L'Agenda 2030

e il contributo del Gruppo Banco Desio allo sviluppo sostenibile

Ma quanto inquina una banca? Questa è stata la prima domanda che mi sono posto quando nel nostro ufficio abbiamo iniziato a occuparci del tema della sostenibilità, coordinando il gruppo di lavoro che è stato costituito dal Banco Desio all’inizio del 2017 per arrivare alla pubblicazione  del “Bilancio di sostenibilità 2017” del Gruppo Banco Desio.

Sviluppo sostenibile, corporate social responsibility, responsabilità socio-ambientale, responsabilità sociale d’impresa sono termini ormai entrati a fare parte del linguaggio contemporaneo e caratterizzano con sempre maggiore consapevolezza le nostre decisioni di acquisto quotidiane al supermercato, con la sempre più ampia offerta di prodotti “bio”, così come quelle di investimento; pensando ad esempio all’automobile, la scelta attuale non è più solo tra benzina o diesel, oggi infatti troviamo anche l’alimentazione a GPL, quella a metano, l’elettrica o l’ibrida che  stanno riscuotendo sempre maggiore interesse per la crescente attenzione alla riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti.

Il concetto di sostenibilità non ha una definizione univoca, la sua origine può comunque essere ricondotta alla compatibilità tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell’ambiente contenuta nel rapporto “Our Common Future” pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite, secondo cui per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

Il principio dello sviluppo sostenibile ha poi subito un’evoluzione nel tempo fino ad arrivare al mese di settembre 2015, quando l’ONU ha approvato i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG o Sustainable Development Goals) validi per il periodo 2015-2030, che hanno sostituito gli  obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG o Millennium Development Goals), scaduti alla fine del 2015.

Gli SDG sono stati definiti e promossi come strumento per supportare la definizione di obiettivi e strategie correlate alle priorità di business e rappresentano una sfida ambiziosa per la comunità internazionale, da realizzare in 15 anni all’interno di una Partnership globale supportata da  politiche e azioni concrete.

Gli SDG includono 17 obiettivi che sono ulteriormente declinati in 169 target specifici da raggiungere entro il 2030. Rispetto ai MDG sono ritenuti universali e più completi in quanto includono problematiche nuove quali il cambiamento climatico, il consumo sostenibile e l’innovazione in tutti  i campi.

Sempre nel 2015, nel mese di dicembre, alla conferenza sul clima di Parigi (COP21), 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale che ha definito un piano d’azione globale al fine di prevenire cambiamenti climatici pericolosi.

In altri termini lo sviluppo sostenibile coniuga dunque le esigenze di crescita economica con quelle di sviluppo umano e sociale, di qualità della vita e di salvaguardia del pianeta secondo un’ottica di benessere di lungo periodo; in questo le imprese, indipendentemente dalla  dimensione e dal settore produttivo, sono chiamate a dare il proprio contributo attraverso nuovi modelli di business responsabile, gli investimenti, l’innovazione, lo sviluppo tecnologico e l’attivazione di collaborazioni multi-stakeholder.

Parlando di utilizzo di risorse energetiche, emissioni inquinanti, rispetto dei diritti umani, per una realtà che opera nel settore bancario domestico italiano gli effetti prodotti direttamente dalle attività operative interne sono certamente molto meno impattanti rispetto a quelli generati  indirettamente attraverso le politiche di allocazione degli impieghi, ovvero delle scelte di erogazione del credito e di investimento del portafoglio titoli.

Ecco dunque chiarita la corretta chiave di lettura dell’interrogativo iniziale che fa capire anche il ruolo nodale del sistema bancario e finanziario nella diffusione dei temi ambientali, sociali e di governo (ESG – Environmental, Social and Governance) nell’attuale contesto economico in cui  è essenziale misurare e comunicare gli impatti prodotti direttamente e indirettamente nel perseguire i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Un tema oggi ancora molto dibattuto all’interno del settore bancario, anche con riferimento ai prodotti di finanziamento e di investimento offerti alla clientela, riguarda le modalità di definizione o identificazione dei prodotti “sostenibili”: come li possiamo riconoscere?

È difficile trovare oggi un intermediario bancario che non offra prodotti per finanziarie interventi di ristrutturazione per l'efficientamento energetico di un immobile residenziale o prodotti di investimento come i fondi comuni gestiti secondo criteri etici socio-ambientali, ma il concetto  “sostenibile” o “sociale” o “green” non trova ancora una definizione univoca.

Anche per colmare questo gap, per aiutare quindi i risparmiatori ad acquisire una maggiore consapevolezza nelle loro scelte di investimento, la Commissione Europea ha recentemente varato il “Piano di azione per finanziare la crescita sostenibile” che, più in generale, rappresenta la  visione d’insieme dell’indirizzo che l’Unione Europea vuole imprimere alle istituzioni finanziarie (alle banche in primis) e alle imprese nei prossimi anni per centrare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e dall’Agenda 2030 delle Nazioni  Unite.

Questo piano d’azione sulla finanza sostenibile è parte di più ampi sforzi per collegare la finanza alle esigenze specifiche dell’economia europea e mondiale, a beneficio del nostro pianeta e della nostra società. Nello specifico, il piano d’azione mira a (1) riorientare i flussi di capitali  verso investimenti sostenibili al fine di realizzare una crescita sostenibile e inclusiva, (2) gestire i rischi finanziari derivati dai cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, il degrado ambientale e le questioni sociali nonché (3) promuovere la trasparenza e la visione a lungo  termine nelle attività economico-finanziarie

Esso prevede che si realizzino una serie di interventi di natura normativa-regolamentare che impatteranno direttamente sul modo di fare banca, finalizzati a promuovere gli investimenti in progetti sostenibili come anche a integrare la sostenibilità nella fornitura di consulenza sugli  investimenti.

In questo contesto in evoluzione si inserisce il “Bilancio di sostenibilità 2017”, pubblicato nella sezione “Sostenibilità” del sito istituzionale della capogruppo Banco Desio (www.bancodesio.it/it/content/sostenibilita) in conformità al D.Lgs. 254/2016, che è stata l’occasione per ribadire “il nostro contributo al bene comune”, ovvero l’impegno del Gruppo Banco Desio rispetto ai temi socio-ambientali, in un percorso di miglioramento continuo della propria visione in materia di responsabilità sociale d’impresa.

Un miglioramento continuo che si sviluppa a partire dal dialogo con i propri stakeholder; per questo è previsto che a un campione qualificato di clienti, fornitori, dipendenti, ecc., venga sottoposto uno specifico questionario, per poter raccogliere preziose informazioni e considerazioni  utili per il processo di formulazione/revisione delle politiche aziendali del gruppo, aggiornandone il posizionamento competitivo. Rispondendo al questionario, ciascuno stakeholder potrà dare il proprio contributo allo sviluppo sostenibile.

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Ultima modifica 14/02/2019