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Finanziare la migliore ricerca indipendente e promuovere la cultura della salute. Questa la mission di Fondazione AIRC, l’eccellenza italiana che dice no ai tumori

Non bussa alla porta. Non chiede permesso. Arriva e basta. Qui, lì, là. A me, a te, a quell’altro. Insomma, male nostrum. Non se ne sta con le mani in mano. Un tarlo feroce e vorace, sfaccettato e poliedrico (ne esistono 200 varietà), rizomatico, che rosicchia corpi e coscienze con tempistiche e modalità tutte sue, perlopiù imprevedibili. Nessuno, all’insegna dell’uguaglianza, può essere sicuro al cento per cento di farla franca e di starne alla larga. Magari prima, magari poi, e, certo, magari, a Dio piacendo, mai. Le statistiche però sono impietose: nel corso della vita il problema riguarderebbe, in Italia, un uomo su due e una donna su tre.

Il cancro non è come la sfiga di Freak Antoni, che ci vede benissimo. Colpisce a caso, alla cieca.

E il più delle volte colpisce duro. Spesso, purtroppo, con sentenze che non vanno in appello. Un’emergenza sociale, è stato detto. Con costi di gran lunga superiori a quelli di una manovra finanziaria. C’è chi come Umberto Veronesi lo ha definito un male inspiegabile, più inspiegabile della guerra. E in gran parte, ancora oggi, resta tale. Il che non vuol dire che si debba alzare bandiera bianca e fare i fatalisti.

Tutt’altro. In fin dei conti è conoscendolo meglio che si può cercare di evitarlo. O quanto meno di tenerlo a bada, sottometterlo, circoscriverlo, addomesticarlo.

Fondazione AIRC - costituita nel 1965 come Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro - nasce, vive e lotta con questo obiettivo: sconfiggere la malattia delle malattie. Per offrire a tutti terapie sempre più mirate ed efficaci e per contribuire a migliorare la qualità della vita di tutti.

E lo fa da quasi sessant’anni. In che modo, ce lo spiega la Presidente del Comitato Lombardia e Vicepresidente vicario Esmeralda Rettagliata. [Presidente nazionale di AIRC è Andrea Sironi, Presidente di Assicurazioni Generali e dell’Università Bocconi ]

Presidente, cosa rende AIRC una fondazione unica nel suo genere?

Inizierei col dire che uno dei segni di distinzione, in un panorama piuttosto affollato, è quello di essere a monte di tutte le altre realtà. Siamo il primo polo privato (senza fini di lucro) di finanziamento della ricerca oncologica indipendente nel nostro Paese. Una locomotiva, per usare una metafora. Ci impegniamo, da sempre, per rendere il cancro sempre più curabile, finanziando la ricerca, sostenendo i giovani talenti e investendo in tecnologie d’avanguardia. La selezione dei progetti più promettenti e innovativi viene svolta con meccanismi in grado di garantirne il buon esito. Il Comitato tecnico scientifico (CTS) e i revisori internazionali valutano le proposte in base al principio di peer review, ovvero di revisione tra pari per evitare conflitti di interesse. In base alla graduatoria si passa poi all’assegnazione finale. Detto così sembra tutto abbastanza semplice, ma si tratta di una procedura estremamente articolata che coinvolge 500 esperti per un iter di nove mesi. Viene garantita una graduatoria di merito rigorosa, imparziale e trasparente. Gli effetti sono tangibili: i nostri ricercatori sono tra i più citati nelle riviste scientifiche. Nei decenni abbiamo destinato alla comunità scientifica oltre 2,3 miliardi di euro, supportando attivamente, tra l’altro, le migliori realtà ospedaliere e centri specialistici presenti sul territorio nazionale, come, per restare in Lombardia, Ieo, Istituto Nazionale dei Tumori, San Raffaele, Humanitas, San Gerardo di Monza . Tutto questo sempre all’insegna della trasparenza e dell’efficienza. Basti pensare che su 1 euro raccolto da AIRC ben l’85% viene investito nella ricerca e nella divulgazione mentre il restante 15% va a coprire le spese di gestione. Difficile trovare in Europa esempi più virtuosi.

