AM Instruments una storia di qualità

AM Instruments una storia di qualità

Un panorama come tanti, intorno alle cittadine della laboriosa Brianza: una vasta zona industriale, ordinate file di capannoni, camion in manovra, parcheggi.
Ma quella che si scopre entrando in uno dei grandi edifici che compongono la sede principale di AM Instruments, a Limbiate, è una realtà sorprendente e decisamente fuori dal consueto: un mondo di innovazione, di efficienza, di strutture e tecnologie di altissimo livello. Non potrebbe essere diversamente, del resto, per un’azienda che nell’arco di un paio di decenni ha raggiunto un ruolo di primissimo piano, a livello mondiale, nel settore del controllo della contaminazione: un’attività estremamente specialistica ma al tempo stesso sempre più essenziale in numerosi ambiti, in particolare collegati al settore farmaceutico e biotech.
Ma come nasce una storia di eccellenza di questo tipo? “AM Instruments ha preso forma nel 1988 - racconta l’amministratore delegato Roberto Fossati, tra i soci fondatori della struttura - ma l’operatività ha avuto effettivamente inizio il 1° aprile 1990, ed è da lì che facciamo partire la nostra effettiva data di nascita. Eravamo cinque dipendenti di una multinazionale statunitense che si occupava, tra l’altro, della realizzazione di sistemi per la filtrazione dell’aria per laboratori; poi, dopo alcuni anni, la vendita dell’intera azienda a un altro colosso americano, l’inizio di un processo di riorganizzazione, la percezione di un mutamento di rotta e del ridursi delle opportunità… ci siamo insomma trovati in una situazione di ‘sliding doors’, di scelte drastiche destinate a decidere il nostro futuro. E a quel punto, la nostra idea è stata quella di fare qualcosa di completamente diverso, lanciandoci in un’iniziativa imprenditoriale”.
L’intuizione vincente è quella di individuare un mercato all’epoca agli esordi e pressoché di nicchia, ma destinato a un intenso e rapido sviluppo: quello del controllo della contaminazione in ambito produttivo. “Siamo partiti con pochi prodotti, soprattutto in rappresentanza di aziende estere - continua Fossati - rivolgendoci a tutti quegli ambienti produttivi che devono lavorare in condizioni di estrema pulizia particellare e microbiologica: dai semiconduttori ai prodotti farmaceutici. Come spesso avviene, gli inizi sono stati tutt’altro che facili: eravamo dei veri e propri pionieri in questo ambito, in cui esistevano pochissime aziende specializzate e non si era ancora sviluppata una cultura specifica; e nessuno di noi proveniva da una precedente esperienza imprenditoriale”.
Il tempo, però ha dato pienamente ragione all’idea iniziale; e una serie di “punti di svolta” hanno fornito gli elementi per il successivo intenso sviluppo. Il primo di questi risale all’anno 2000: “All’epoca la mia socia, Cinzia Pagani, ha avuto l’idea di inserire sul mercato italiano dei prodotti molto specifici: biocidi destinati all’industria farmaceutica. Questo non solo ci ha aperto in breve un importante canale di business, ma ha anche qualificato la nostra immagine come azienda pionieristica, in grado di prevedere l’evoluzione di esigenze e necessità: immagine confermata dal fatto che, poco tempo dopo, la normativa internazionale ha reso obbligatorio l’uso di tali prodotti. Abbiamo così iniziato a spostare il nostro ambito di azione, che inizialmente era centrato soprattutto sulla produzione di semiconduttori, sempre più verso il settore lifescience”.
L’anno successivo, il 2001, segna un altro cambiamento importante: il numero di soci si riduce da cinque a due (“c’erano visioni diverse, che hanno portato a un necessario chiarimento e a una diversa impostazione”) e la nuova realtà societaria guidata da Fossati e Pagani inizia un cammino più lineare e spedito.
Un nuovo giro di boa per AM Instruments si verifica intorno al 2010: “In quel periodo abbiamo spostato il nostro modello di business, che ci vedeva inizialmente come azienda distributrice, verso la realizzazione di prodotti e servizi a nostro marchio. Una scelta che abbiamo ritenuto necessaria per affrontare la globalizzazione con strumenti adeguati: il concetto di ‘distribuzione esclusiva’ era ormai scomparso, e l’esclusività del rapporto iniziava a essere sempre più basata sul grado di affidabilità garantito dal brand. Contemporaneamente si sono definiti meglio i nostri settori di riferimento, comprendenti lifescence/farmaceutico, API (principi attivi farmaceutici, le materie prime del settore, ndr.), biotech e terapie avanzate; mercati altamente specializzati, che a nostro avviso erano in grado di fornire buoni risultati se approcciati nel modo giusto, in linea con le esigenze dei clienti”.
