Il castello dove nacque Gian Maria Visconti

Non è solo ricca d’acque (il fiume Ticino, il Naviglio Grande, il Canale scolmatore) ma anche di storia la città di Abbiategrasso, le cui origini risalgono all’epoca romana e alla cosiddetta Età del Bronzo, quando la Pianura Padana d’occidente era abitata da tribù liguri, celtiche o celto-liguri cui si aggiunsero dal IV secolo a.C. le popolazioni galliche provenienti dall’altro versante delle Alpi. Genti dedite principalmente all’allevamento del bestiame e all’agricoltura, cui diede impulso la dominazione romana, quando tutta un’ampia zona sulla riva sinistra del Ticino divenne possedimento di un ricco patrizio appartenente alla “gens Abia”.

Secondo alcuni, originerebbe da qui il nome originario di Abiatum, che doveva trasformarsi nei secoli in Abiate prima e poi in Abbiate e in Abbiategrasso, per significare che il paese era nel territorio della Valle Grassa, come spiegava Ariberto da Intimiano, l’arcivescovo di Milano a cui viene attribuita l’istituzione del Carroccio, quando riferiva in un documento di trovarsi ad Abiate “qui dicitur Grassus”, cioè “che è detto Grasso”. 

Secondo altri - apprendiamo da Wikipedia - Abbiategrasso deriverebbe dal celtico abia (acqua), che diventò Abiatis (Luogo d’acqua) cui si aggiunse, in epoca medioevale, quel grassus che stava ad indicare una terra molto fertile. In tema dell’origine del nome, non si può non citare un’antica leggenda popolare, secondo cui fu una ninfa delle acque a dire un giorno a questi territori: “Abbiate grasso”, per cui le campagne diventarono sempre più fertili e il paese sempre più ricco e laborioso.

Quale che sia l’origine del nome, sono invece certi gli insediamenti di cui si è detto, come dimostra il ritrovamento di una necropoli comprendente circa 280 tombe pagane da cui sono stati portati alla luce vasi, coppe e un grande numero di oggetti di uso comune, quali oggetti di vetro e di bronzo, fra cui monete, fibbie, anelli, braccialetti, alcuni rozzi e altri di fattura più delicata, di produzione locale oppure provenienti da comunità vicine, insediate lungo quella via mercantile (“Strada Mercatorum”) che scorreva parallela al fiume Ticino.

Questa necropoli, databile attorno al V secolo d.C., ci rivela non solo uno spaccato di quello che oggi chiameremmo lo stile di vita dell’Abiate di epoca gallo-romana, ma ci dice anche che in quel periodo storico il Cristianesimo non era ancora arrivato in zona. Ci sarebbe arrivato solo qualche tempo dopo, grazie ad un gruppo di missionari provenienti da Corbetta che avrebbero fondato la prima chiesa di Abbiategrasso dedicandola a San Pietro Apostolo.

Con la caduta dell’Impero d’Occidente, Abbiategrasso conobbe dapprima la dominazione dei longobardi di re Alboino (che conquistò Pavia nel 572) e in seguito dei franchi di re Pipino (che, invocato nel 754 da papa Stefano, scese in Italia persconfiggere i longobardi). In seguito quel territorio entrò a far parte della “mensa” dell’arcivescovo di Milano, cioè del complesso dei beni grazie a cui l’ecclesiastico poteva mantenere se stesso e la sua famiglia. E fu proprio l’arcivescovo di Milano a far costruire nella città (1044) un avamposto difensivo distrutto in seguito da Federico Barbarossa.

Il nucleo della Abbiategrasso di allora andò a costituirsi prima attorno a quella chiesa dedicata a San Pietro di cui si è già detto, e successivamente nei pressi di un piccolo castello, in origine forse niente di più di una casa fortificata ma capace di diventare un punto di riferimento per quelle popolazioni, tanto che sembra vi si siano fermati gli imperatori Lotario II, nel 1136, e Federico Barbarossa quando scese per la prima volta in Italia (1154-1155).

