Metaverso, cos’è e quali sono le possibili applicazioni

Metaverso

Metaverso è un modo di connettere gli esseri umani a Internet e ad altri esseri umani, andando oltre i concetti di realtà virtuale e aumentata. Le persone collegate fanno parte del mondo fisico, ma interagiscono con avatar e cose virtuali. Facebook ha cambiato il proprio nome in Meta con questo obiettivo

Negli ultimi tempi sentiamo parlare molto di Metaverso, ma abbiamo capito veramente che cos’è e quali potrebbero essere le sue applicazioni nella vita di tutti i giorni? Il termine nasce negli anni ’90. Mentre alla televisione spopolavano i telefilm americani di Baywatch e di Melrose Place, nelle librerie americane usciva “Snow Crash”, libro culto di fantascienza

cyberpunk. La storia raccontata parla di un hacker di nome Hiro, che per vivere lavora come garzone per l’azienda che domina il mercato delle consegne a domicilio in una Los Angeles futuristica, dove le istituzioni sono state sostituite dalle grandi corporazioni internazionali che governano le porzioni di territorio che hanno conquistato. È proprio in questo libro che Neal Stephenson, il suo autore, cita per primo la parola Metaverso. Trent’anni fa Stephenson aveva già descritto quello che oggi per noi è abbastanza normale: città popolate da fattorini che consegnano pizze e che devono riuscire a rispettare tempi ristrettissimi, realtà 3D condivise sulla rete mondiale dove si viene rappresentati dal proprio avatar, cioè da un personaggio virtuale o dalla rappresentazione di una persona scelta per rappresentare sé stessi, e dove si può liberamente passeggiare tra bar, negozi e luoghi alla moda: il Metaverso appunto.

Nel tempo, molti hanno provato a riprodurre quanto immaginato da Stephenson, soprattutto nel mondo videoludico. Uno dei primi esempi è stato Second Life. Nato nel 2003 come un gioco online, era un luogo virtuale dove la gente comune poteva socializzare, un luogo di aggregazione virtuale, dove si organizzavano eventi e dove ogni persona poteva dare vita al proprio progetto, al proprio sogno segreto, al proprio business. Nel 2008, ai tempi d’oro, Second Life aveva 10 milioni di utenti nel mondo, ed è stato la culla di alcune società digital o di gaming attuali. In sostanza, quindi, il Metaverso può essere definito come uno spazio tridimensionale all’interno del quale le persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire. In altri termini, può essere considerato come una sorta di ambiente di vita virtuale che si sovrappone al mondo fisico della vita reale, permettendo agli utenti di relazionarsi in modo più diretto e immediato rispetto ai comuni social network, partecipando anche a varie attività in maniera molto coinvolgente. Un mondo virtuale che, quindi, ricalca quello di tutti i giorni, cancellandone però i limiti spaziali. Il concetto di Metaverso si fonda principalmente su tre pilastri: presenza, interoperatività e standardizzazione.

Il primo riguarda la sensazione di essere fisicamente impegnati con luoghi e persone invece di guardarli attraverso una finestra. Riunire i propri colleghi intorno a un tavolo virtuale potrebbe, per esempio, sembrare più naturale per alcune persone che guardare una griglia di miniature di Zoom.

Interoperatività significa essere in grado di muoversi agilmente tra ambienti virtuali diversi, riuscendo a mantenere lo stesso asset, lo stesso equipaggiamento, gli stessi oggetti digitali. Sono un esempio calzante gli avatar che si possono utilizzare in centinaia di diversi mondi virtuali.

La standardizzazione, infine, è ciò che, di fatto, permette l’interoperatività di piattaforme e servizi all’interno del Metaverso. L’idea alla base è proprio il poter comunicare, vivere, spendere in un mondo che interagisce continuamente con centinaia di migliaia di altri utenti.

Un’esperienza di questo tipo è resa possibile da dispositivi e infrastrutture che rendono il Metaverso un mix di elementi ad alto tasso di tecnologia. Si tratta di strumenti quali la realtà aumentata (AR), la realtà virtuale (VR), connessioni superveloci e blockchain, oltre a una incalcolabile quantità di dati e informazioni. Gli utenti sono rappresentati da avatar tridimensionali con un proprio stile che rispecchia quello della controparte umana, capaci addirittura di interagire fra loro utilizzando la propria voce. La lista potrebbe essere più lunga, ma in ogni caso il Metaverso non si esaurisce in nessuna di queste tecnologie, trattandosi infatti di qualcosa di assai più complesso. Ciò che lo caratterizza maggiormente, infatti, non è solo l’insieme delle tecnologie innovative che lo compongono, ma anche e soprattutto il modo in cui viene vissuto. A differenza di quello che si potrebbe pensare, per accedervi non è sempre necessario un visore VR, ossia il visore per la realtà virtuale. Si tratta casomai di uno strumento che consente di vivere un’esperienza ancora più realistica e immersiva. In pratica per accedere al Metaverso è sufficiente avere un pc funzionante o uno smartphone, una connessione internet per sostenere l’accesso al mondo virtuale e un account su una qualsiasi delle piattaforme che offrono l’esperienza del Metaverso. In sostanza, quindi, la realtà virtuale è accessibile a chiunque senza che siano richieste particolari formalità o competenze tecniche. Ad ogni mondo, ogni piattaforma potrà decidere autonomamente le sue regole d’ingresso. Ad esempio, per entrare nel Metaverso di Meta, oltre ad avere un account Facebook, sarà necessario utilizzare il visore VR Quest 2 di Oculus.

