FOLIGNO

tra passato e presente
FOLIGNO

Tradizioni antiche e modernità si mescolano in una delle città più dinamiche dell’intera Umbria

A metà strada tra Perugia e Spoleto, in una zona pianeggiante di fondovalle (fatto inconsueto per una città dell’Umbria), Foligno non è soltanto uno dei centri commerciali e industriali più importanti dell’intera regione: la città, infatti, vanta una lunga storia, testimoniata dal suo accogliente centro storico e da spettacolari palazzi e monumenti: a partire dal Duomo del XII secolo, dedicato a San Feliciano, per proseguire con il Palazzo Comunale (la cui torre medievale crollò drammaticamente in diretta televisiva a seguito del terremoto del 1997, ed è stata restaurata nel decennio successivo), Palazzo Trinci sede della pinacoteca (con una facciata neoclassica e una magnifica scala gotica), per arrivare a Palazzo Orfini, antica dimora di Emiliano Orfini, il tipografo che stampò la prima edizione in lingua italiana della Divina Commedia, attualmente sede di un Museo della Stampa. A pochi metri, in quella stessa piazza della Repubblica (nota un tempo come Piazza Grande) una lapide ricorda il luogo dove, nel 1206, San Francesco iniziò il suo percorso spirituale con la vendita delle stoffe e del cavallo, i cui proventi gli permisero di ricostruire la piccola chiesa di San Damiano in Assisi.
Secondo un’antica tradizione, Foligno è anche considerata “il centro del mondo” (in folignate “lu centru de lu munnu”): secondo quanto si riteneva, la città si troverebbe esattamente al centro della penisola italiana, a sua volta al centro dell’Europa e del Mediterraneo, considerato anticamente il centro del mondo. Il punto esatto, un tempo identificato con il birillo centrale del biliardo di uno storico caffè cittadino (oggi scomparso), è stato definito con un’apposita delibera del consiglio comunale e si trova ora in mezzo al “Trivio”, l’incrocio tra corso Cavour e via Mazzini (gli antichi cardo e decumano dell’impianto urbanistico romano della città) che costituisce il punto più centrale dell’intero centro storico. Tra le molte tradizioni di Foligno, una in particolare è fortemente sentita dai suoi abitanti, richiamando al tempo stesso per la sua spettacolarità folle di visitatori da tutta Italia e dal resto del mondo: la “Giostra della Quintana”, torneo cavalleresco e manifestazione storica in costume che, dal 1946, si svolge a Foligno due volte l’anno, a metà giugno e a metà settembre. Lo spunto è la rievocazione storica della Giostra del 10 febbraio 1613, disputata in occasione del Carnevale per risolvere il dubbio su “quale cosa sia di maggior contento a cavalier d’honore: mantenere la grazia del principe o il continuato favore di bellissima et gentilissima dama”; dubbio per risolvere il quale si sfidarono in piazza Grande cinque rampolli di altrettante nobili famiglie cittadine.
La sfida, oggi, è tra i 10 rioni in cui è divisa la città e si svolge in un clima di passione ed entusiasmo che coinvolge migliaia di spettatori; viene considerata la gara più avvincente e difficile che si svolga in Italia e per questo è stata anche definita come “l’Olimpiade dei Giochi di Antico Regime”. La competizione si svolge su un tracciato a forma di otto, della lunghezza di 754 metri; all’intersezione delle due diagonali si trova la statua (detta appunto Quintana) del dio Marte con il braccio destro disteso. Sul gancio, sotto al pugno serrato, vengono appesi gli anelli, che dovranno essere infilati e che diminuiscono progressivamente di dimensione nel corso delle tre tornate di gara: 8 centimetri per la prima tornata, 6 per la seconda e solo 5 per la terza. La vittoria va al cavaliere che termina il percorso senza penalità e nel minor tempo possibile. Inutile aggiungere che l’abilità del cavaliere e il suo affiatamento con il cavallo sono condizioni essenziali per una sfida così difficoltosa; e ogni cavaliere, per tradizione, assume in gara un “nome finto” che lo identifica con il rione che rappresenta. Termini e aggettivi evocativi che già di per sé richiamano alla mente un mondo straordinario: iI Gagliardo corre per il rione Ammanniti; l’Ardito per il rione Badia; il Pertinace per il rione Cassero; il Furente per il rione Contrastanga; il Fedele per il rione Croce Bianca; l’Animoso per il rione Giotti; il Generoso per il rione La Mora; il Baldo per il rione Morlupo; il Moro per il rione Pugilli; l’Audace per il rione Spada.
Ma la Quintana non è solo gara: la sera prima della Giostra lungo le strade del centro cittadino si snoda un corteo con ben 800 personaggi in sontuosi abiti barocchi che fanno riferimento a un periodo compreso tra il 1580 e il 1620, rigorosamente fedeli ai dettami della moda e all’iconografia dell’epoca. Nobili e dame, cavalieri in sella ai loro destrieri, paggi e valletti, tamburini e trombettieri, alfieri e sbandieratori sfilano per le vie della città tra addobbi e fiaccole, regalando al pubblico straordinarie suggestioni. Nelle due settimane che precedono la Giostra la città si anima anche con l’apertura di dieci taverne rionali, all’interno di suggestive cantine o antichi edifici, dove - serviti da volontari in costume - si possono gustare i piatti della gastronomia seicentesca a base di prodotti tipici del territorio, in uno straordinario viaggio a ritroso nel tempo. Molte altre manifestazioni fanno da contorno a questo periodo di festa: come la Fiera dei Soprastanti, che propone la fedele ricostruzione di un antico mercato che si svolgeva nella città fino al 1816, quando Foligno era sotto il controllo dello Stato Pontificio; o come il palio di San Rocco, sfida goliardica che vede i rappresentanti dei vari rioni sfidarsi in sella a un somarello; nello stesso periodo si svolge anche il festival Segni Barocchi, con spettacoli musicali, teatrali, cinematografici e mostre improntati o ispirati a questo periodo storico. E poi, a completare il tutto c’è il Palio, obiettivo finale e simbolo della vittoria, intorno a cui ruota l’intero evento. Un oggetto che, oltre a essere espressione del successo del rione, ha finito con il diventare una vera e propria opera d’arte, tanto che la Quintana può di fatto esibire un’autentica galleria d’arte moderna firmata da artisti importanti: nomi come Salvatore Fiume, Pietro Annigoni, Domenico Purificato, Remo Brindisi e molti altri, a testimonianza di un rito cittadino antico nelle origini, ma ancora attualissimo nel coinvolgimento e nelle emozioni che è in grado di suscitare tanto nei folignati “doc” quanto nei molti visitatori.

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Ultima modifica 27/02/2018