Per la sicurezza dei condomini

A colloquio con Carlo Dallagiovanna, presidente di Csdm, azienda milanese impegnata nella certificazione e nel controllo dei parametri di sicurezza dettati dalle direttive europee

Alzi la mano chi, almeno una volta in vita sua, prendendo un ascensore ha pensato: «Ma sarà sicuro? Qualcuno avrà verificato che sia a norma?». Difficilmente però si approfondisce. Si cerca di capire chi lavora per rendere sicuri quegli impianti che utilizziamo ogni giorno. Un lavoro importante di cui si conosce poco. Ne abbiamo parlato con Carlo Dallagiovanna, che è il presidente della Csdm, un’azienda milanese impegnata nel settore della certificazione, garantendo che la sicurezza sia verificata e mantenuta.
 
Quando è nata la sua azienda?
“La mia famiglia si occupa del comparto ascensori dagli anni Cinquanta. Mio nonno e suo fratello erano arrivati a Milano dal Piacentino e avevano creato un’attività di commercializzazione di pezzi di ricambio e di manutenzione di ascensori. Poi si sono separati, lo zio ha preso in mano il settore dei pezzi di ricambio, mio nonno quello della manutenzione. Mio padre, che ha ereditato da mio nonno l’azienda di famiglia, ha saputo organizzare questa attività creando una serie di aziende diverse e specializzate nel settore della manutenzione e trasformazione degli ascensori. 
“Nel 1992, dopo aver conseguito la laurea, sono entrato anch’io nelle imprese di famiglia. Ho fatto due anni di tirocinio come operaio poi, dal 1994 al 2000, ho diretto una delle filiali dell’azienda. In quel periodo, la filiale ha raddoppiato il parco impianti, passando dai 700 ascensori del 1994 ai 1400 del 2000. Questa crescita è stata il risultato di un grande lavoro di riqualificazione dell’azienda. Ho introdotto il concetto della qualità del servizio, della formazione dei dipendenti, della certificazione della qualità, ecc. Novità che hanno dato razionalità alla gestione aziendale e ottimi risultati. Nel 1999, sull’onda della liberalizzazione del mercato delle verifiche sulla sicurezza degli ascensori imposta dal recepimento di alcune direttive europee, è nata la Csdm, la prima di una serie di aziende da me create”.
 
Queste nuove realtà si discostavano dal business tradizionale della sua famiglia...
“Le nuove direttive europee prevedevano che i soggetti privati potessero svolgere, in affiancamento o in sostituzione di quelli pubblici, funzioni di controllo della sicurezza del mercato. In precedenza, nel settore ascensoristico e in altri comparti, i titolari dei controlli erano unicamente le Asl, l’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e vari ispettorati del lavoro. Ma spesso questi controlli erano carenti, se non inesistenti. La normativa europea, aprendo ai privati, creava un nuovo mercato. Io ho deciso di affrontare questa nuova sfida, creando una società di certificazione. Per cui ho lasciato il gruppo di famiglia e mi sono messo in proprio. Sapendo che la liberalizzazione nel settore ascensoristico era solo il primo passo verso una liberalizzazione più ampia che investiva altri comparti. E, infatti, nel 2001 è stata la volta della verifica degli impianti elettrici, nel 2003 delle acque, nel 2005 dei rendimenti energetici, nel 2008 della sicurezza sui luoghi di lavoro, nel 2009 dei censimenti dell’amianto”.
 
Il comparto degli ascensori vi ha quindi permesso di entrare in un mercato più ampio?
“Direi di sì, il mercato degli ascensori ha dato l’opportunità di crearci una clientela di base. Negli anni, poi, il nostro raggio d’azione si è ampliato e ha investito settori che in precedenza non conoscevamo: la certificazione degli impianti elettrici, il censimento degli amianti, la sicurezza all’interno delle aziende, i rendimenti energetici, i controlli delle acque. Sono così nate nuove società specializzate e questo ci ha permesso di diventare un punto di riferimento importante per un condominio: non offrivamo più solo i controlli sugli ascensori, ma potevamo fornire tutti i controlli sulla sicurezza all’interno di uno stabile”.
 
In che cosa consiste il vostro lavoro?
“Noi verifichiamo che i parametri di sicurezza siano conformi a quelli dettati dalle direttive europee. Per fare queste verifiche occorre avere l’autorizzazione del ministero delle Attività produttive, cioè essere enti riconosciuti. Nel comparto ascensori vantiamo anche la Certificazione europea (Ce n. 903) e potremmo operare in tutta l’Europa. In realtà il nostro core business non è la certificazione Ce, ma quella periodica, che è una caratteristica tutta italiana. Il nostro Paese, per tradizione e cultura, ha infatti una normativa avanzatissima in questo settore. Una normativa che impone verifiche continue e puntuali”. 
 
Qual è la vostra filosofia aziendale?
“La nostra filosofia si muove su due binari paralleli: la prevenzione e la certificazione di parte terza. Il concetto di prevenzione è interessante e denota l’attenzione alla sicurezza e all’efficienza di un impianto. È un principio allo stesso tempo moderno e antico perché richiama al buon senso che è una virtù tradizionale. Anche il principio della terzietà è fondamentale. Le varie imprese da me costituite negli anni eseguono i controlli, ma si disinteressano della manutenzione. Lo facciamo per motivi di principio e pratici. Non possiamo chiedere ai nostri clienti interventi di censimento amianto e, poco dopo, offrirci per fare quegli stessi interventi di bonifica. Sarebbe poco serio. Quindi preferiamo fare bene il mestiere del controllo e lasciare ad altri quello della manutenzione e delle bonifiche. Cosa che, peraltro, è di prassi nei Paesi anglosassoni e francofoni. 
“Negli anni, abbiamo verificato che ci sono aziende che lavorano bene nella manutenzione e allora le mettiamo in contatto con i nostri clienti. Saranno questi ultimi a decidere se avvalersi dell’azienda da noi segnalata oppure sceglierne un’altra. Anche dal punto di vista pratico abbiamo constatato che i controlli e le manutenzioni sono due attività separate che hanno modelli di sviluppo e operativi diversi. Il concentrarci sui controlli ci ha permesso di fare crescite sane, forti e, soprattutto, di fidelizzare i clienti. Oggi la Csdm è un’impresa leader nel suo settore a Milano e in provincia che, per inciso, sono i due mercati più importanti d’Italia”.
 