In sostanza, quindi, per entrare nel Metaverso ci sono delle condizioni essenziali sempre presenti, come l’account, il pc o la connessione internet, e dei requisiti che invece dipendono dalle politiche di ciascuna piattaforma. Oltre all’iscrizione e al login, l’accesso al Metaverso richiede la creazione di un avatar che rappresenti la persona fisica nel mondo virtuale. Una volta fatto ciò, davanti all’utente si apre un ventaglio ampissimo di possibilità, da intendersi in primo luogo nel senso di opportunità. In riferimento a quest’ultimo concetto, si pensa soprattutto alle prospettive di crescita lavorativa e imprenditoriale. Secondo una previsione di Gartner, multinazionale americana che si occupa di consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo della tecnologia dell’informazione, nel 2026 il 25% delle persone trascorrerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso per lavoro, shopping, istruzione, socialità o intrattenimento. Spetterà quindi alle aziende cogliere al volo le occasioni di crescita. Queste ultime avranno in primo luogo la possibilità di offrire ai propri dipendenti nuove prospettive di collaborazione attraverso spazi di lavoro negli uffici virtuali, favorendo la nascita di gruppi professionali multidisciplinari tra soggetti collocati in luoghi diversi, che interagiranno non più su Zoom o Meets, ma in sale riunioni ad alta tecnologia.

Come intuibile, gli ambiti di attività che potranno avvantaggiarsi dei Mondi Virtuali saranno i più disparati. Probabilmente il primo e più redditizio fra tali attività sono state quelle immobiliari (Virtual real estate) con la possibilità di estendere le potenzialità applicative del real estate tradizionale ai fini di rendere più efficienti i suoi processi: dalla progettazione alla commercializzazione. Subito dopo, il gaming si è mostrato come uno dei primi e più evidenti campi di applicazione della virtualità, in tutti i suoi gradi di separazione dalla realtà. L’aspetto più interessante sarà il sorgere esperienze di gioco originali all’interno del Metaverso, sfruttando le risorse interne al mondo in cui si svolgono, o la creazione di spettacoli virtuali in grado di raccogliere un pubblico al cui confronto Woodstock è una sagra di paese. Brand di lusso come Gucci, Dolce & Gabbana, LV, Etro, catene di fast fashion come Zara, H&M, Benetton e dello sportswear non hanno perso l’occasione di aprire i loro negozi nei Metaverse Fashion District, creando per gli utenti delle vere e proprie esperienze immersive. Un caso emblematico è quello di Nikeland, il mondo virtuale di Nike, lanciato sulla piattaforma Roblox nel 2021, dove i visitatori possono vestire i propri avatar con i prodotti Nike nello showroom digitale. Questa esperienza supera il mondo fisico, il quale richiederebbe di spostarsi verso il negozio, ma supera anche l’e-commerce “tradizionale”, dove pur potendo acquistare a distanza non c’è la possibilità di indossare i capi. Un altro esempio è la Metaverse Fashion Week che ha rappresentato la prima e più grande fashion week interamente digitale del mondo, con quattro giorni di sfilate e oltre 60 brand. Alcuni marchi del settore del Food&Beverage hanno già consolidato a tutti gli effetti la loro presenza nel Metaverso, mentre altri stanno iniziando a compiere i primi passi lanciando progetti sperimentali per coinvolgere e divertire e creare contenuti digitali unici e di qualità. Inoltre, il Metaverso è il luogo ideale dove vivere esperienze dal forte impatto emotivo, ma anche educativo. Dal team building al medicale, dalle scuole di vela alle aule universitarie, il virtuale permette di avere esperienze memorabili come, e a volte più del reale. Per quel che riguarda invece le scienze sociali, il marketing e la comunicazione, tramite il Metaverso è possibile simulare l’efficacia di un punto vendita o di una campagna di marketing, verificare l’interesse del pubblico verso un prodotto, creare un contest o progettare uno staff di creativi ibrido reale/virtuale. In questo modo, si potranno avere risposte e verifiche come e meglio di qualunque sondaggio, nonché creare un prototipo di un oggetto e testarne l’efficacia. Ancora, viaggiare virtualmente (Synthtravel) non è “viaggiare per finta”, è uno strumento in più per costruirsi una opinione e sperimentare una offerta, oltre a conoscere chi ci accoglierà quando prenderemo l’aereo.

Insomma, il Metaverso è ormai una realtà, benché non ancora ai livelli sperati dai suoi ideatori. Tuttavia è necessario fin da subito fare i conti con le novità di questo fenomeno, che nell’arco di una manciata di anni potrebbe diventare ciò che oggi sono i social network, se non qualcosa in più. Il motivo è ricavabile, ancora una volta, da Snow Crash. Nel romanzo, infatti, gli abitanti della Los Angeles futuristica vivono il Metaverso come una via di fuga da una vita reale frustrante e priva di particolari gioie e soddisfazioni. Ecco quindi che, anche al di fuori della fantasia visionaria di Stephenson, potrebbero presentarsi scenari analoghi. Peraltro, offrirebbe un’esperienza molto più vicina alla realtà di quella vissuta con lo smartworking durante il lockdown. Le piattaforme, quindi, non solo ricalcano la vita reale, ma riescono, e soprattutto riusciranno, a offrire situazioni che molte persone finiranno per preferire alla quotidianità.

“La domanda diventa sempre più imbarazzante ad ogni anno che passa: quanto della fantascienza che ieri era considerata come indicibilmente terribile è diventata la ricerca scientifica che viene oggi premiata?”
[Theodore Roszak, accademico e storico statunitense]

Ultima modifica 09/01/2023