La terra del Sagrantino

La terra del Sagrantino
Montefalco è un paese nel cuore dell’Umbria (in altri termini, nel cuore del cuore dell’Italia), il cui nome evoca orizzonti aperti, dove lo sguardo può spaziare su ampi e verdissimi scenari. E in effetti, è proprio così: questo comune di poco meno di 6000 abitanti, in provincia di Perugia, si trova sulla cima di una collina che domina la pianura dei fiumi Topino e Clitunno. Una posizione che offre uno straordinario panorama a 360 gradi e che da secoli gli ha fatto guadagnare l'appellativo di "Ringhiera dell’Umbria”. I suggestivi vicoli del centro medievale, l’ampia Piazza del Comune con il duecentesco Palazzo Comunale, la cinta muraria, il Complesso museale di San Francesco (risalente al 1300) in cui si conserva un importante ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli e una Natività del Perugino: tutti questi elementi hanno contribuito a far entrare Montefalco nel ristretto club dei “Borghi più belli d’Italia” e a essere nominato dal FAI, nel 2007, come “città ideale d’Italia”.
Ma non sono solo questi i meriti che la cittadina umbra può vantare: a rendere celebre il nome di Montefalco in Italia e nel resto del mondo è soprattutto la sua produzione vinicola, che ha nel Sagrantino il suo più noto esponente. Un’eccellenza sostenuta e promossa da un’apposita organizzazione, il Consorzio Tutela Vini Montefalco, nata nel 1981 (e “rifondata” nel 2001 per adeguamento alle normative) che - in coordinamento con i produttori locali - si occupa di garantire gli elevati standard produttivi e di promuovere i vini del territorio in ambito nazionale e internazionale.
La storia di questo grande vino DOCG (la cui area di produzione è limitata al territorio collinare di Montefalco e a parte dei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo) risale a tempi antichi. Già nel 1088 si scriveva di terre piantate a vigna in queste zone, mentre risalgono al Duecento numerosi documenti che testimoniano una cura costante per la viticoltura: attività che si sviluppava perfino nel centro urbano e negli orti, dando così vita a uno straordinario circuito di viti storiche ancora oggi osservabile nei giardini di alcune case del centro di Montefalco. Il nome Sagrantino sembrerebbe riconducibile ai Sacramenti (dal latino “sacer” - sacro) in quanto l’uva era coltivata dai frati che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi: tanto è vero che alcune antiche cantine francescane conservano ancora le vasche per la raccolta e la pigiatura delle uve e per contenere il vino. E anche la tutela di questo prodotto inizia in anni remoti: dalla prima metà del Trecento compaiono a questo fine interi capitoli e rubriche di statuti comunali, e nel 1622 il cardinale Boncompagni, legato di Perugia, inasprì le sanzioni stabilite dal Comune fino a prevedere “la pena della forca se alcuna persona tagliasse la vite d’uva”. Una storia che prosegue in anni più recenti (nel 1925, alla Mostra Enologica dell’Umbria, Montefalco venne definito il centro vinicolo più importante della regione) fino ad arrivare ai giorni nostri, che vedono il Montefalco Sagrantino DOCG ricevere i più importanti riconoscimenti ufficiali, nonchè la riscoperta e lo sviluppo di altre apprezzatissime varietà autoctone legate tanto ai vini rossi quanto ai bianchi.
Racconta Filippo Antonelli, presidente del Consorzio e titolare di una storica azienda vitivinicola della zona: “Il punto di partenza del nostro percorso risale esattamente a 40 anni fa, nel 1979, quando il Montefalco Sagrantino ha ottenuto il riconoscimento della DOC (seguito poi, nel 1992, dalla DOCG). Questo ha portato verso la metà degli anni 90 a un’accelerazione della nostra attività, grazie anche all’iniziativa di alcune cantine particolarmente dinamiche e attente alla comunicazione; e ha avuto come conseguenza l’arrivo di aziende di altri territori, che hanno investito nell’acquisto di terreni: la trentina Lunelli (con il celebre “carapace” disegnato da Arnaldo Pomodoro), la friulana Livon, la toscana Cecchi, la Lungarotti di Torgiano, solo per citarne alcune.
Un processo che, dopo la crisi del 2007/2008, ha portato ad anni complessi di assestamento, da cui il Sagrantino ha saputo uscire positivamente soprattutto in forza di due elementi: il primo, il fatto di essere una sorta di portabandiera, il caso emblematico di un vitigno autoctono, mai uscito da Montefalco, che ha rappresentato una sorta di riscossa del territorio; il secondo, il fatto che all’epoca il mercato apprezzava soprattutto vini potenti, e l’immagine del Sagrantino era presso il pubblico quella di un vino molto impegnativo.
