Finanza Etica

Anche la bontà può offrire rendimenti interessanti
Negli ultimi decenni lo sviluppo della finanza ha raggiunto dimensioni inimmaginabili, che solo agli inizi del ‘900 sarebbero sembrate utopistiche, radicandosi nel sistema economico globale in un modo così profondo da diventarne parte integrante nonché imprescindibile

Finanza Etica

Il 15 settembre del 2008 la banca d’investimento americana Lehman Brothers annunciava l’intenzione di avvalersi dell’articolo 11 del Bankrutptcy Code statunitense, scatenando il panico sui mercati finanziari e contribuendo ad aggravare irrimediabilmente l’allora già instabile situazione economica mondiale. Il giorno successivo le principali piazze di scambio reagirono “bruciando” circa 125 miliardi di dollari di capitalizzazione, in Europa, e 700 miliardi di dollari a Wall Street; l’indice Dow Jones chiuse con l’allora sesta peggiore seduta della storia con il risultato di -4,4%; il Nasdaq ottenne un -3,6% e lo S&P 500 registrò una perdita pari -4,7%.

Molte sono state le conseguenze negative di questo tracollo e molte di esse non sono ancora del tutto definitivamente superate; tuttavia, nonostante possa sembrare un paradosso, la crisi economica idealmente iniziata in questa data ha comportato anche delle opportunità. È il caso della valorizzazione e del crescente rilievo attribuito ai temi della cosiddetta “finanza etica” e dei comportamenti responsabili nell’attività finanziaria che, dalla crisi, hanno ricevuto la spinta propulsiva necessaria ad allargare la propria platea di interessati e a ottenere l’attenzione degli operatori del settore. Infatti, la crisi ha evidenziato un vasto e profondo bisogno di etica in economia e sembra aver segnato una svolta nell’avanzata di quel modo di intendere la finanza che fa del richiamo a precisi principi e valori la propria ragione di esistere. L’etica è un concetto filosofico che si riferisce al rapporto esistente tra realtà e individuo indissolubilmente legato alla sua dimensione sociale; essa, etimologicamente riconducibile alla parola greca éthos, può essere definita come l’insieme delle norme di condotta pubblica e privata prese a riferimento da un soggetto o da un gruppo di soggetti. Si tratta, com’è evidente, di un concetto che si modifica in relazione al contesto di riferimento e alle caratteristiche dei soggetti che in questo contesto agiscono e che, pertanto, può racchiudere in sé elementi di soggettività e discrezionalità. Va sottolineato, inoltre, che nel tempo questo concetto è diventato sinonimo di codici e norme comportamentali e morali alle quali chi fa parte di un determinato gruppo sociale è tenuto ad aderire.

"Ciò che abbiamo fatto solo
per noi stessi muore con noi.
Ciò che abbiamo fatto per gli altri
e per il mondo resta ed è immortale"
(Harvey B. Mackay, imprenditore e giornalista statunitense)

La finanza, pubblica e privata, è l’insieme degli strumenti e delle azioni che occorrono per recuperare capitali da investire in attività produttive: in primo luogo i risparmi. Il legame fra questi due concetti, che apparentemente potrebbero sembrare antitetici, è stato oggetto di discussione nel corso degli anni, anzi si potrebbe dire dei secoli, in quanto già nel XVIII secolo iniziarono ad affermarsi i metodi matematici e gli approcci utilitaristici come gli unici strumenti in grado di valutare la realtà economica in modo oggettivo; la diretta conseguenza di questo atteggiamento è stata che l’economia non si è più occupata di valutare eticamente il comportamento umano. Negli ultimi decenni lo sviluppo della finanza ha raggiunto dimensioni inimmaginabili, che solo agli inizi del ‘900 sarebbero sembrate utopistiche, radicandosi nel sistema economico globale in un modo così profondo da diventarne parte integrante nonché imprescindibile.

