Bevagna

Bevagna

Dove rivive il Medioevo

˝Bevagnizzazione, s. f. Il proporre come modello lo stile di vita elegante e al tempo stesso genuino, armonioso e sereno degli abitanti del comune umbro di Bevagna”. Questa la definizione fornita dal dizionario Treccani, che ufficializza un neologismo inventato nel 2004 dal sociologo e presidente del Censis Giuseppe De Rita. Un termine che ha regalato ulteriore notorietà al piccolo centro della provincia di Perugia, divenuto così involontariamente, anche da un punto di vista linguistico, un vero e proprio simbolo del vivere tranquillo, luogo ideale della semplicità della vita.

Una fama senza dubbio più che meritata; la bellezza e il fascino di questo borgo hanno radici antiche e una visita a Bevagna significa immergersi in un’atmosfera di altri tempi, con suggestioni medievali ancora presenti e vivissime. Non a caso, Bevagna è stata lo scenario perfetto di importanti film di ambientazione storica, a cominciare dal celeberrimo “Fratello sole, sorella luna” girato nel 1972 da Franco Zeffirelli, fino alla recente serie televisiva “Il nome della rosa” diretta da Giacomo Battiato, tratta dal romanzo di Umberto Eco e ambientata nel 1327.

Le origini di Bevagna risalgono a vari secoli prima della nascita di Cristo: capitale politica e religiosa del popolo degli Umbri, quella che era chiamata all’epoca Mevania si trovava al centro di un “sistema” di vie d’acqua e di terra, tra santuari grandi e piccoli, che ne facevano il perno anche commerciale di una vasta area circostante. Intorno al 220 a. C., la città entra in diretta comunicazione con Roma con l’apertura della via consolare Flaminia, (l’attuale corso Amendola-Matteotti), che ne costituisce il decumano maximo. Il cosiddetto ”Trivio”, punto d’incontro tra il decumano e il cardo maximo (attuale direttrice via Crescimbeni-via S. Margherita) individua il foro della città romana, che dal 90 a.C. diviene municipium, ascritta alla tribù Aemilia.

Dal III sec. d.C. inizia un lungo periodo di decadenza. Entrata nell’orbita del Ducato Longobardo di Spoleto, dopo la conquista franca la città è dal 1187 libero Comune governato dai Consoli, e risente delle lotte tra Papato e Impero. Nel 1371 ha inizio la Signoria dei Trinci, che la governeranno fino al 1439. Dal 1554 al 1860 la città passa definitivamente sotto il dominio della Chiesa di Roma, e gli interventi di edilizia privata del XVII e XVIII secolo danno al borgo l’aspetto odierno. Nel 1825 Bevagna riceve da Leone XII il titolo di città; poco dopo, nel 1832, viene danneggiata da un forte terremoto.

