Preziosi beni rifugio

Preziosi beni rifugio

Il diamante come interessante strumento di diversificazione patrimoniale

"Diamonds are a girl’s best friends!” così cantava Marylin Monroe in “Gli uomini preferiscono le bionde” famoso film musicale degli anni ’50. Ed era (ed è tuttora) senz’altro vera l’affermazione della bella attrice. Il diamante rappresenta una gemma ambita per il gentil sesso: sancisce da sempre un fidanzamento ufficiale, o un anniversario importante. Ma da tempo il diamante rappresenta anche uno dei migliori amici di accorti e previdenti operatori che guardano alla pietra preziosa come bene rifugio e come interessante diversificazione a tutela dei rispettivi patrimoni.

Ma andiamo con ordine. Prima di tutto vediamo di cosa stiamo parlando. Il diamante altro non è che un cristallo di carbonio, un minerale quindi ma che è stato sottoposto in natura ad una fortissima pressione (tra 25.000 e 70.000 chili per centimetro quadrato) combinata ad una elevata temperatura (1500-2000 gradi) all’interno del mantello terrestre, lungo un processo di creazione di milioni di anni.

 

Le origini - I cristalli sono stati portati in superficie da eruzioni vulcaniche mischiati ad un altro minerale (la kimberlite) nei giacimenti cosidetti primari (in pratica antichissimi coni vulcanici ) o in depositi secondari di natura alluvionale, fiumi e torrenti, per intenderci. I primi ritrovamenti di diamanti di cui si ha traccia storica risalgono a molte migliaia di anni fa in depositi alluvionali di fiumi indiani. Le pietre rinvenute divennero da subito molto ambite in tutto il mondo conosciuto ed al diamante vennero attribuite proprietà e virtù “magiche” legate alle sue caratteristiche fisiche (la parola diamante deriverebbe dal greco antico damas - indomabile).

Nell’antica Roma, le pietre venivano apprezzate non solo per la brillantezza ed il colore ma anche per la loro durezza e resistenza, qualità particolarmente riconosciute anche a quei tempi per particolari lavorazioni. L’india rimase per secoli l’unico paese produttore. Dovranno passare tre secoli - dopo la scoperta delle Americhe - per trovare i primi sfruttamenti di giacimenti diamantiferi in Brasile, e la seconda metà dell’Ottocento per avviare in Sud Africa le prime ricerche diamantifere alle sorgenti del fiume Orange. Sempre in Sud Africa vennero avviate nello stesso periodo i primi scavi in depositi primari (camini diamantiferi) a Kimberley.

Ancora oggi il Sud Africa rappresenta un importante paese produttore soprattutto di diamanti industriali, cioè di quei diamanti che per le loro caratteristiche si prestano ad essere utilizzati per scopi diversi dalla gioielleria con il Congo ed il Botswana in Africa, la Russia e l’Australia. Per le qualità di tipo gemmologico ancora l’Africa recita un ruolo prevalente - sempre con il Botswana, il Congo e l’Angola -, insieme alla Russia, al Canada ed al Brasile, mentre il continente australiano molto attivo sino a dieci anni fa ha visto progressivamente esaurirsi tali filoni diamantiferi.

 

Le caratteristiche - I diamanti destinati al taglio per gioielleria ed investimento devono presentare caratteristiche ben precise e codificate.

In pratica ogni pietra è sottosta ad una classificazione che ne sancisce la qualità ed il valore rispetto a precisi parametri, riconosciuti a livello internazionale (le famose quattro “c”- carat, color, clarity, cut). Più in dettaglio, la prima “c” (carat – carato) identifica il peso della pietra anche se è spesso associato alle dimensioni della stessa. Un carato viene suddiviso in 100 parti ( o “punti”) per cui una pietra di 0.90 carati viene definita anche come un diamante da 90 punti. Ma a una caratura importante può non corrispondere una valore proporzionale. In altre parole una pietra può essere di caratura doppia rispetto ad un’altra ma valere la metà o meno. 

Un’altra caratteristica importante di classificazione è rappresentata dal colore. Il GIA (Gemmological Institute of America) ha definito le scale di colore di un diamante secondo una precisa classificazione: D per le pietre totalmente prive di colorazione (e quindi più rare e preziose). 

A scendere E (bianco eccezionale), F (bianco extra+), G (bianco extra), H (bianco). Le lettere che seguono dalla I alla Z identificano pietre che assumono con intensità crescente una colorazione - tipicamente gialla, ma non solo - determinandone una progressiva perdita di qualità. 

Un’altra “c” è rappresentata dalla purezza (“clarity”), una caratteristica frutto della genesi della pietra, e valuta la presenza o meno di inclusioni, la loro rilevanza e quindi anche la trasparenza e la luminosità della stessa.

Anche in questo caso è il GIA citato che ha stabilito una classificazione di purezza che individua con le lettere FL e IF le pietre con purezza più elevata.

Alla bellezza e preziosità della pietra concorre infine l’ultima c (“cut”), il taglio, caratteristica in cui interviene non la natura come per le c precedenti ma la mano dell’uomo e che dà la forma alla pietra. Un taglio corretto e ben realizzato valorizza la pietra e la sua capacità di “restituire” in maniera ottimale la luce che entra e viene riflessa nel diamante. La scala prevede un valutazione massima (Excellent) sino alla più modesta (Poor).

Tra le forme che un diamante può assumere (ovale, perla, a cuore, ecc.) il taglio che maggiormente valorizza le qualità di un diamante è il cosiddetto taglio a brillante (o taglio “round”), talmente conosciuto da essere diventato esso stesso sinonimo di diamante, mentre identifica esclusivamente un certo tipo di taglio. Esiste infine un’ultima caratteristica che si aggiunge alle quattro “c” elencate e che è rappresentata dalla fluorescenza che in un diamante di elevate caratteristiche deve essere assente (None nella classifica internazionale).

 

Il valore - Il diamante è una pietra preziosa dalle caratteristiche uniche ed è estremamente rara. Basti pensare che per “produrne ” un solo carato occorre movimentare circa cinque tonnellate di kimberlite nei depositi primari e, in quelli di natura alluvionale, ben 20 tonnellate di sabbia. Non solo, ma i giacimenti si esauriscono e nuovi scavi non sempre garantiscono qualità e resa. In più la richiesta è in crescita per il progressivo allargamento a nuovi mercati. Il valore della pietra nel tempo si è accresciuto: serie storiche dell’autorevole listino Rapaport (l’istituto riconosciuto a livello internazionale che definisce il “prezzo” delle pietre (rispetto a caratura, purezza e colore) lo evidenziano.

 

Il diamante - bene rifugio può essere certamente considerato come una valida forma di diversificazione patrimoniale, ma a determinate condizioni.

Dovrà essere adeguatamente certificato rispetto alle sue caratteristiche qualitative. La certificazione del GIA già citato piuttosto che del IGI (International Gemological Insitute) o di altri importanti istituzioni internazionali rappresenta una “condizio sine qua non”. L’acquisto dovrà essere altresì valutato rispetto ad un arco temporale medio lungo (escludendo quindi ogni forma di speculazione di breve periodo), in un’ottica di protezione del patrimonio e riservandovi una quota residuale rispetto al totale dello stesso.

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Ultima modifica 05/02/2016