Date queste premesse e dato il sistema d’insieme, l’attività finanziaria si sviluppa caratterizzandosi prevalentemente per il suo fine meramente speculativo; essa vede nel profitto il suo principale obiettivo, da perseguire con mezzi e strumenti sempre più nuovi e sofisticati, indipendentemente dalle conseguenze che questi portano a livello di instabilità sistemica, ormai sotto gli occhi di tutti. In questo contesto, i nuovi percorsi di ricerca hanno rivalutato il ruolo dell’etica nell’analisi economica dei comportamenti umani, proponendo approcci alternativi; in tal senso un’attenzione particolare verso le questioni etiche nell’analisi dei fenomeni finanziari significa innanzitutto, sia per i risparmiatori che per i finanziatori, porre una rinnovata attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni propriamente economiche.

Finanza Etica

Più precisamente, con l’aggettivo “etico” si fa solitamente riferimento a investitori che, sulla base di considerazioni proprie, decidono di estromettere business controversi come, ad esempio, la produzione di armi. Di contro, con “socialmente responsabile” (SRI) si suole indicare un insieme di valori oggettivi, universalmente condivisi, che non esclude a priori determinati settori di investimento. A tali espressioni si aggiungono l’acronimo ESG (Environmental, Social e Governance), i termini “finanza sostenibile” ed “extra-finanziario”. Tuttavia, pur avendo significati parzialmente diversi, la prassi operativa e i media sono soliti considerare intercambiabili, per semplicità, le diverse diciture.

Restituire al risparmio, al credito e agli investimenti finanziari la loro funzione sociale è dunque l’idea di fondo, nonché l’obiettivo, che si pone la finanza etica; in questo modo si vuol stabilire un rapporto (“legame sociale”) tra risparmiatori e finanziatori, così che i primi siano consapevoli delle conseguenze di natura non solo economica generate dall’impiego dei loro risparmi, mentre i secondi siano persone intenzionate a investirli in attività che vadano incontro ai bisogni degli uomini e che consentano loro di partecipare e aumentare il benessere sociale: di essere, quindi, “socialmente utili”.

La Finanza Etica si configura dunque come un approccio alternativo all’idea di finanza comunemente inteso: un approccio che utilizza gli stessi strumenti e meccanismi di base (raccolta, intermediazione, prestito) ma che ne riassetta i valori di riferimento mettendo al centro dei propri meccanismi la persona e non il capitale, l’idea e non il patrimonio, l’equa remunerazione dell’investimento e non la speculazione. A questo proposito si deve osservare, in prima battuta, una crescente fiducia degli investitori nei fondi comuni di investimento gestiti secondo questi principi, provata da un significativo incremento del numero di essi.

Investimenti responsabili

Nell’ambito delle Gestioni patrimoniali del Banco Desio è presente la Linea in fondi “GPF Linea Etica 20 ” il cui scopo è quello di offrire alla clientela l’opportunità di investire in realtà che concretamente combinino la ricerca del profitto con la sfera ambientale (acqua, biodiversità, rifiuti, ecc.), quella sociale (tra gli altri diritti umani, salute e sicurezza, filantropia), quella legata alla cultura societaria (per esempio, indipendenza, corruzione, trasparenza) e quella etica (assenza di società operanti nella produzione di alcolici, tabacco, armi, ecc.).
Questo prodotto è adatto a tutti i soggetti privati e istituzionali (ad esempio, Istituti religiosi, Fondazioni e Fondi Pensione, ecc.) che, per scelta personale o per regolamento, vogliono orientare i propri investimenti verso tematiche ambientali, sociali ed etiche. Sempre più si sta riscontrando un interesse da parte di quei risparmiatori che vogliono coniugare la ricerca dei rendimenti con un attività di filantropia, assumendosi la propria responsabilità nei confronti delle persone e dell’ambiente, e contribuire a migliorare in modo significativo i valori etici e ad aumentare la qualità generale della vita; questo è l’obiettivo principale che si prefigge questa linea di gestione.