Si arriva così, dopo quasi due secoli di sostanziale stagnazione, ai giorni nostri: quando la città scopre una profonda vocazione turistica basata su una serie di indiscutibili e irripetibili elementi: l’atmosfera medievale pressoché intatta; l’eccellenza dell’offerta enogastronomica; il ricco contesto naturale e culturale in cui si trova immersa.
Uno sviluppo basato, oltre che sulla valorizzazione di palazzi e monumenti storici del borgo (a partire dalle bellissime mura medievali che circondano la città, scandite da torri), soprattutto sulla creazione di eventi capaci di mettere in luce le tradizioni, le radici storiche e le peculiarità di questo luogo: un’approccio che trova la sua massima espressione nel Mercato delle Gaite, di cui si è celebrata proprio quest’anno la trentesima edizione.
È nel 1979, infatti, che si svolge per la prima volta a Bevagna la “Sagra della Porchetta”: una festa popolare come tante, che, all’epoca, non lasciava presagire lo sviluppo e il prestigio che la manifestazione era destinata ad assumere con il trascorrere del tempo. Un percorso che ha portato oggi la manifestazione - trasformatasi nel 1984 in “Mercato delle Gaite” - a qualificarsi come la rievocazione storica che ricrea nel modo più preciso e scrupoloso una serie di spaccati di vita quotidiana tra il 1250 e il 1350, collaborando con storici e ricercatori, ricevendo numerosi riconoscimenti dal mondo accademico per l’accuratezza delle ricostruzioni e ponendosi come punto di riferimento (come citato anche dall’autorevole Festival del Medioevo di Gubbio) per analoghe manifestazioni in altre parti d’Italia. “Lo scorso anno - racconta Claudio Cecconi, Podestà dell’Associazione Mercato delle Gaite - il nostro progetto si è classificato al 25 posto su 170 nella graduatoria del MiBAC (il Ministero per i Beni e le Attività Culturali): un risultato che ci fa molto onore, soprattutto considerato quanto Bevagna è una piccolissima realtà rispetto al territorio nazionale”.
Ma come si è arrivati a questa riproduzione pressoché perfetta della vita quotidiana di un passato così lontano? “Il lavoro di ricostruzione - spiega ancora Cecconi - è stato svolto partendo dall’antico Statuto Comunale, datato 1500 ma composto in epoca precedente: a tal scopo, fin dal 1983, un gruppo di studiosi esamina accuratamente questo documento, da cui sono tratte le informazioni necessarie alla ricostruzione storica della vita politica, amministrativa, economica e sociale. Da qui è partito un complesso di attività sviluppate interamente al nostro interno: inclusi, tra l’altro, la sartoria per la realizzazione dei costumi e il gruppo di musici, nato una ventina di anni fa e cresciuto al nostro interno sia per quanto riguarda gli strumenti che per il repertorio e l’esecuzione”.
La rievocazione si svolge ogni anno nell’ultima decade di giugno e vive il suo momento più significativo nei giorni del Mercato, che si sviluppa all’interno delle quattro “Gaite”; termine, quest’ultimo,  che indica i quattro quartieri in cui - secondo i documenti storici - era suddiviso in epoca medievale il territorio di Bevagna e su cui era basata l’organizzazione amministrativa della città: San Giorgio, San Giovanni, Santa Maria e San Pietro. Durante queste giornate è quindi possibile compiere uno straordinario tuffo in un remoto passato: le antiche botteghe dei mestieri medievali riaprono i loro battenti e riprendono le attività; le strade si popolano di cittadini che in abiti d’epoca vivono la quotidianità dei loro avi mangiando, lavorando, giocando proprio come loro. Durante i giorni della manifestazione, ogni Gaita rivaleggia con le altre partecipando a quattro gare: Gara dei Mestieri, Gara Gastronomica, Gara del Mercato e Gara di tiro con l’arco. Con un complesso sistema a punti, assegnati da studiosi ed esperti nei diversi campi chiamati a giudicare l’attinenza storica delle ricostruzioni, l’ultimo giorno della manifestazione si decreta il vincitore, che riceve in dono il Palio della Vittoria. “La competizione - racconta Cecconi - è acerrima; i rappresentanti delle diverse Gaite partecipano con passione e, alle volte, nascono accese discussioni e contese che vengono gestite da esperti di diritto medievale. Anche questo aspetto, del resto, è un nostro orgoglio e al tempo stesso uno dei motivi del successo della manifestazione: il profondo e sincero coinvolgimento di tutti gli abitanti, inclusi i più giovani che svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere viva questa tradizione. Ogni anno partecipano oltre 200 figuranti, tutti volontari: e ai bevanati si aggiungono una quantità di turisti innamorati della nostra manifestazione, che tornano anno dopo anno un po’ da tutto il mondo, per il piacere di prenderne parte”.
Nato per passione e per amore nei confronti della propria storia e delle proprie radici, il Mercato delle Gaite si è in effetti rivelato uno straordinario stimolo allo sviluppo turistico della località, che ha il suo picco nelle giornate della festa, ma si estende anche in altri periodi dell’anno: “Solo vent’anni fa - ricorda Cecconi - nell’intera Bevagna erano disponibili non più di 80/90 posti letto, con due o tre piccole attività di ristorazione; ora il paese offre circa 1100 posti letto e 36 esercizi di ristorazione (ristoranti, pizzerie, bar, enoteche), cui si aggiungono 13 cantine enologiche. Nel 2018, il numero di clienti italiani e stranieri ospitati nelle strutture ricettive del territorio comunale è stato di quasi 16.000, per un totale di 48.000 notti trascorse a Bevagna”.
Dal medioevo, insomma, arriva una preziosa eredità: quella di una straordinaria rievocazione storica, che è stata capace di trasformare una sonnacchiosa cittadina di provincia in un centro di attrazione per turisti, appassionati e studiosi provenienti da tutto il mondo.
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Ultima modifica 04/11/2019