Un riparo per le difficoltà della vita

Un riparo per le difficoltà della vita

L'Associazione La Tenda odv sostiene madri in difficoltà e promuove il progetto Gli Sgusciati, dedicato ai ragazzi autistici

Cinzia è una giovane mamma, moglie esemplare e operosa infermiera. È il 2000 quando un brutto male, di quelli che non perdonano, se la porta via, a 32 anni. Lascia un vuoto, non solo nella propria famiglia, ma anche nella comunità parrocchiale dove era impegnata, a San Carlo di Novate Milanese, alle porte della metropoli meneghina. Altre giovani famiglie non si accontentano però di una dolorosa scrollata di spalle; non sembra loro possibile che possa finire tutto così, si confrontano e decidono che occorre fare qualcosa per ricordarla. Qualcosa di concreto, di tangibile: non bastano le parole, le riflessioni, il ritrovarsi. Servono fatti. Nasce così l’Associazione La Tenda onlus (oggi trasformata in odv, organizzazione di volontariato, a seguito di recenti adeguamenti normativi): “La vicenda di Cinzia – dice Cristina Iannantuoni, presidente dell’associazione – ci ha indicato il come e il dove del nostro impegno. Abbiamo capito che l’ambiente che dovevamo privilegiare era quello che meglio conoscevamo, ovvero la famiglia, dove la relazione tra genitori e figli si gioca a tempo pieno e per tutta la vita”.
È così che oggi, a distanza di quasi vent’anni, nel centro cittadino di Novate Milanese, tra vecchie corti e moderni condominii, questo sodalizio sviluppa il proprio prezioso impegno.
Casa Cinzia è la prima creatura dell’associazione: è una casa di accoglienza che offre ospitalità e aiuto temporaneo a donne sole e a madri in difficoltà, cercando di sostenere il loro percorso verso l’autosufficienza.
Accanto a questa realtà è nato successivamente il progetto Gli Sgusciati, pensato per i genitori e i ragazzi con sindrome dello spettro autistico, che trovano ne La Tenda un ambiente accogliente e strutturato per le loro necessità.
“Apparentemente si tratta di due problematiche sociali distanti tra loro: cosa c’entrano madri sole e in difficoltà con ragazzi autistici? – afferma la presidente - Ecco invece il significato della stessa denominazione del nostro sodalizio, che rimanda al senso di accoglienza, al ‘fare posto’ perché l’altro possa trovare un luogo dove sentirsi accolto e sostenuto nel valorizzare competenze e capacità e nel migliorare gradualmente la qualità della propria vita”.
Oggi Casa Cinzia è gestita in associazione temporanea di scopo con la Cooperativa La Grande Casa di Sesto San Giovanni. Continua Iannantuoni: “All’inizio abbiamo gestito il progetto in autonomia, diventando un punto di riferimento del Centro Aiuto alla Vita dell’Ospedale Mangiagalli di Milano. Poi abbiamo pensato che fosse necessario un salto di qualità. Abbiamo deciso di modificare la tipologia di accoglienza trasformando Casa Cinzia da comunità educativa a casa di avviamento all’autonomia, legandoci a La Grande Casa, società cooperativa sociale onlus che si occupa di minori vulnerabili e di famiglie in difficoltà in diversi territori delle Province di Milano, Como, Lecco, Monza e Varese”.
Nell’appartamento di Novate Milanese, in una corte che richiama le vecchie case di ringhiera, vengono ospitate tre mamme con i rispettivi bambini: “In questi anni abbiamo ospitato tanti casi drammatici – dice la segretaria dell’associazione, Ivana Eusebio - ma abbiamo condiviso anche tante storie di riscatto”. Come quella di Adriana, dalla Romania, ingegnere nel proprio Paese, ospite per due anni di Casa Cinzia, ora con un proprio lavoro e una serenità ritrovata. Oppure come la vicenda umana di Patricia, dall’Ecuador: “È arrivata da noi con una bimba piccola. Avendo un’esperienza come sarta, ha trovato lavoro in un atelier milanese, ha lasciato la comunità, si è sposata e ha avuto un’altra bimba. Per noi è vera gioia vedere sul volto di queste donne una rinascita, una nuova autentica vita”.
Certo, non mancano le situazioni dolorose, difficili, ma i tanti volontari dell’associazione sanno che non si tratta comunque di un servizio vano. Si semina amore. Proprio come accade anche nell’altro delicato progetto, denominato Gli Sgusciati.
“Mio figlio, che oggi ha 23 anni, è un ragazzo autistico – svela la presidente Iannantuoni –. Anche dall’esperienza diretta mia e di mio marito nasce questo impegno, che, come dice la stessa denominazione, ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi colpiti da questa sindrome a uscire dal proprio guscio”. Non a caso il logo del progetto è rappresentato da una simpatica e colorata tartaruga, che spinge il proprio muso sorridente verso l’esterno.
