Intervista ad ANDREA CROVETTO Presidente di ItaliaFintech

Corvetto

Andrea Crovetto è il CEO e fondatore di EPIC SIM, società di intermediazione mobiliare, e il Presidente di ItaliaFintech, l’associazione che riunisce le più innovative realtà del fintech nazionali e internazionali operanti in Italia. ItaliaFintech nasce nel 2018  con lo scopo di promuovere la conoscenza e l’adozione delle soluzioni fintech da parte di consumatori, famiglie e imprese. Nel 2020 è stata tra i co-fondatori dell’associazione europea per il fintech EDFA (European Digital Finance Alliance).

Quali sono le novità introdotte dalla rivoluzione dei servizi finanziari targata Fintech?

La novità più tangibile è che il Fintech, come tutto l’e-commerce, dà la possibilità al cliente di accedere al prodotto e valutarlo accorciando la catena di intermediazione. È un modello che si regge sul rapporto diretto fra prodotto e cliente. Si unisce bene alla capacità della banca di fornire consulenza, in quanto le persone che lavorano in banca restano i fiduciari del cliente, ma attraverso le soluzioni Fintech possono offrire maggiore velocità e migliori condizioni alla clientela. Il Fintech è quindi per la banca un importante strumento per affrontare la trasformazione digitale, servendo le famiglie, le piccole imprese, dalle partite IVA fino a quelle che vengono chiamate PMI.

Il Fintech è necessariamente in concorrenza con le banche?

Assolutamente no, è stato romanzato ampiamente un antagonismo, ma i fatti dimostrano il contrario: ci sono innumerevoli esempi di collaborazione tra soggetti Fintech specialistici e banche universali, con aumento della sicurezza, della velocità delle operazioni e della diminuzione dei costi fissi, abilitate dalla tecnologia Fintech. Ritengo che la banca debba centrare l’offerta sul cliente piuttosto che sul prodotto. Inoltre, le banche hanno il vantaggio di avere una grossa base di clienti su cui lavorare, garantita dal rapporto fiduciario che hanno maturato nel corso degli anni.

Quanto sono diffuse le tecnologie Fintech in Italia?

Nell’ultimo anno è aumentata la conoscenza del Fintech, e la crisi originata dalla pandemia Covid ne ha sicuramente ha accelerato lo sviluppo, come per tutti i servizi “da remoto”. I più noti sono i servizi legati a pagamenti attraverso app, perché riguardano le famiglie, e sono apprezzati in particolare dai giovani. Alcuni esempi sono Satispay e Credimi, che offrono prodotti per i consumatori. Nelle imprese si sta affermando la conoscenza del Fintech per i servizi finanziari. La diffusione in Italia è superiore a quella registrata in molti Paesi europei, seppur inferiore a quella nel Regno Unito, e prevedo un notevole potenziale di sviluppo nel prossimo futuro.

Come queste tecnologie possono servire agli istituti di credito?

Permettono alle banche di ampliare la gamma di servizi, mettere in campo servizi di eccellenza senza sobbarcarsi investimenti fissi e rischi di sviluppo di tantissime applicazioni. Le banche avranno sempre più bisogno di tecnologia digitale. L’innovazione deve diventarne una componente stabile, dobbiamo sforzarci di vedere il cambiamento come un fattore positivo.

Qualche esempio?

La banca con il Fintech può accelerare la promessa di servizio in specifiche prestazioni come, ad esempio, per gestire il proprio budget familiare, il risparmio, nel lending, nei pagamenti, nei finanziamenti personali, nel credito al consumo e nelle diverse attività di borsa.

Il Fintech può agevolare le banche nel finanziamento alle PMI?

In questa direzione intravedo essenzialmente due benefici: per prima cosa la velocità di risposta e in secondo luogo le PMI possono presentare i loro nuovi progetti da finanziare e quindi accedere a molti possibili finanziatori attraverso marketplace digitali, così da trarre vantaggio da una maggiore competizione e dunque migliori condizioni per le aziende. Questo favorisce il rilancio e la crescita, offrendo percorsi privilegiati e veloci.

Come cambia il ruolo del personale delle filiali bancarie?

Certamente cambia, perché sarà sempre più fondato su rapporti di fiducia e consulenza con la necessità di una maggiore professionalità, e sempre meno sull’esecuzione di transazioni dove la tecnologia, attraverso l’automazione, riesce a offrire un servizio superiore.

Che cos’è l’Open Banking?

La capacità di interagire con molti soggetti diversi. Da una parte può destare preoccupazione, perché per certi aspetti riduce il ruolo di un referente vigilato nei rischi della custodia dei dati finanziari che storicamente era la banca. I dati sono personali e non della banca, quindi se si chiede un finanziamento a una finanziaria Fintech, questo espone a un tema rilevante di sicurezza e sorveglianza dei dati, garantite dalla qualità della tecnologia. Questo è un tema che riguarda non tanto Fintech e banche, ma piuttosto le autorità e le banche.

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Ultima modifica 19/11/2020