Nel 1277 Abbiategrasso divenne parte del Ducato di Milano, governato prima dai Visconti (che qui costruirono un castello), poi dagli Sforza. Risale intorno al 1400 lo stemma cittadino, derivato dal fatto che già dal 1373 la città aveva ottenuto il potere di emettere sentenze in materia giudiziaria per le cause civili, e dal 1437 per quelle penali.

Con la morte di Francesco II Sforza (1495-1535) il Ducato di Milano passò sotto l’influenza e l’occupazione spagnola, che fece prima rafforzare le mura e poi parzialmente demolire il castello di Abbiategrasso, tornato ad uso pubblico a metà dell’Ottocento.

Quando incominciò a declinare la potenza spagnola in Europa, gli abbiatensi riuscirono a riscattare la loro città (il 22 ottobre 1651) pagando la somma di quindicimila lire al governatore spagnolo Don Luigi de Benavides, dopo che il suo predecessore Bernardino Fernandez de Velasco aveva ordinato che venissero posti in vendita alcuni dei possedimenti spagnoli nel Milanese.

Nel 1707 Abbiategrasso passò sotto il controllo austriaco, cui restò soggetto fino al 1859. Con il Regno d’Italia, Abbiategrasso incominciò a svilupparsi dal punto di vista dell’industria e del commercio. Non fu per caso, dunque, che nel 1870 quando fu aperta la linea ferroviaria Milano-Mortara (che causò il declino del trasporto fluviale sul Naviglio), venisse costruita una stazione ferroviaria con il contributo dei commercianti locali, autotassatisi per ottenere che il tracciato della ferrovia passasse per Abbiategrasso.

Di tanta storia rimangono in città - Abbiategrasso ha ottenuto questa qualifica il 20 marzo 1932 - numerose testimonianze. A partire dal Castello Visconteo, la cui importanza strategica derivava nei secoli scorsi dalla vicinanza al fiume Ticino. La sua pianta quadrangolare, circondata da un fossato, con torri poste agli angoli del medesimo, è quella tipica dei castelli lombardi del periodo gotico fra Trecento e Quattrocento. I primi lavori di ristrutturazione tenuti fra il 1277 e il 1295, all’epoca dell’arcivescovo Ottone Visconti, vi hanno sovrapposto altri elementi architettonici che non ne hanno intaccato le strutture originali. Con altri lavori di recupero effettuati all’epoca di Regina della Scala, intorno al 1370, alle pareti del castello furono aggiunte preziose bifore. 

Nel 1995 la struttura del castello è stata completamente restaurata, recuperando anche gli antichi affreschi e i graffiti, e vi è stata inaugurata la biblioteca civica intitolata a Romeo Brambilla. Gli interni sono arricchiti da affreschi originali di diverse epoche, ove è possibile leggere anche il motto visconteo “A bon droit”. Curiosa - ci dice Wikipedia - è anche l’ala est, ultimo piano, un tempo destinata a carcere, ove ancora si possono ammirare i graffiti dei prigionieri che vi furono rinchiusi.

Interi articoli loro dedicati meriterebbero poi i gioielli di cui è ricco il territorio di Abbiategrasso, a partire da quel Palazzo Stampa di periodo settecentesco, sorto come residenza estiva dell’omonima famiglia, per arrivare a Villa Orsini, a Villa Sala Cocini, a Palazzo Sacchei per citarne alcuni.

Senza dimenticare infine l’architettura religiosa, di elevato valore storico e artistico, di cui occorre citare la chiesa di Santa Maria Nuova, fatta realizzare nel XIV secolo da un’opera assistenziale, la Confraternita di Santa Maria della Misericordia. Questa chiesa, iniziata a costruire nel 1365 e terminata nel 1388, venne dedicata a Santa Maria per celebrare la nascita di Gian Maria Visconti, il futuro signore di Milano nato nel castello di Abbiategrasso.

Di assoluta rilevanza anche la chiesa di San Bernardino,edificata nel 1614 in occasione della visita ad Abbiategrasso del cardinale Federico Borromeo. La chiesa è dedicata a San Bernardino perché sembra che il santo sia transitato per queste zone nel 1431.

Di grande suggestione è anche piazza Marconi, in cui sorge il Municipio. Di geometria irregolare e di forma allungata, la piazza è circondata da portici costruiti in epoche differenti. 

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Ultima modifica 18/12/2014