Sessant’anni di vita non sono pochi. Chi, come e perché ha dato vita a AIRC?

Tutto inizia per volontà di Umberto Veronesi e Giuseppe della Porta, allora, nel 1965, ricercatori dell’Istituto dei tumori di Milano, e col sostegno di alcuni imprenditori illuminati, tra cui Aldo Borletti, Luciano Lanfranconi, Camilla Ciceri Falck, Silvio Tronchetti Provera, Anna Bonomi Bolchini, Italo Monzino, insomma la crema della società civile meneghina di allora. Per la verità si chiamava AIPCR, Associazione italiana per la promozione delle ricerche sul cancro. Dal 1976 diventa AIRC. Per l’epoca, davvero qualcosa di innovativo, imperniato su un nuovo modo di fare ricerca per contrastare quello che veniva chiamato, pudicamente, “male innominabile” o “brutto male”. Il modello sono gli USA, dove i fondi necessari vengono raccolti chiedendo una mano ai cittadini. Nel giro di un paio di lustri arriveranno risultati che pongono l’Italia all’avanguardia: dalla sperimentazione clinica di Gianni Bonadonna sulla chemioterapia, alle operazioni chirurgiche a invasività ridotta ideate da Veronesi, tanto per fare due esempi. Poi, a partire dagli anni ’80, ecco partire le grandi campagne pubbliche di sensibilizzazione e di raccolta fondi: l’Azalea della Ricerca, le Arance della Salute, i Cioccolatini della Ricerca. Azalee, arance e cioccolatini, col passar del tempo, hanno conquistato il cuore della gente e sono diventati il simbolo della volontà comune di rendere il cancro un nemico battibile. Nel 1998 abbiamo creato IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare di Fondazione AIRC, centro di eccellenza a livello europeo per l’applicazione delle tecnologie postgenomiche all’oncologia, all’insegna del fighting cancer through research, ovvero combattere il cancro attraverso la ricerca.

Di acqua ne è passata sotto i ponti. Facciamo il punto sull’oggi.

Anno dopo anno la crescita di AIRC è stata costante. Dalla fase pioneristica si è pian piano strutturata come un’azienda, seppure molto speciale: oggi può contare su una immensa comunità fatta di 163 persone al lavoro nella sede di Milano e negli uffici territoriali, 20.000 volontari (tra i quali anche il Presidente Sironi, me stessa e i Presidenti dei Comitati), 17 uffici regionali, 4 milioni e mezzo di sostenitori. Nel 1966, a un anno dalla fondazione, erano 568. Vediamo nel dettaglio i due pilastri della nostra mission che, per statuto, ci competono. Da una parte finanziamento alla ricerca. Dall’altra sensibilizzazione sociale sui temi della salute e della prevenzione. Nel 2024 abbiamo erogato oltre 143 milioni di euro finalizzati al sostegno di progetti di ricerca gestiti da scienziati in laboratori di università, ospedali e istituti scientifici, prevalentemente pubblici. Nella sostanza, le risorse erogate sono investite in progetti riguardanti tre macro aree: studio della biologia del cancro, individuazione di nuove strategie terapeutiche e messa a punto di tecniche per diagnosi sempre più precoci e precise. Questo, per noi, è il profit del non profit. Poi, come dicevo, c’è il lato della divulgazione. Che è importante, perché il cancro lo si contrasta soprattutto con la prevenzione. E per prevenirlo bisogna aver coscienza del problema. Qui AIRC ha fatto tanto e fa di più. A parte le campagne di piazza già ricordate, va evidenziata la massiccia presenza della Fondazione a livello pubblico. Limitiamoci ai dati del 2023 della nostra visibilità sui media: hanno parlato di AIRC e della sua missione 270 testate della carta stampata, 100 canali tivù, 1.500 siti web, 40 emittenti radio. I volti più popolari della televisione aderiscono con entusiasmo e in modo totalmente gratuito alle nostre iniziative. Ne cito solo alcuni per il loro lungo e costante supporto; Antonella Clerici, Carlo Conti, Geppi Cucciari, Mara Venier e molti altri. Anche il mondo dello sport dà il suo contributo: FIGC e Lega Serie A sono nostri partner col Gol per la Ricerca, una campagna storica giunta alla ventisettesima edizione. Tutti alleati fondamentali, per noi, nell’informare i cittadini sui progressi della ricerca e allo stesso tempo valorizzare l’importanza del contributo che ciascuno può dare per rendere il cancro sempre più curabile.