 

Nonostante il mercato dei fondi SRI in Europa sia ancora un mercato giovane, le masse gestite sono in continuo aumento, sia per quanto riguarda il comparto riservato agli investitori istituzionali, sia per quanto riguarda quello destinato alla clientela retail. I numeri, infatti, parlano di un mercato in continua crescita; una crescita che non sembra risentire neanche del momento fortemente negativo dell’economia e che non sembra arrestarsi neppure di fronte alla grande crisi globale iniziata nel 2008. Stando ai dati diffusi da Assogestioni in uno studio del 2018, i gruppi che promuovono fondi aperti sostenibili sono diventati 21, per un totale di 111 prodotti che hanno portato a casa da inizio anno 2,1 miliardi di euro (1,9 a fine 2017). Considerando il calo registrato nell’industria del risparmio gestito, i fondi SRI si sono mossi in controtendenza, incrementando le vendite. I motivi di questo exploit sono legati alle caratteristiche di questo settore riconosciute oramai dagli investitori di tutto il mondo. Nonostante il dibattito sia ancora aperto, è stato dimostrato, infatti, che le performance dei fondi socialmente responsabili sembrano non risentire delle attività di monitoraggio e selezione dei titoli su cui poi investono o della minor diversificazione (in realtà solo potenziale) che potrebbe derivarne. Se a questo si aggiunge che l’evidenza empirica non segnala la presenza di maggiori oneri per gli investitori in termini di commissioni rispetto ai fondi tradizionali, ecco che le aspettative di una diffusione sempre maggiore anche nel futuro prossimo sembrano ben fondate. Resta aperto il dibattito riguardante la valutazione del grado di eticità dei fondi SRI. Oggi, infatti, in presenza di innumerevoli proposte di finanza etica diventa necessario, per non generare ulteriori confusioni, individuare una definizione di Finanza Etica che sia il più possibile chiara, coerente e soprattutto condivisa; bisogna però essere consapevoli del rischio che non esistendo alcuna norma nell’ordinamento giuridico italiano (ma neppure in altri) riguardo l’uso della parola “etica” coniugato a prodotti finanziari, chiunque può utilizzare questo termine senza restrizioni di sorta. Al riguardo si identificano quattro questioni principali.

In primo luogo l'identificazione dei valori di fondo e la ponderazione di essi rischia di essere influenzata dalla visione soggettiva degli addetti coinvolti. In aggiunta, ogni settore in cui si investe, seppur rispettoso dei principi ESG, ha peculiarità proprie che possono accentuarsi ulteriormente in presenza di differenze geografiche. Una società di servizi non può essere valutata, nell'impatto ambientale, con gli stessi pesi con cui si valuta per esempio una acciaieria. Inoltre, le informazioni sugli impatti sociali e ambientali, sovente, non sono né disponibili sistematicamente, né standardizzate. Il loro reperimento dipende fortemente dalla disponibilità delle diverse società. Infine, la valutazione della sostenibilità rischia di avere una scarsa diffusione e uno scarso utilizzo, se non include ed esplicita il “peso” di quest'ultima sulle performance finanziarie.

Finanza Etica

“Etica” e “finanza” rimangono ancora, per molti, concetti antitetici e chi ne parla viene spesso considerato come “ingenuo idealista, che bada poco al sodo e che ancora insegue dei sogni”. Questa situazione fornisce tuttavia ampie possibilità di crescita e di affermazione e la stipula della “Carta dell’investimento sostenibile e responsabile della finanza italiana”, avvenuta nel 2012 da parte della Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza, ABI, ANIA e Assogestioni, mostra una tendenza in tal senso. L’Italia deve essere in grado di sviluppare una cultura del SRI, sfruttando elementi come il radicamento territoriale, il rapporto fiduciario tutt’ora fortemente presente nei piccoli centri e la propensione al risparmio al fine di diffondere, finalmente, l’idea che investire in maniera responsabile non è beneficenza o buonismo ma possibilità concreta.

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Ultima modifica 03/07/2019