I dati sulla diffusione di questo disturbo stanno assumendo grande rilevanza: se nel dopoguerra si registrava un caso di autismo ogni 70 mila nati, oggi gli esperti calcolano che l’incidenza sia di 1 ogni 70. C’è chi parla addirittura di una vera e propria epidemia di autismo, che si caratterizza con la compromissione del linguaggio, difficoltà di relazione e stereotipie.
“Ci siamo accorti che non eravamo la sola famiglia a dover affrontare questa sfida. Con mio marito abbiamo coinvolto altre coppie. Ci siamo detti: facciamo qualcosa noi, attraverso l’associazione La Tenda, che già era attiva con Casa Cinzia. Siamo partiti, prima con un’educatrice, poi con altri volontari, seguendo tre ragazzi autistici. Ci siamo resi conto che il bisogno era forte, che altre famiglie venivano coinvolte. Abbiamo trovato nuovi spazi, anche grazie all’amministrazione comunale”.
Cresce così un’attività che oggi assiste dodici utenti dai 9 ai 26 anni, cinque dei quali (i più grandi) con un progetto semiresidenziale: “Ma ci sono almeno altre quaranta situazioni che conosciamo e che ci sono state segnalate sul territorio, dove spesso sono pochi i servizi dedicati a questa specifica disabilità”.
È un lavoro che richiede competenza ed è anche per questo che in questi anni è nata una collaborazione con la Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, che vanta un’équipe specializzata, guidata dal Professor Lucio Moderato, psicologo e psicoterapeuta, professore di Psicologia della disabilità presso l’Università Cattolica di Milano. È lui in prima persona che supporta scientificamente il progetto e lo supervisiona.
Le attività si svolgono negli appartamenti, dati in locazione dal Comune di Novate Milanese, nel centro cittadino. È un progetto ambizioso e complesso che intende offrire ai ragazzi la concreta possibilità di vivere delle esperienze di vita in comune, con laboratori pomeridiani, attività organizzate per i fine settimana e uscite sul territorio: “I ragazzi vanno ad esempio al supermercato e imparano a muoversi e a fare acquisti – racconta un’educatrice -. Due di loro hanno l’impegno di portare la spesa a un’anziana, che ogni volta li aspetta come fossero figli suoi. Facciamo attività in città, puliamo qualche spazio verde; poi ci sono i laboratori in sede, attraverso i quali i ragazzi acquistano autonomia e manualità”.
L’obiettivo che si intende perseguire è il recupero e lo sviluppo di abilità pratiche e cognitive che permettano al soggetto di diventare progressivamente più consapevole e autonomo: “C’è una frase – ricorda con occhi lucidi Cristina Iannantuoni - che il Professor Moderato mi ha detto un giorno: i vostri figli autistici possono fare tutto, ma se non sono autonomi quando vanno in bagno avete fallito! Come dire che dobbiamo puntare alle cose semplici, pratiche, lavorando con immagini dirette, con poche chiare parole. Così è bello scoprire che i ragazzi crescono, guadagnano autonomia. E le famiglie gioiscono quando scoprono che loro figlio ha imparato a tagliare una zucchina o a fare lavoretti”.
La Tenda non è il paradiso terrestre, ma c’è un metodo e lo si persegue con tenacia e professionalità, dando anche alle famiglie la possibilità di avere momenti di incontro per confrontarsi sull’esperienza genitoriale e costruire una rete di supporto reciproco.
“Il sogno in grande – aggiunge Iannantuoni - è quello di sviluppare, nel tempo, l’attuale proposta perché diventi una realtà diurna, che accolga i ragazzi con autismo (terminato l’assolvimento scolastico) per tutto il giorno e diventi quindi un punto di riferimento fondamentale per la loro vita adulta. Ma servono risorse, perché nulla si può improvvisare”.
Il problema forse più grave per la stragrande maggioranza degli interessati da tale disturbo consiste infatti nel fatto che più dell’80 per cento di loro non raggiunge mai un grado di autonomia e capacità socio-relazionale e dunque avrà per sempre bisogno di un contesto di vita protetto e facilitato. Proprio per questo La Tenda è in prima fila per fare rete, per trovare sinergie con altre realtà impegnate a sostegno della disabilità, che deve diventare risorsa e non un peso per la società.
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Ultima modifica 04/11/2019