A Bard per un viaggio nella storia

Alla scoperta dei gioielli storici e architettonici che si snodano lungo la Via Francigena

Fino a qualche tempo fa era un concetto vago, un nome evocativo o una misteriosa indicazione stradale che poteva capitare di incontrare nel cuore della Toscana. Da alcuni anni, però, la Via Francigena sta riscuotendo una popolarità sempre maggiore: articoli di giornali, libri, canali  radiofonici, tour operator che promuovono escursioni lungo questa antica via di pellegrinaggio e un traffico sempre maggiore di camminatori e ciclisti.

Al di là dei trend e delle mode, il successo della Via Francigena risiede soprattutto nella straordinaria varietà e nell’interesse (storico, paesaggistico ed enogastronomico) dei luoghi attraversati: su un tracciato di oltre 1000 km che si snoda dal passo del Gran San Bernardo fino a Roma è infatti possibile incontrare città famose e celebri località turistiche, ma anche - ed è probabilmente questo l’aspetto più interessante - piccoli grandi tesori del territorio, nascosti e semisconosciuti pur essendo facilmente “a portata di mano”. Perché se è vero che un cammino di  pellegrinaggio deve essere svolto, secondo tradizione, a piedi o in bicicletta, nulla vieta di andare alla scoperta di porzioni di questo tracciato in auto oppure in treno (salvo lasciarsi magari contagiare, una volta sul posto, dall’emozione di percorrere camminando qualche chilometro di  sentieri immersi nella natura).

Un esempio di paesi ricchi di storia e di fascino si trova già nella prima parte della Via Francigena, in Valle d’Aosta, dove si attraversa il villaggio di Bard. Arroccato in posizione strategica, all’ingresso della valle, questo luogo ha rappresentato fin dai tempi antichi uno snodo di grande  importanza: da qui, infatti, passava la strada romana delle Gallie, costruita per collegare Roma alla Valle del Rodano. Un’impresa di altissima qualità ingegneristica che attraversava il territorio valdostano giungendo da Eporedia (Ivrea), sino ad Augusta Prætoria (Aosta), per poi  biforcarsi in direzione del colle dell’Alpis Graia (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina (Gran San Bernardo). Tratti dell’antica via consolare sono tuttora visibili, in particolare nella porzione che va da Bard al successivo paese di Donnas, accompagnando i viandanti con spettacolari  passaggi intagliati nella roccia e con il tipico acciottolato che ha visto millenni di viaggiatori di ogni tipo. Un tracciato che si mantiene “alto” sui fianchi della montagna, rispetto all’attuale strada di fondovalle, così da evitare i problemi derivanti dalla Dora Baltea, all’epoca assai più  impetuosa e causa di frequenti esondazioni che rendevano pressoché impraticabile la parte più bassa della vallata.

Bard si trova proprio nel punto più stretto della valle, vera e propria “porta” di accesso al territorio aostano; con soli 160 abitanti su poco più di 3 km quadrati di superficie, è il comune più piccolo della Valle d’Aosta. Il borgo (che dal 2012 è compreso nel circuito dei “borghi più belli  d’Italia”) mostra ancora oggi il tipico assetto dell’insediamento urbano medievale e si dipana lungo una strada principale, su cui si affacciano una serie di pregevoli edifici residenziali del XV-XVI secolo, alcuni dei quali restaurati, costruiti sugli antichi muri romani (ancora visibili in alcune cantine): tra questi Casa Challant, nella piazzetta centrale del Borgo; Casa Valperga, sulla cui facciata è presente un’elegante bifora; Casa Urbano, sede dell’antico mulino; la cosiddetta Casa Ciuca, in cui si può ammirare un bell’esempio di ‘viret’, un’ardita scala a chiocciola dai gradini  che si aprono a ventaglio intorno a un’asse centrale (il palazzo ospita al piano terreno una bella enoteca presso cui è anche possibile affittare accoglienti camere ai piani superiori); l’elegante Palazzo Nicole, settecentesco, residenza degli ultimi conti di Bard, sulla cui facciata si notano  ancora i fori dei proiettili dell’assedio del 1800.

