Due ruote per tutti

Due ruote per tutti

I dati parlano chiaro: anche in Italia viaggiare in bicicletta è una formula sempre più diffusa e apprezzata

I vantaggi, del resto, sono moltissimi: pedalare è un tipo di attività fisica che fa bene quasi a tutti e che è adatta a qualunque fascia di età; la permanenza all’aria aperta giova non solo al
fisico, ma anche all’umore; la formula di “viaggio lento” connesso allo spostarsi su due ruote corrisponde a un interesse sempre crescente verso un generale approccio più rilassato e “slow” al tempo libero e, al tempo stesso, consente di andare alla scoperta di luoghi e paesaggi spesso esclusi dalle grandi vie di comunicazione; spostarsi su due ruote non inquina e non impatta sull’ambiente… e l’elenco potrebbe continuare ancora.

Una tendenza che risulta evidente dalla semplice osservazione, ma che è stata confermata anche da ricerche specifiche come il 1° Rapporto Isnart-Legambiente sul cicloturismo, recentemente presentato: una ricerca da cui emergono dati che evidenziano un deciso sviluppo di questa attività. Il rapporto raffronta i dati del 2018 con quelli del 2013, sottolineando una crescita del cicloturismo del 41%, quasi 4 volte superiore al tasso medio di crescita dell’intero movimento turistico in Italia (+11%). Il numero di cicloturisti stimato nel nostro Paese nel 2018 è di 21,9 milioni (pari al 2,4% del totale nazionale), a cui si aggiungono ben 55,7 milioni dei cosiddetti “turisti ciclisti” (coloro, cioè, che si recano nella destinazione di vacanza con altri mezzi e utilizzano poi la bicicletta per passeggiate o escursioni in zona).

Al di là delle statistiche, un elemento importante è la crescita, anche in Italia, di grandi ciclovie: percorsi riservati alle biciclette (o che comunque si svolgono su strade secondarie a bassissimo traffico) che rendono questa attività più facile e tranquilla, eliminando quanto più possibile la convivenza con il traffico motorizzato.

Due ruote per tutti

Pioniere, in questo, è stato l’Alto Adige, che ormai da molti anni ha realizzato una rete di piste ciclabili che percorrono l’intera provincia in lungo e in largo; la carta vincente (oltre ai bellissimi panorami e all’ottima rete di accoglienza) è stata soprattutto la perfetta integrazione con il sistema ferroviario: lungo tutte le principali ciclovie, infatti, ogni pochi chilometri è possibile raggiungere una stazione, caricare la bicicletta direttamente nel vagone e rientrare al punto di partenza. In questo modo è possibile ritagliare itinerari di qualunque impegno e lunghezza, in funzione del tempo a disposizione e del grado di allenamento e di forma fisica del partecipante. Dalla “storica” ciclabile della Val Pusteria (che porta, lungo un falsopiano in discesa, da San Candido fino alla cittadina austriaca di Lienz, per poi proseguire verso il cuore dell’Europa centrale) a quella della Val Venosta (che collega Malles a Merano) ai molti altri percorsi meno conosciuti ma altrettanto spettacolari (come la pista ciclabile dell’Oltradige, da Bolzano a Caldaro attraverso laghi, castelli e splendidi vigneti), la scelta è pressoché inesauribile.

Su questo esempio, molte altre regioni si sono attivate per realizzare percorsi cicloturistici di alta qualità: in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, la ciclovia dell’Alpe Adria proveniente da Salisburgo inizia da Tarvisio e raggiunge il mare a Grado su un percorso davvero eccezionale per diversi ordini di motivi. In primo luogo perché, nella prima parte, il tracciato è ricavato dalla vecchia sede della ferrovia Pontebbana, riconvertito a uso ciclistico: gallerie, grandi ponti in ferro e persino vecchie stazioncine (come quella di Chiusaforte) trasformate in bar/ristoranti con ciclofficina annessa. Un secondo importante motivo sta nell’interesse dei territori attraversati: borghi come Venzone (nominato dal 1965 monumento nazionale), città d’arte come Udine, villaggi-fortezza come Pamanova, antichi insediamenti come Aquileia con la sua basilica e i suoi mosaici perfettamente conservati, fino ad arrivare alle spiagge di Grado e alle atmosfere della laguna veneta.

Anche la Lombardia vanta una recentissima star del turismo in bicicletta: la nuova ciclovia dell’Oglio (oltre 280 chilometri di tracciato protetto che collegano il Passo del Tonale al Po, nei pressi di Mantova), che ha ricevuto a inizio 2019 il premio “Italian Green Road Award” come ciclabile più bella d’Italia. Spostandosi al centro, invece, uno dei percorsi ciclistici più apprezzati è la Spoleto-Norcia, anch’esso ricavato da una sede ferroviaria dismessa, che percorre uno spettacolare tracciato nella natura umbra. Ce n’è, insomma, per tutti i gusti e per tutti i fisici, soprattutto tenuto conto del fatto che questi percorsi possono essere suddivisi in piccole porzioni e svolti nell’arco di periodi successivi. Ma c’è anche una soluzione in più, per chi volesse provare l’emozione e la soddisfazione di un itinerario “a lunga percorrenza”, senza con questo doversi sottoporre a intensi allenamenti: la cosiddetta “bici elettrica”, che non a caso si sta diffondendo con grande rapidità in tutte le aree ad alta frequentazione turistica. Il nome esatto, in realtà, è “bicicletta a pedalata assistita” o “e-bike”; e non si tratta semplicemente di una precisazione di tipo terminologico. Contrariamente a quanto si può pensare di primo acchito, infatti, la bicicletta non si muove “da sola”, come un qualsiasi motorino; al contrario, il motore elettrico di cui è dotata ha unicamente il ruolo di “restituire” lo sforzo che viene impresso sui pedali, moltiplicandolo in funzione delle esigenze del ciclista.

In altri termini, se non si pedala non accade nulla; e si può selezionare l’impostazione del motore in modo da farsi restituire in misura più o meno intensa l’energia fornita: il 50%, o anche meno, se si pedala tranquillamente in pianura (o se si vuole aumentare il lavoro muscolare), e fino al 150% in salita (o nel caso in cui si sia particolarmente stanchi). L’unica precauzione, ovviamente, è quella di tenere presente che tanta più energia si richiede al motore, quanto più rapidamente si scaricano le relative batterie: ma anche in questo caso, basta tenere d’occhio il semplicissimo monitor-computerino per rendersi conto di consumi e autonomia.

Per il resto, il funzionamento è del tutto analogo a quello di una normale bicicletta, e non richiede alcuna particolare competenza o abilità: basta ricordarsi, la sera, di mettere in carica le batterie collegandole tramite l’apposito supporto a una qualunque presa di corrente.

I produttori stanno ormai cavalcando pienamente questa nuova tendenza e offrono di biciclette a pedalata assistita di tutti i tipi: da città, pieghevoli, da strada, mountain bike, e persino modelli “a ruote grasse” per pedalare sulla neve o sui terreni sabbiosi. Tutto questo spiega il grande successo delle e-bike, che ormai sempre più spesso si incontrano su strade e sentieri e che sono anche disponibili a noleggio negli alberghi o presso apposite strutture in tutte le principali località di villeggiatura: una formula divertente e piacevole, che consente di godere del piacere di una gita a pedali anche a persone poco o per nulla allenate. Un modo poco impegnativo per iniziare a cimentarsi con una nuova formula di turismo… e magari per rimanerne irrimediabilmente sedotti.

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Ultima modifica 03/07/2019