Si arriva così al 2015 e alla nuova importante sfida di AM Instruments: lo sviluppo di un percorso interno “GMP Oriented”, dove “GMP” è l’acronimo che indica le Good Manufacturing Practices o Norme di Buona Fabbricazione secondo rigorosi protocolli internazionali. “Un progetto quinquennale - spiega ancora Fossati - con l’obiettivo di far crescere le conoscenze delle persone all’interno della nostra azienda, allineandoci al meglio con le competenze dei nostri clienti-interlocutori. A questo fine abbiamo lavorato moltissimo sulla formazione, anche attraverso corsi tenuti da specialisti esterni del settore farmaceutico, nonché assumendo persone provenienti da tale settore. Questo ci ha portato oggi ad essere un’azienda ‘GMP consistent’: il che significa che lavoriamo il più possibile in conformità ai criteri GMP, pur senza averne un obbligo formale. Si è trattato di un grande lavoro sulla politica di qualità interna: il passaggio dalle norme ISO ai princìpi GMP ha richiesto un vero e proprio cambio di mentalità; tanto da avere ben quattro persone che si occupano di questo aspetto, che, su un totale di 110 addetti, rappresentano una percentuale decisamente alta. Ma ne è valsa la pena e questo risultato ci viene riconosciuto soprattutto dai nostri clienti, le cui esigenze e richieste sono ora comprese e soddisfatte in modo più completo e conforme.
Torniamo quindi al “calendario” degli eventi chiave nella vita dell’azienda e ad anni più recenti: il 2017 segna un nuovo passo nella strategia di differenziazione del modello di business. “Nel 2015 avevamo avuto l’idea di entrare nella fetta di mercato delle coperture per mantenere la sterilità dei materiali (un esempio per tutti: parti mobili di macchine per la produzione farmaceutica). Per questo, però, serviva un ambiente produttivo adeguato: una 'camera bianca di grado A/B, C’ a contaminazione controllata”. Spiegato in termini meno tecnici, si tratta di un ambiente produttivo chiuso, in cui la pulizia dell’aria è elevatissima grazie a sistemi di super-filtraggio in grado di eliminare il 99,999% delle microparticelle in sospensione. “Abbiamo investito circa tre milioni di euro, acquisendo un nuovo spazio accanto alla nostra sede e realizzando una ‘cleanroom’ con le stesse caratteristiche di quelle utilizzate dai nostri clienti. Il risultato è una camera bianca unica in Europa, in cui da tre anni si svolge la  produzione della nostra nuova divisione Pharmaclean”.
Una visita alla camera bianca di AM Instruments è decisamente un’esperienza affascinante che regala la sensazione di entrare in un film di fantascienza, con sistemi di porte e controporte pneumatiche, luci nitide, operatori completamente ricoperti con indumenti sterili che si muovono in un ambiente immacolato e perfettamente funzionale; e con l’effetto curioso e straniante di ritrovare, in mezzo a tutta questa altissima tecnologia, anche attrezzature assai più consuete e famigliari come le macchine da cucire (anch’esse perfettamente “pulite” e indispensabili per alcune delle fasi di confezionamento). “Già - conferma Fossati - perché il lavoro di Pharmaclean non riguarda solo l’ ‘involucro’ costituito dalla camera bianca, ma coinvolge necessariamente tutto il suo contenuto: le macchine utilizzate e soprattutto il personale, che deve essere adeguatamente formato e costantemente aggiornato per il mantenimento dei massimi livelli di competenza, che si riflette direttamente nella qualità del prodotto; il tutto, ovviamente in conformità ai princìpi GMP. Uno sforzo imponente, ma ampiamente ripagato: a oggi, i risultati forniti dalla divisione hanno più che raddoppiato il fatturato”.
Tanto è vero che i progetti di Pharmaclean proseguono: nella sede aziendale di Cesano Maderno, a pochi chilometri di distanza, è già in costruzione per il 2021 una seconda camera bianca, destinata alla produzione di buste di sterilizzazione specifiche per il mondo farmaceutico, con un macchinario di 17 metri di lunghezza e un investimento di oltre tre milioni di euro.