A caratterizzare il paese, però, è soprattutto la fortezza che lo sovrasta, la cui origine risale a periodi remoti: documenti storici testimoniano la presenza di un presidio ostrogoto (Clausuræ augustanæ) nell'area già nel VI secolo, ovvero all'epoca di Teodorico, con una guarnigione di  60 uomini. Nel 1034 il forte, all’epoca sotto il dominio del visconte di Aosta Boso, venne definito “inexpugnabile oppidum” grazie alla sua straordinaria posizione; successivamente fu occupato dalla potente signoria feudale dei Bard (conti locali alle dipendenze del vescovado di Aosta), e intorno alla metà del Duecento Amedeo IV di Savoia prese personalmente il controllo del Forte, impossessandosene e piazzandovi un'imponente guarnigione. Da qui in poi, l’insediamento sarà a lungo sotto il dominio dei Savoia. Nel 1661 Carlo Emanuele II, duca di Savoia, vi fece  installare il presidio del ducato nella Valle, concentrandovi l'artiglieria dopo lo smantellamento delle vicine piazzeforti di Verrès e di Montjovet; ulteriori opere di consolidamento e potenziamento delle strutture difensive furono poi portate a termine nel XVII e nel XVIII secolo.

La fortezza - che già nel 1704, durante la guerra di successione spagnola, riuscì ad ostacolare la discesa in Italia dei francesi - vide crescere la sua fama nel 1800, quando a essere fermato dall'avamposto difensivo dell'esercito austro-piemontese (quattrocento soldati austro-croati  comandati dal capitano Stockard von Bernkopf) fu addirittura Napoleone Bonaparte, che ne fece il teatro di un lungo storico assedio. Costretto alla resa con l’onore delle armi dopo ben due settimane (durante le quali l’esercito francese dovette aggirare la zona attraverso il vicino colle di Albard), il Forte rimase però vittima della vendetta di Napoleone, che, indispettito, ordinò di radere al suolo il “vilain castel de Bard”.

Trent’anni dopo Carlo Felice di Savoia, timoroso di nuove aggressioni da parte francese, affidò all'ingegnere militare Francesco Antonio Olivero il progetto di ricostruzione del Forte; i lavori si protrassero per otto anni, dal 1830 al 1838, dando vita al complesso così come lo conosciamo oggi, con la realizzazione di diversi corpi di fabbrica disposti su piani differenti: più in basso, su due distinti livelli e ideate a forma di tenaglia, l'Opera Ferdinando e l'Opera Mortai; nella parte centrale l'Opera Vittorio; più in alto, l'Opera Gola e l'Opera Carlo Alberto. I soldati che  potevano essere ospitati nelle 283 stanze del forte erano 416. Il tutto prevedeva inoltre la costruzione di 176 locali di servizio affacciati su un vasto cortile interno che doveva funzionare da piazza d'armi. Il sistema di strutture autonome e dotate di casematte a protezione garantiva  una difesa reciproca in caso di attacco; munizioni e provviste di cibo per tre mesi erano custodite in ampi magazzini ubicati presso l'Opera Mortai, anch'essi vigilati - come il resto della fortezza - da una cinquantina di cannoni.

Caduto in disuso dalla fine del XIX secolo, il forte fu poi adibito a carcere militare e successivamente a polveriera dell'Esercito Italiano fino al 1975, quando la proprietà passò alla Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Si giunge così ai giorni nostri, quando, nel gennaio 2006, dopo un lungo lavoro di restauro il Forte è stato aperto ai visitatori, divenendo ben presto un importante centro culturale che ospita una serie di percorsi museali permanenti, oltre a importanti esposizioni di arte antica,  moderna, contemporanea e di fotografia. La sommità della rocca è facilmente raggiungibile grazie ad avveniristici ascensori panoramici che dal Borgo di Bard, ai piedi del Forte, consentono di superare agevolmente l’ottantina di metri di dislivello fino all’Opera Carlo Alberto, alla  sommità del complesso.

Rubrica: 
Autore: 
Ultima modifica 13/02/2019