Successivamente sono arrivati anni in cui la potenza del vino era meno richiesta sul mercato, e questo ha ridotto le occasioni di consumo, in particolare in Italia. Così, oggi una parte importante del nostro lavoro è quella di comunicare il Sagrantino per quello che effettivamente è: non solo forza, ma anche e soprattutto eleganza.
I nostri vini di oggi sono di fatto molto diversi da quelli di una ventina di anni fa, e non è solo una questione di gradazione, ma anche di struttura; le vigne sono più mature e i produttori hanno acquisito una maggiore consapevolezza nella raccolta e nella vinificazione soprattutto laddove, precedentemente, c’era una scarsa esperienza nel lavorare il Sagrantino in purezza. Lo scopo della nostra comunicazione, insomma, è quello di portare a una rivisitazione dell’immagine del Sagrantino.
Ma non solo: abbiamo anche l’obiettivo di comunicare che il Montefalco Sagrantino, per quanto maggiormente conosciuto, non è l’unico vino del territorio di Montefalco: una parte importante del nostro prodotto (Montefalco Rosso DOC e Montefalco Rosso Riserva DOC) è a base Sangiovese, con una percentuale di Sagrantino dal 10 al 25%. In più, abbiamo la fortuna piuttosto rara di trovarci con due vitigni a bacca bianca autoctoni: il Grechetto (più fresco e floreale, base per il Montefalco Grechetto DOC), e il Trebbiano Spoletino (una varietà storica della zona, che era sparita dal territorio e su cui si basa il nostro Montefalco Bianco DOC).
Parlando di numeri - spiega ancora Antonelli - il nostro Consorzio rappresenta circa 70 cantine, per le quali possiamo stimare circa 700 ettari di Sagrantino, 600 di Montefalco Rosso e circa un centinaio di Grechetto, per un totale di 1.300.000 bottiglie di Sagrantino, 2.500.000 di Montefalco Rosso e 200.000 di Grechetto. In questo scenario, lo sforzo - tanto dei produttori quanto del Consorzio - è quello di sostenere e incrementare la crescita. In Umbria i nostri vini sono già molto presenti, e si avvalgono di un costante aumento delle presenze turistiche: basti pensare che proprio qui a Montefalco la nostra chiesa-museo di San Francesco (presso cui vengono organizzati eventi e iniziative, spesso sostenuti direttamente dal Consorzio) stacca circa 20.000 biglietti all’anno, qualificandosi così come il terzo museo più visitato di tutta l’Umbria. Diverso, invece, il discorso per il resto d’Italia, dove le scelte riguardanti il bere si orientano soprattutto su base regionale, e dove quindi il lavoro diventa più complesso. Quello a cui puntiamo, di fatto, è in particolare ai mercati esteri: non solo con iniziative commerciali specifiche (come la partecipazione a fiere ed eventi di settore), ma focalizzandoci su un discorso più ampio, capace di promuovere l’intero territorio. Perché posso anche essere la migliore etichetta del mondo, ma se non sono in grado di comunicare correttamente i ‘brand’ Umbria e Montefalco, non ho molte possibilità di andare lontano…”.
Vino e territorio, insomma, confermano un legame sempre più stretto e intenso, con la promozione dell’uno che va a braccetto con lo sviluppo dell’altro. E, da questo punto di vista, non c’è dubbio che la “materia prima” per attrarre e coinvolgere turisti non manchi affatto.
La stessa posizione di Montefalco, al centro della regione, rende facilmente raggiungibili tutte le città dell’Umbria più belle e più ricche di attrattive culturali, storiche, artistiche, naturalistiche. Itinerari spesso raggiungibili anche in bicicletta o con le sempre più diffuse e-bike, con una rete di strutture di accoglienza che si raccoglie intorno al progetto “Strada del Sagrantino” (www.stradadelsagrantino.it) e che comprende agriturismi, hotel, bed&breakfast e ristoranti insieme a cantine, produttori di olio e altre aziende artigiane tipiche; feste, eventi dedicati al vino, degustazioni guidate (spesso organizzate nella suggestiva sede del Consorzio, in un antico palazzo affacciato sulla Piazza del Comune) arricchiscono ulteriormente la gamma di iniziative rivolta al pubblico. Una formula ideale per valorizzare al meglio un territorio capace di incantare, in tutti i sensi.
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Ultima modifica 04/11/2019