Quanti dipendenti ha la sua realtà imprenditoriale? Quante sedi? Chi è il vostro cliente tipo?
“Abbiamo una cinquantina tra dipendenti e collaboratori esterni. La sede è in via Caviglia 3/a a Milano, ma abbiamo anche una piccola sede a Brescia. Complessivamente gestiamo 50mila contratti di diversa natura per un fatturato medio annuo di 7 milioni di euro. Il nostro cliente tipo è l’amministratore di stabili (circa il 90% del nostro portafoglio clienti), ma lavoriamo anche con aziende private (10%). Per politica aziendale abbiamo scelto di non occuparci del settore pubblico (case Aler, ecc.). Anche se è vero che attualmente seguiamo alcuni piccoli Comuni e ci stiamo interessando agli appalti di alcuni ospedali milanesi e dell’hinterland”.
 
Negli ultimi anni avete anche tenuto corsi di formazione per amministratori di stabili. Com’erano organizzati? Pensate di organizzarne di nuovi prossimamente?
“I corsi sono stati organizzati nella nostra sede di Milano in occasione dell’entrata in vigore di nuove normative. Erano lezioni monotematiche, molto brevi (al massimo di due ore di durata), tenute da docenti esperti, a classi di non più di 14 persone. Era interessante la struttura delle lezioni: i docenti esponevano brevemente le nuove normative e poi si apriva il dibattito durante il quale gli amministratori portavano le loro esperienze personali. Questa impostazione dava ai corsi un taglio molto pratico. Chi li frequentava ne usciva con soluzioni concrete per il condominio che gestiva. Penso che, nel caso entrassero in vigore nuove normative, torneremo a organizzare i corsi. La mia intenzione è addirittura quella di aprire una società di formazione con l’autorizzazione della Regione Lombardia. I primi incontri in questo senso ci sono stati. Il progetto è in fase di avvio, vedremo come si svilupperà”.
 
L’attività formativa vi ha permesso di stringere relazioni sempre più strette con gli amministratori di condominio. Qual è il vostro rapporto con questa categoria?
“Per la Csdm l’amministratore di condominio più che un cliente è un partner nel garantire la sicurezza del condominio. Noi non siamo i fornitori, ma i collaboratori degli amministratori. L’amministratore vive pressioni enormi dal punto di vista operativo, giuridico, organizzativo e per lo stress dettato dalla crisi economica che porta a una litigiosità incredibile nei condomini. Solitamente sono professionisti preparati, ma sono costretti a operare in un mercato che non riconosce la loro professionalità. Noi come società cerchiamo di supportarli nel loro compito non solo offrendo loro servizi di qualità, ma anche attraverso la formazione. Inoltre ogni anno, da dieci anni, la Csdm assegna i premi Csdm, conferiti agli amministratori che si sono distinti per aver gestito progetti che hanno portato particolari benefici, in termini di risparmio e di sicurezza, ai condomini. Il premio è un modo per far emergere il lavoro oscuro e prezioso fatto dagli amministratori che spesso non trapela”.
 
Come state affrontando questo momento di crisi economico-finanziaria?
“Stiamo affrontando con decisione la crisi in atto. Come molte aziende dobbiamo affrontare le difficoltà dovute a una riduzione delle marginalità del lavoro causate dalla concorrenza esasperata che porta a una riduzione dei costi. Va detto però che questa contrazione è stata ben assorbita con una ottimizzazione del lavoro interno. In questo contesto ci ha dato un grande contributo il nostro direttore generale, Luca Ghezzi, che, oltre a essere un ottimo manager, insegna anche alla Sda Bocconi. La razionalizzazione ci ha permesso di continuare a investire in formazione interna, ad assumere gli ispettori (l’80% è assunta, cosa abbastanza atipica in Italia). Non solo, ma ci ha consentito di diventare un polo di riferimento nel nostro settore. Non è un caso se i nostri ingegneri fanno parte delle commissioni degli enti normatori italiani per gli impianti elettrici e gli ascensori. Cioè i luoghi in cui si studiano le normative europee prima che siano recepite. I nostri ingegneri contribuiscono dando indicazioni e studiando a fondo le normative essenziali per il nostro settore”. 
 
Qual è il futuro delle sue realtà imprenditoriali?
“Vedo il nostro futuro ancora legato ai settori tradizionali dei quali ci siamo occupati negli ultimi anni. Anche se stiamo pensando di espanderci in altri comparti legati in qualche modo alla nostra attività. Due in particolare: la digitalizzazione, tramite un software specifico, di tutti i documenti del condominio in modo tale che i singoli condomini li possano avere sempre a disposizione; l’installazione presso i condomini di erogatori legati alla rete idrica che forniscono acqua potabile certificata (liscia o gassata) ai condomini. Quest’ultimo progetto fornirà una fonte condominiale di acqua offrendo un notevolmente risparmio rispetto a quella che si acquista nei grandi magazzini. Chi ne usufruirà pagherà il consumo insieme alle altre spese condominiali”.
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Ultima modifica 17/03/2015