Skyway

Il volo sul tetto delle Alpi

Giornali, siti e televisioni non si sono risparmiati per raccontare quella che possiamo definire la più grande opera funiviaria attualmente in funzione sulle Alpi. Un orgoglio tutto italiano che da Courmayeur è in grado di portare alpinisti e semplici visitatori alla terrazza panoramica più spettacolare delle Alpi. Si parla della nuovissima SkyWay del Monte Bianco. Un cavo d’acciaio, anzi quattro, che collegano la nota località valdostana ai piedi della vetta delle Alpi con la punta Helbronner. L’eccezionale impresa ingegneristica ricalca solo parzialmente il precedente tragitto. 

La funivia storica Il collegamento di una funivia che unisse l’Italia con un paese confinante era un sogno che qualche imprenditore italiano coltivava già all’inizio del ‘900. In particolare, il conte Lora Totino ambiva a collegare il versante italiano del Cervino al centro turistico di Zermatt sul versante opposto.

L’ambizioso progetto attorno alla piramide più famosa delle Alpi trovò il principale ostacolo negli svizzeri, che negarono il permesso declinando ogni altro invito a collaborare. Non tutto il male venne per nuocere, visto che, come ripiego, si puntò a scavallare il Monte Bianco da Courmayeur alla volta di Chamonix unendo due località già note al pubblico degli appassionati attraverso un massiccio straordinario come quello del Monte Bianco.

Se sul versante italiano esisteva già una funivia che collegava il fondovalle col Rifugio Torino a quota 3.300m, mancava comunque l’ultimo balzo per il livello del ghiacciaio e il suo attraversamento. La costruzione di un troncone per superare il gradino degli ultimi 150m non era un problema. L’ostacolo stava nell’attraversare i 5km di ghiacciai in perpetuo movimento, unica via per puntare al fondovalle francese. La lunghezza del tratto, pur con un dislivello limitato di 311m, e la sospensione sulla distesa bianca, rendeva questa parte del tragitto la più spettacolare dal punto di vista panoramico e la più ardita dal punto di vista tecnico. Il collegamento trasversale che unisce le stazioni di arrivo delle funivie sul lato italiano e quello francese fu possibile grazie all’invenzione del “pilone aereo”, opera sbalorditiva per l’audacia della sua concezione. Non sappiamo se il conte trovò ispirazione in qualche teleferica di montagna, fatto sta che si scelse di tenere sospeso il cavo non appoggiandolo alla superficie sottostante, ma tenendolo sospeso da altri cavi a loro volta fissati sulle rocce ai lati del percorso. 

Definita ambiziosamente “la funivia dei ghiacciai”, questo tratto fu iniziato nella primavera del 1954 e collaudato quattro anni più tardi, a collegare il Rifugio Torino a l’Aiguille du Midi, passando per la Punta Helbronner e il sostegno naturale del Gros Rognon. Questo fu il completamento della linea di circa quindici chilometri. Il balzo univa le due sezioni di collegamento del fondovalle, già ambiziose per conto loro. La prima, tra La Palud (frazione di Courmayeur) e il Rifugio Torino, superava il dislivello di 2.005 metri tra la Valle della Dora e lo storico rifugio situato sotto il Colle del Gigante impiegando circa dieci minuti a fronte delle sette ore che servivano a piedi. La costruzione, ultimata durante la seconda guerra mondiale, fu bersaglio di un attacco da parte francese. La funivia fu poi aperta al pubblico nel 1948. La seconda sezione dal fondovalle francese all’Aiguille du Midi, fu iniziata nella primavera del 1951 e aperta al pubblico nel 1956. Rimane quella dal maggiore dislivello, con i 2.812 metri da Chamonix al Plan des Aiguille.

 

La nuova SkyWay

Il tratto italiano è stato completamente ridisegnato non badando a spese per le tre avveniristiche stazioni e per le 4 cabine rotonde che le collegano. La stazione di partenza è a Pontal d’Entrèves, a 1.300 metri di quota, non distante da quella originaria. Le prime due cabine, ruotando su loro stesse, mostrano il panorama sull’alta Valle d’Aosta e sulle valli Veny e Ferret. La seconda stazione è quella più grande, al Pavillon, quota 2.173m. Le cabine hanno la capienza di 80 persone e una portata di 800 all’ora. Per accedere al secondo troncone e alle relative cabine si supera l’area ristoranti per riprende la conquista del dislivello alla volta dei 3.466 metri di Punta Helbronner.

La struttura impressiona, per i tagli panoramici delle fi nestre, per le linee, per la piattaforma sommitale che lascia la sensazione di essere un’aquila sospesa tra le vette di fronte al Dente del Gigante, al Monte Bianco, al Monte Bianco di Courmayeur, al Les Dames Anglaises e, oltre la corona in primo piano, verso il Cervino, il Monte Rosa e il Gran Paradiso, ben riconoscibili anche grazie ai pannelli sinottici.

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Ultima modifica 23/12/2016