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Più biglietti venduti e maggiori incassi. Per l’edizione numero 67 del Festival dei Due Mondi un successo senza precedenti

Nessun dubbio: l’energia del Festival dei Due Mondi di Spoleto, ideato nel 1958 da Gian Carlo Menotti e giunto quest’anno alla sua 67esima edizione, ha conquistato più che mai il pubblico nelle tre settimane, tra fine giugno e metà luglio, in cui la cittadina umbra diventa capitale mondiale della cultura e palcoscenico dello spettacolo dal vivo (opera, musica, danza e teatro). Il 2024, questa la novità, ha battuto ogni precedente record. Tradotto in cifre, parliamo di trentamila biglietti emessi (+20% rispetto al 2023), 753mila euro di incassi (+18%). Dal Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti al Teatro Melisso Spazio Carla Fendi, da San Simone a Sant’Agata, il Festival ha aperto le porte di 27 sedi, ospitando una media di oltre cinque spettacoli al giorno per 17 giorni di programmazione. Come da tradizione, anche quest’anno Banco di Desio è partner e sponsor della rassegna, un legame ormai consolidato che rappresenta un’occasione significativa per esprimere vicinanza ad un evento di forte impatto culturale.

Coinvolti, oltre al pubblico (80mila presenze stimate), artisti (752 di 51 compagnie, 24 straniere e 28 italiane) organizzatori e osservatori internazionali. Il segreto del successo del Due Mondi è di essere un evento programmato per parlare a tutti e in grado di soddisfare i gusti più ampi, dal pop alle sperimentazioni più ardite, sempre all’insegna della qualità e offrendo un quadro vivo della creatività contemporanea. E il sold out non poteva mancare per il concerto serale di chiusura in piazza Duomo il 14 luglio. 2.500 spettatori, il massimo della capienza, hanno assistito al concerto diretto dalla canadese Barbara Hannigan, soprano tra i più richiesti al mondo e da una decina di anni direttore d’orchestra. Prima di lei, lunghe code per assistere alle performance di Alessandro Baricco e Stefano Mancuso, intellettuali nostrani che non necessitano di presentazioni. Ma, inutile negarlo, a polarizzare stavolta l’attenzione della gente è stata la presenza a Spoleto di Isabelle Adjani e Carla Bruni.

La prima, l’eroina romantica e tormentata di tanti film di successo, musa di Truffaut e di Godard, ha letto frammenti tratti dai libri di Marguerite Duras, Françoise Sagan, Stephanie Laurens e Cynthia Fleury, scrittrici che conosce e che ama. La Bruni, top model degli anni ‘90 dalla bellezza algida e inossidabile, moglie dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, definita dal Guardian “la first lady del jazz-pop”, ha presentato, chitarra alla mano, una sua personale compilation di canzoni, in tutto una quindicina di brani. Strano ma vero in vita sua a Spoleto non c’era mai stata («Davvero – dice –. Però i miei genitori ci venivano ogni anno e io ne sento parlare da quand’ero grande così»).

Il bilancio finale lo lasciamo fare a Monique Veaute, direttrice artistica del Festival dal 2020: «Non c’è gioia più grande di vedere una città traboccante di suoni, colori, persone. Gli artisti e il pubblico, i teatri e le piazze, la calda pietra e il dolce vento. Spoleto e il Festival dei Due Mondi sono uno scrigno di bellezza. Ho visto teatri gremiti, scroscianti di applausi, sguardi felici. Sono sicura che i momenti più belli rimarranno negli occhi di tanti. Cos’altro devo dire? Arrivederci al 2025».