Di recente, rispetto al passato, personaggi famosi colpiti dal cancro non si fanno troppi problemi di privacy e anzi ne parlano apertamente. Si possono citare i casi di Oliviero Toscani, Giovanni Allevi, Eleonora Giorgi, Bianca Balti, Kate Middleton. Come giudica questo fenomeno?

Al di là di qualche possibile eccesso di spettacolarizzazione, direi positivamente. I tumori non si battono nascondendo la testa sotto la sabbia. Più il tema diventa di dominio pubblico e meglio è. Tutti noi siamo sensibili ai messaggi di chi è costantemente sotto i riflettori. E ciò facilita la veicolazione di una maggior sensibilità a livello di massa verso queste problematiche e di quanto può fare la prevenzione. La prima forma di cura è rendersi conto che è nel quotidiano, con stili di vita corretti, che si possono evitare conseguenze spiacevoli. Il 40% dei nuovi casi di tumore è potenzialmente prevenibile o più curabile quando si agisce sui fattori di rischio modificabili: non fumare, fare attività fisica, scegliere un’alimentazione sana ed equilibrata, aderire agli screening raccomandati per la diagnosi precoce. I numeri più preoccupanti riguardano i bambini in età scolare: il 39% circa è in sovrappeso e, di questi, il 17% è obeso. Si tratta di numeri tra i più alti in Europa. Per questo è fondamentale informare e sensibilizzare i cittadini per invitarli, fin dalla più tenera età, ad agire in prima persona, adottando abitudini più sane.

Particolare attenzione viene data da AIRC al mondo delle imprese, tra le quali figura anche il Gruppo Banco Desio. Ce ne vuole parlare?

Il ruolo delle aziende è importantissimo. E non solo per quel che riguarda l’attività di fundraising. Anzi, arrivo a dire che il fattore primario è quello immateriale. Sono volani in grado di generare, a vari livelli, una conoscenza delle tematiche legate all’oncologia. La collaborazione tra Banco Desio e AIRC nasce nel 2022 grazie al progetto #oggicorroperAIRC, con la scelta del gruppo bancario di sostenerci durante la Milano Marathon, che consente a tutti i runner di correre per un’organizzazione non profit a scelta. Nel 2024 Banco Desio ha scelto di partecipare, con un’importante donazione, all’evento charity “Una serata per la ricerca”, organizzato dal Comitato Lombardia a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana a Milano. Sempre da quest’anno la banca fornisce ai propri dipendenti tramite rete intranet contenuti da noi appositamente sviluppati sui corretti stili di vita, le sane abitudini alimentari e le modalità per mantenersi in salute. Per noi di AIRC ciò rappresenta una partnership strategica, data la capillarità di un gruppo come Banco Desio, che permette di andare a coinvolgere stakeholder interni ed esterni. La via maestra per sconfiggere il cancro è quella di informare il più elevato numero di persone. La scienza ha fatto e continua a fare grandi progressi, d’accordo, ma questa è una battaglia che ciascuno di noi può e deve combattere in un’ottica di rete e di sforzo comune. Non per nulla il motto di AIRC è “Affrontiamo il cancro. Insieme”.