NORCIA cuore nell’Umbria

A Norcia perfino le pietre disegnano un cuore. È la forma della cinta muraria vista dall’alto. Il perimetro di roccia è il sipario della città, insediamento ben più antico. Chi arriva a Norcia le nota subito, possenti, protettive, la avvolgono in un abbraccio forte di secoli. Quel cuore, però, oggi sanguina nonostante i suoi ottocento anni di storia. 

La sensazione che avevi è che niente potesse succedere a chi si trovava al suo interno. Avevi, fino alle 7.40 del 30 ottobre, quando in pochi, interminabili, secondi, le mura si sono sgretolate. Mentre le persone cercavano di guadagnare una via d’uscita dalle case, le pietre smettevano di essere muri per tornare pezzi di roccia isolati. Non tutte: alcune hanno tenuto, ma molte sono rovinate su strade, prati, auto e tutto quello che ci stava sotto. Capisci l’impotenza dell’uomo quando scopri che in un punto pianeggiante del paese si è addirittura formato un gradino di terra di cinquanta centimetri. È la forza che viene da sotto, incontenibile, puoi solo accettarla così com’è, domandandoti quale manufatto dell’uomo potrebbe reggere una spinta simile.

Norcia, la romana Vetusta Nursia, con i suoi monumenti, silenti testimoni di epoche e popoli, ha tremato come poche volte è successo nella nostra penisola.

Chiese, palazzi, campanili, ma soprattutto la piazza principale dedicata a San Benedetto, una delle cartoline di questa nostra magnifica Italia, hanno ballato tradendo la tiepida quiete di una domenica autunnale.

Se il patrono d’Europa immortalato nella statua al centro dello spazio potesse voltarsi, basterebbe di poco, oggi scoprirebbe che la facciata è quanto resta della

stupenda chiesa trecentesca che i nursini gli avevano dedicato. Dietro sono rimasti solo cumuli di macerie grigie e polverose. Sul quadrilatero di piazza San Benedetto rimangono in piedi la Rocca della Castellina - museo scrigno di opere d’arte – e il Duomo di Santa Maria Argentea. Poi rimane quel dedalo di vicoli che fanno il fascino di Norcia, città gioiello che ricordiamo tra storia antica e profumi di botteghe con appese fuori e dentro salsicce, prosciutti, formaggi e insaccati, testimoni della sapiente tradizione dei salumieri e casari locali. L’odore di zafferano, lenticchie, cicerchie, farro, richiamo inebriante e irresistibile, si mescolava in un’alchimia senza tempo a quello del tartufo nero pregiato di Norcia. Il raro tubero è un ambasciatore di questa terra orgogliosa, generosa, aspra. Bellissima. 

Ora quel centro non si chiama più città murata ma è diventato “zona rossa”, un gelido nome in codice che stabilisce un’area inaccessibile a chi non è accompagnato da vigili del fuoco e tecnici. Al posto dei turisti e dei buongustai che da ogni parte del mondo giungevano qui, oggi c’è un brulicare di forze dell’ordine e volontari giunti in soccorso della Vetusta ferita e dei suoi abitanti. Chi abita qui è gente operosa, coraggiosa, abituata a farsi tutto da sola perché Norcia si è sempre confrontata con l’isolamento di un’area impervia. Oggi la battagliera comunità deve fronteggiare il terremoto, demone che ne scuote le viscere da sempre. Loro, i nursini, resilienti e indomiti sono sempre qui, pronti a reagire, dignitosissimi perfino nel negozio improvvisato sul rimorchio di un tir o in coda nella loro banca ospitata provvisoriamente in un container. 

La guerra si vince anche così. Il pericolo è reale, ma la paura è una scelta. E i nursini hanno scelto di non avere paura. Lo capisci dallo sguardo rivolto al futuro e dalle maniche rimboccate. 

Poi hanno dalla loro una semplicità spiazzante.

