Impegno e responsabilità: le chiavi della crescita

Stefano Lado, di recente nominato Presidente di Banco Desio, riassume il percorso fin qui effettuato e le prospettive per il prossimo futuro del Gruppo

Abbiamo incontrato il nuovo Presidente del Banco Desio Stefano Lado di passaggio a Roma per la presentazione della sessantesima edizione del Festival di Spoleto presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, cui non ha voluto mancare, e nella bella sala del dicastero dedicata a Giovanni Spadolini; abbiamo approfittato della sua cortesia per rivolgergli qualche domanda.

Avvocato, anche quest’anno il Gruppo Banco Desio è presente al Festival.

Sì, con l’acquisizione della Banca Popolare di Spoleto abbiamo deciso di continuare a sostenere una manifestazione come il Festival. E il direttore Giorgio Ferrara, anche per questa edizione, ci ha proposto un bel programma con protagonisti di rilievo. Come Gruppo partecipiamo anche nella sezione cinema - per il secondo anno - con un nuovo film prodotto sempre nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale. Per Spoleto e il suo territorio si rinnova quindi un appuntamento importante e la banca non poteva mancare.

Restiamo alla Spoleto: l’acquisizione della Popolare è storia tutto sommato abbastanza recente. Soddisfatti dell’operazione?

Negli anni trascorsi come Presidente della banca e con un management rinnovato sia con risorse Banco Desio che della banca stessa, si è impostato un progetto e una serie di programmi di lavoro che salvaguardassero e rinnovassero il forte legame con il territorio e nel contempo chiarissero quali fossero le condizioni per portare la banca fuori dal tunnel, verso nuovi traguardi e nuove opportunità.

E il bilancio 2016 chiuso in utile ne è stata la logica conseguenza.

Diciamo che abbiamo profuso ogni sforzo per chiudere con il segno più e dare un chiaro segnale a tutti gli stakeholders che la Popolare di Spoleto era tornata a giocare il suo ruolo a pieno titolo e con le carte in regola per ben figurare.

Visto il successo con Spoleto, non escludete in futuro altre operazioni che allarghino dimensioni e operatività?

Non vogliamo precluderci la valutazione di soluzioni che ci possano consentire lo sviluppo dell’attività.

Oggi siamo impegnati con le due banche che ci garantiscono una presenza in dieci regioni tra Centro e Nord Italia e con Fides, una società di prodotto (ndr: cessione del quinto) che ci sta dando molte soddisfazioni.

Negli anni passati la ricerca di una maggiore copertura territoriale ha nei fatti “gonfiato” le reti bancarie, mentre la clientela ci segnalava, prima timidamente poi in maniera sempre più evidente, che il diradare della sua presenza fisica agli sportell imponeva altre riflessioni sull’articolazione e sulle modalità distributive della proposta commerciale.

Informatizzazione e digitalizzazione come nuove parole d’ordine, quindi...

Innanzitutto non sono nuove e soprattutto non devono essere interpretate come scelta assoluta. La tecnologia è il mezzo e non il fine, deve saper garantire la qualità della relazione con la clientela. A noi spetta il compito di definire al meglio al nostro interno che cosa intendiamo per qualità del servizio nei rapporti con la clientela e differenziare opportunamente il mix tra digitalizzazione e presenza fisica, calibrando la nostra offerta complessiva di prodotti e servizi. Senza peraltro dimenticare che sulla componente umana e relazionale abbiamo fondato molta parte del nostro successo passato e – ne sono convinto - anche futuro.

Ma i piani di esuberi che vedono massicciamente coinvolta un’ampia fetta del sistema bancario dicono altro.

A maggiori dimensioni aziendali, e complessità organizzativa derivata, corrispondono maggiore attenzione al fenomeno, e una rivisitazione complessiva degli organici si impone. Anche nel nostro Gruppo abbiamo dovuto liberare risorse in esodo e previsto un generale ridimensionamento. Ma sempre con l’obiettivo di non cedere sul fronte qualitativo, in coerenza con la nostra storia passata, senza inseguire una compressione dei costi tout court, ma puntando con determinazione su un modello di banca – come ho già detto – moderna, snella e digitale.

Il 6 aprile scorso lei ha lasciato la Presidenza della Spoleto per subentrare ad Agostino Gavazzi nella carica di Presidente del Banco Desio. Continua quindi nel tempo la tradizione che vede alternarsi un Gavazzi e un Lado alla guida del Gruppo Banco Desio.

Sì, le due famiglie sono legate, oltre che da un percorso imprenditoriale comune, anche da vincoli familiari che affondano le loro origini nella Milano di fine Ottocento.

Il legame si rafforza ulteriormente anni dopo, quando una figlia di Egidio Gavazzi, Maria Piera, sposa il figlio del magistrato e procuratore del Re presso il tribunale di Monza Luigi Lado. Alla presidenza del Banco si sono così alternati esponenti delle due famiglie: mio nonno Luigi Lado, Pietro Gavazzi - padre di Agostino -; poi negli anni ’80 è stata la volta di mio padre Ignazio Lado, seguito dal mio predecessore Agostino Gavazzi.

La sua recente nomina rientra quindi in un processo consolidato, inevitabile, quasi obbligato...

Guardi, nulla è obbligato e inevitabile. Quando mio padre è entrato in banca il Banco Desio aveva quattro filiali nell’alto milanese, è stato consigliere del Banco per 35 anni prima di diventarne Presidente, il mio predecessore Agostino Gavazzi per diciannove. Per quanto mi riguarda, infine, sono entrato in consiglio molto giovane nel lontano 1988 e da allora, con responsabilità crescenti, ho sempre seguito lo sviluppo della banca e del Gruppo. Il passato delle due famiglie ci insegna che il privilegio di accedere a determinate cariche e funzioni si coniuga necessariamente con l’impegno e il senso di responsabilità nei confronti di chi ti ha preceduto e di quanti da te dipendono.

 

 

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Ultima modifica 03/07/2017