Come parlare di Denaro ai nostri Figli

Di fronte alle domande dei nostri figli che riguardano argomenti ritenuti in qualche modo tabù, tra i quali i soldi, tendiamo glissare a volte dicendo loro che sono domande impertinenti, a volte cambiando semplicemente argomento perché “il denaro è una cosa da grandi!”. In alcuni casi vogliamo, come è naturale, che l’infanzia duri un po’ più a lungo e allora perché non proteggerli da questi aspetti che potrebbero essere già stressanti in futuro?

Proteggere i bambini dall’economia non ha senso, specie se consideriamo le evoluzioni future della società nella quale viviamo e che ci apprestiamo a lasciare in eredità. Pensiamo solamente a ciò che comporteranno le ultime riforme del sistema pensionistico: tassi di sostituzione inferiori a quelli finora assicurati agli attuali pensionati, aumento dell’età in cui si potrà andare in pensione, aumento degli anni di lavoro, la necessità di provvedere a una pensione integrativa per poter mantenere lo stesso tenore di vita, e così via.

Ma è anche vero che a sei anni non si hanno ancora tutti gli strumenti per poter entrare in possesso appieno delle informazioni economiche, anche se basilari. Come fare, allora?

Il punto di partenza può essere ad esempio la spesa settimanale, sia al supermercato sia su Internet. Fare insieme il conto di ciò che serve, di quanto si spende e di dove si può risparmiare contribuisce a rispondere alle domande basilari sul bilancio familiare: quanto spendiamo ogni mese per le necessità e quanto invece per oggetti o servizi che desideriamo, ma ai quali potremmo tranquillamente rinunciare? La nostra spesa non deve essere un segreto perché i bambini spesso ci vedono pagare con tessere di plastica o davanti al computer di casa senza usare  “soldi reali”, motivo per cui è bene abituarli a conoscere il valore del denaro prima che si arrivi all’adolescenza.

Secondo l’Indagine Doxakids, Feduf, American Express del 2016 in Italia la metà dei genitori usa il denaro come un incentivo per premiare ciò che dovrebbe essere il quotidiano dovere di un adolescente (comportarsi bene o studiare). Si crea così una distorsione delle motivazioni per le quali un adolescente debba impegnarsi in un’attività: di fatto noi adulti stiamo proponendo un valore del tutto errato del denaro e sostituiamo l’incentivo alla motivazione.

Sempre la ricerca realizzata da FEduF insieme a DoxaKids su adolescenti tra i 12 e i 18 anni di età ci dice che il 92% dei ragazzi che possiede del denaro personale lo risparmia, ma senza obiettivi definiti: il 75% dichiara di mettere da parte dei soldi almeno una volta ogni 3 mesi e la  forma più diffusa di risparmio resta il salvadanaio. Quanto alle spese, la ricerca evidenzia che i giovani utilizzano il proprio denaro per acquisti sia nei negozi fisici (96%) che in negozi online (75%).

Il denaro per i ragazzi rischia in questo modo di restare un bene senza passato né futuro. Come faranno i ragazzi a capire come programmare una spesa, a valutare la necessità di differirla, a comprendere i concetti di priorità e di rinuncia, di bilanciamento tra possibilità e desideri, tra doveri e piaceri se i genitori si sostituiscono a loro, anche nel corso dell’adolescenza, in queste decisioni? Siamo poi sicuri che i genitori siano in grado di trasmettere equilibrio di giudizio e di comportamento nell’acquisto? Quali strategie educative adottano i genitori? L’esempio e il  proprio comportamento sono la principale modalità proposta dai genitori nell’educazione finanziaria (47%) dei figli.

Dai dati Doxa Kids emerge come i preadolescenti abbiano dimestichezza con gli strumenti finanziari e si considerino soggetti economici autonomi: consumatori, fruitori di servizi, intestatari di prodotti bancari, autori di transazioni finanziarie. Ma questa loro sicurezza non può  prescindere dalla consapevolezza che il processo di spesa è collegato a quello di guadagno, laddove i tempi e la fatica del secondo sono inversamente proporzionali a quello del primo.

L’acquisizione di questa relazione deve necessariamente passare da un’educazione finanziaria in famiglia, basata su informazione, senso di responsabilità e rispetto per il denaro, strumento di benessere indispensabile che si produce solo attraverso il lavoro. L’uso del denaro rientra nella grande tematica del rispetto (rispetto del lavoro, rispetto di ciò che una generazione trasmette all’altra, rispetto dell’alterità) e si nutre di futuro: entrambi si imparano nel rapporto tra le generazioni.

L’educazione finanziaria è certamente solo un lato della medaglia: l’informazione deve andare di pari passo con la regolamentazione, strumento indispensabile per la protezione dei giovani risparmiatori. Ma la famiglia “è il campo e il cuore di questa grande sfida”: noi della FEduF da sempre dedichiamo un grande impegno all’educazione finanziaria dei giovani, cercando di aiutare i genitori a prendere consapevolezza dell’importanza di questa nuova competenza di cittadinanza per il loro futuro. Suggerire percorsi pratici e percorribili è un obiettivo prioritario da  perseguire, a partire dai più piccoli, che si pone coinvolgendo attivamente genitori e insegnanti perché, come ogni forma di cultura, anche quella economica e finanziaria esprime le sue potenzialità se viene condivisa e praticata in famiglia e a scuola.

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Ultima modifica 13/02/2019