“Ma la Banca è rotta…? Ora che succede?». Questo si è sentito chiedere Roberto Moretti, il direttore dell’agenzia di Norcia della Banca Popolare di Spoleto. I locali si trovano in Corso Sertorio, in centro storico, oggi piena “zona rossa”. A guardare la linea di facciata degli edifici, noti come quello a fianco degli sportelli si sia sgretolato, ma la banca abbia tenuto. E così via, in un gioco della disperazione tra quanto è ancora in piedi e quello che è crollato. Dipende da dove passa la faglia e come si è propagata l’onda. Sono solo due delle moltissime variabili che condizionano gli effetti di un sisma. 

Gli abitanti di Norcia si sono trovati a fare i conti con una città gravemente danneggiata, con un’economia compromessa e con i dubbi e le preoccupazioni ineludibili in simili frangenti.

«Siamo umbri. È successo ancora una volta. Il terremoto che ha colpito e distrutto non è il primo e nonn sarà l’ultimo. Ricominciamo partendo dalle nostre certezze. Siamo vivi, forti, capaci di reagire e agire». 

Questo ha risposto Roberto Moretti quando i colleghi del settore tecnico-logistico e del supporto informatico della Banca Popolare di Spoleto hanno concertato gli interventi per riprendere a fare banca, a stare a fianco alla gente. Senza ipocrisie, è in simili frangenti che senti che la tua banca è un pezzo di te, un sostegno che non si cancella con una scossa. La Banca Popolare di Spoleto, oggi rafforzata dall’inquadramento nel Gruppo Banco Desio, è attiva nel nursino da oltre un secolo e rappresenta un faro fondamentale per la clientela privata e per le aziende. Perfino con il terremoto. Soprattutto con il terremoto. Norcia ha sempre avuto un’economia vitale basata sull’enogastronomia e sul turismo, ambiti strettamente connessi. Il centro storico divenuto “zona rossa” ha comportato la chiusura di tutte le attività presenti in quel perimetro e il trasloco degli abitanti. I danni alle aziende dell’area artigianale e industriale sono gravi. La stessa agenzia della Banca Popolare è stata trasferita in un prefabbricato.

«Il ripristino della piena operatività a poche ore dal sisma - afferma Roberto Moretti - è la prova della nostra mvicinanza a chi è stato colpito. Fino al 28 ottobre la filiale di Corso Sertorio è restata aperta e operativa. Dopo le scosse del 30 ottobre si è reso necessario trovare appoggio presso la Filiale di Cascia a 18 km, lavorando in remote. Poi l’attività è proseguita nel modulo allestito fuori le mura di Norcia, nel quale abbiamo trasferito archivi, schedari, terminali. Appena a fianco abbiamo installato un furgone blindato adibito a prelievi con carta di debito. Oggi si lavora a pieno regime. Nel mentre - continua Moretti - abbiamo incontrato le autorità civili, militari, della protezione civile per risolvere le problematiche. Sarà di primaria importanza garantire liquidità alle aziende, secondo le diverse tipologie di contributi previsti dalle apposite norme. Questo consentirà agli imprenditori di riavviare le attività».

L’economia nursina è fondata essenzialmente sul comparto enogastronomico e su quello turistico. In entrambi i casi il sisma è stato una prova durissima. Nonostante l’entità dei danni e le criticità, inevitabilmente destinate a protrarsi nel tempo, c’è comunque voglia di ricominciare.

Lo capisci dalla gente che entra in filiale e trova soluzioni, ma lo cogli anche negli opifici e in tutti i locali agibili della città dove fervono le attività produttive per onorare le commesse che arrivano in questi giorni da tutto il mondo. 

E la gente comune? Vale l’esempio dei dipendenti della banca residenti in Norcia. Hanno avuto a loro volta la casa resa inagibile e vivono nelle strutture provvisorie, alcuni si sono trasferiti da parenti. Eppure, senza panico ma con determinazione, calma ed energia, hanno continuato a garantire il pieno servizio alla filiale e all’intera comunità. Non eroi, ma gente che sai essere il primo segnale di ottimismo che trasmette una certezza incrollabile: Norcia e il suo territorio torneranno come le conoscevamo, presto.

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Ultima modifica 05/05/2017