Siamo così arrivati a parlare del futuro; che vede, tra i suoi elementi chiave, le attività di ricerca e sviluppo. “Il nostro team interno - spiega ancora Fossati - è composto da quattro giovani con un importante percorso formativo. Questo ci permette di continuare a ideare prodotti a elevato tasso di innovazione e in molti casi brevettabili (abbiamo già in portafoglio due brevetti e altri due in attesa di approvazione). Dalle attività di R&D, a nostro avviso, dipenderà in buona parte il nostro successo futuro, e questo spiega gli importanti investimenti che dedichiamo a questa funzione”.
Tra le molte peculiarità di questa azienda fuori dal comune c’è anche la distribuzione delle quote societarie, assolutamente paritaria: “La presenza di due soci al 50% - racconta Fossati - è vista in genere come un rischio, per la possibilità di situazioni di stallo in caso di disaccordo. Per come la vediamo noi, invece, è proprio la base per un rapporto a lungo termine; io e la mia socia ci conosciamo e lavoriamo insieme da 40 anni. In questo modo, non avendo nessuno che comanda tra i due, siamo di fatto ‘costretti’ a mediare e trovare un punto d’incontro. E molto spesso da due idee diverse ne nasce una terza che è migliore delle precedenti”.
Un equilibrio societario ma anche di genere, che si riproduce, a livello di organico aziendale, in una presenza assolutamente paritetica tra uomini e donne. “Ma non parliamo di ‘quote rosa’ - specifica Fossati - perché di fatto non abbiamo mai fatto scelte in questo senso. Nelle nostre politiche di personale ci siamo sempre basati unicamente sulla competenza, e questo ha portato spontaneamente a una distribuzione al 50%; e a ben vedere, nei primi livelli sono le presenze femminili ad essere più numerose”.
Anche a livello di ambiente e società AM Instruments ha una precisa visione: “A nostro parere è importante armonizzare gli obiettivi economici e quelli sociali; un tema che, come azienda, affrontiamo sotto tre diversi aspetti. Il primo è quello dell’etica ambientale, con la realizzazione di una sede a basso impatto energetico e con un’attenzione diffusa alle buone pratiche nella vita quotidiana di ufficio (la sola centralizzazione delle stampanti ci ha consentito un risparmio di toner e una riduzione del 35% nel consumo di carta). Un secondo aspetto è quello della corporate philantropy, che ci vede da qualche anno ‘golden donor’ del FAI e sostenitori di diverse Onlus, attive soprattutto nell’ambito delle malattie infantili. Infine, un terzo aspetto è quello della creazione di valore condiviso, sia attraverso la formazione, sia con l’utilizzo di risorse di avanguardia; un valore che si declina in termini di profitto, di occupazione, di reputazione aziendale che a sua volta si ribalta positivamente sull’intero territorio”. Un approccio di culturale che si trova anche perfettamente espresso nella rivista aziendale online Warp Magazine: un prodotto editoriale che parla dell’azienda, ma che - come recita il suo sottotitolo - si occupa soprattutto di “Ispirazioni, strategie, visioni - alte percentuali di contaminazione” e che sta ottenendo apprezzamenti da una cerchia sempre più ampia di lettori.
I risultati ottenuti da AM Instruments non hanno mancato di suscitare riconoscimenti anche dall’esterno: da oltre dieci anni l’azienda compare nell’elenco delle 500 aziende “top” della provincia di Monza-Brianza; nel 2019 è stata nominata da Italy Post e Corriere Economia tra le 500 PMI che hanno trainato la ripresa; e da ultimo è entrata a far parte delle 800 aziende “champion” a livello italiano per le aziende che hanno registrato un fatturato tra i 20 e i 120 milioni di euro negli ultimi sei anni.
Un ultimo, doveroso quesito riguarda gli effetti che la pandemia ha avuto sull’attività aziendale e le previsioni per il futuro. “A livello interno, nonostante ci siamo trovati ad affrontare situazioni pesanti (per fare un esempio, i nostri team di biodecontaminazione hanno dovuto operare anche in locali dove erano stati registrati casi di positività da Covid), il periodo è stato vissuto con grande senso di responsabilità da parte di tutti, condividendo in ottica positiva le necessarie restrizioni. Dal punto di vista dei risultati aziendali… dopo il 2019 che era stato un anno difficile, con una crescita inferiore alle previsioni, il 2020 ha visto lo stravolgimento di ogni regola: lo dico senza sorriso sulle labbra, ma è innegabile che gli eventi recenti abbiano dato una spinta alla nostra attività. Per quanto ci riguarda, le prospettive per il futuro sono positive; ma - ci tengo a sottolinearlo - assai più per fattori strutturali di ampio respiro che per i riflessi contingenti della pandemia”.

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Ultima modifica 15/03/2021