione. Ci sarà sempre una maggiore presenza di tecnologia e di bancomat intelligenti a integrare l'operatività manuale: l'area self oggi sta crescendo, tanto che molte delle nostre filiali già osservano la  chiusura pomeridiana. La banca poi è molto attenta sul fronte della formazione del personale e ora ha deciso di dotarsi di nuove e maggiori figure professionali dedicate alla consulenza a partire da quella finanziaria.

Inserirete anche nuovo personale?

Nell'arco dei prossimi tre anni inseriremo 100 nuovi consulenti finanziari. Il recruiting è iniziato da quasi due mesi. La persona è sempre al centro di tutti i nostri processi.

Banco Desio ha deciso di predisporre anche il Bilancio sociale. Perché?

È una novità del 2017. Ci siamo scoperti virtuosi perché alcune pratiche erano già nel nostro Dna, ma oggi vengono messe in atto in modo più organizzato e strutturato. Ad esempio, da tempo utilizziamo il teleriscaldamento per porre maggiore attenzione all'ambiente.

Che differenza c'è tra il bilancio finanziario e quello sociale?

Il finanziario riporta quello che ha fatto la banca nell'ultimo esercizio. Quello sociale evidenzia e rappresenta la strategia e i valori di sostenibilità.

Il prossimo anno Banco Desio festeggerà i suoi 110 anni. Ci può dare qualche anticipazione?

È sicuramente un traguardo molto importante a cui verrà data la giusta attenzione, ma è ancora prematuro fare anticipazioni. Però voglio fare un ringraziamento.

Prego...

Voglio ringraziare gli azionisti perché hanno sempre deciso di adottare un pay out molto basso per favorire la patrimonializzazione dell'istituto. Questo è un punto di forza del Desio ed è grazie a questa visione strategica e lungimirante che oggi la nostra è una banca forte e solida. E  per tutti noi dirigenti - ma parlo anche a nome di tutti i collaboratori - questo è un grande segnale e un grande stimolo a fare sempre meglio.

La crisi internazionale è alla spalle, l'economia cresce, anche se in Italia a ritmi decisamente inferiori rispetto agli altri Paesi europei. Qual è la sua visione?

Noi abbiamo la fortuna di operare prevalentemente in un territorio dove si coglie meglio la vitalità dell'economia del Belpaese. Osserviamo una significativa ripresa tra le imprese che lavorano con l'estero, indipendentemente dal settore di appartenenza, mentre quelle che operano solo sul mercato italiano fanno più fatica. La manifattura brianzola e lombarda è sana, ha saputo investire e internazionalizzarsi.

Rubrica: 
Autore: 
Ultima modifica 13/02/2019