Un mondo a parte? No: una parte del mondo

Un mondo a parte? No: una parte del mondo

Fiori di campo: un’esperienza associativa virtuosa che accompagna ragazzi diversamente abili in un percorso di crescita per muoversi nella società

La home page del sito dell’Associazione Fiori di campo mostra un gruppo di ragazze e ragazzi che sorridono. Abbracciati. Felici. Colorati. Proprio come i fiorellini, che – spuntando uno accanto all’altro – danno colore al prato, si fanno notare, vivaci e variopinti.
Dal dicembre 2017 ragazzi diversamente abili condividono con i propri genitori un impegno associativo che ha l’obiettivo di rimuovere le barriere tra i ragazzi stessi e il mondo che li circonda, favorendo percorsi di inclusione e di aggregazione.
Il quartier generale è a Carate Brianza, ma il sodalizio opera pure al di fuori della verde cittadina a pochi chilometri da Monza, coinvolgendo persone di molte città vicine.
È uno dei tanti esempi virtuosi che si incontrano in Italia e che partono dal vissuto famigliare, per poi sbocciare nell’ambito della comunità: “Siamo promotori di un’associazione giovane – dice Marina Frigerio, membro del comitato direttivo – che ha lo scopo semplice ma al tempo stesso ambizioso di sostenere e accompagnare i ragazzi in un percorso di crescita per muoversi nella società, permettendo loro di affrontare in modo autonomo la vita di ogni giorno: uscire con gli amici, gestire i propri soldi, muoversi con i mezzi pubblici e tanto altro”.
Sono trenta i ragazzi (tutti tra i venti e i trent’anni) che vengono seguiti, dando valore al loro tempo libero, organizzando semplici iniziative ed esperienze di residenzialità, come all’Ostello Costa Alta di Monza o all’Ostello Bello di Como, dove i giovani coinvolti si autogestiscono con l’aiuto dei volontari e si incontrano con altre persone. E poi ancora vacanze, feste ed eventi. In queste attività è significativa la collaborazione con la Cooperativa Solaris di Triuggio.
Gli associati sono persone temprate dal passato, lucide sul presente e proiettate nel futuro. Lo si percepisce dai racconti di vita, ma ancora di più dagli sguardi, dai silenzi di mamme e di papà che – a un certo punto della propria esistenza – sono stati chiamati ad affrontare un’esperienza inaspettata, forte, spesso capace di disorientare.
“Mia figlia Serena è nata con un ritardo neuromotorio – racconta Marina Frigerio -. Non posso dire che all’inizio sia stata una passeggiata. È chiaro che si sta male. I cardini della propria esistenza vengono messi sottosopra. Ma capisci che devi reagire, che devi fare di tutto per assicurare un futuro a questa creatura. Sono stati anni difficili, di grande lavoro. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo fatto di tutto per capire come aiutare una bellissima bambina a crescere nella normalità e nella serenità, consapevoli delle sue difficoltà, ma anche delle sue grandi potenzialità. Abbiamo dovuto certo cambiare mentalità e abbiamo capito che il metodo giusto era quello della mediazione attiva”. Alcuni genitori e i volontari di Fiori di campo dedicano tempo anche allo studio e alla formazione proprio di questo sistema educativo, pensato dallo psicopedagogista israeliano Reuven Feuerstein, utilizzato laddove è necessario potenziare le risorse umane. In sostanza il metodo si fonda sulla convinzione che ogni individuo è modificabile e può potenziare i propri processi cognitivi attivando risorse ancora latenti. Tutto questo avviene attraverso un mediatore, che facilita appunto il processo dell’imparare a imparare.
L’esperienza di mamma Marina e di Serena è comune a tante ragazze e ragazzi diversamente abili: scoprono che non è vero che “non riescono a fare”, bensì che “ce la possono fare” a raggiungere qualsiasi obiettivo, perché hanno grandi potenzialità, che vanno solo stimolate. Un po’ come il Mike Wazowski del famoso film animato Monster University, al quale l’amico Sullivan dice “tu non fai paura, neanche un po’; ma non hai paura di niente”. Allo stesso modo questi ragazzi, se aiutati, stimolati, scoprono di non aver paura di nulla, di potere e sapere fare qualsiasi cosa.
Oggi ad esempio Serena, che ha 23 anni, spacca il mondo. Fa conquiste straordinarie ogni giorno, è tenace, ha grande grinta e non è mai stanca. È campionessa di nuoto, è stata premiata come miglior attrice a un festival teatrale, va a cavallo, frequenta un corso da chef, vive esperienze comunitarie entusiasmanti. Tutto questo anche grazie all’associazione Fiori di campo: “Serena ci ha dato e ci dà ogni giorno grandi soddisfazioni – aggiunge Marina Frigerio - La scorsa estate ha ricevuto il premio come miglior attrice al Festival del Giullare di Trani: la notizia ci è giunta alcuni giorni dopo la recita, promossa dal Teatro dell’Elica. Eravamo già in vacanza. E quando Serena lo ha saputo è esplosa in una gioia incontenibile: per lei è un risultato fantastico, che dimostra quanto è migliorata e cresciuta anche attraverso un’attività, il teatro, che riesce a far emergere tante ricchezze interiori”.
Piccole e grandi conquiste fanno parte del vissuto di tanti ragazzi, di Serena come di Davide, di Silvia come di Sonia e di tanti altri. Di Luca, ad esempio, un ragazzo di vent’anni con sindrome di Down, che spicca per il proprio dinamismo: “Un giorno lo vado a prendere a casa – racconta Giovanni Ciceri, vicepresidente dell’associazione - Sale in auto senza salutare. È al telefono. Ascolto. Mi accorgo che sta parlando con una ragazza. Luca è gentilissimo e premuroso, si informa della giornata della sua amica, la chiama tesoro, le dichiara ripetutamente il suo amore e la saluta dandole appuntamento alla scuola di sci con l’associazione Il Mosaico per il sabato successivo. Dopo due minuti il suo cellulare squilla e si ripropone pari pari la telefonata appena chiusa. Ma con un’altra ragazza. Stesse premure, stesse parole tenere. Conclude dandole appuntamento per il giorno dopo al CSE Penna Nera di Mariano Comense. Poi una terza telefonata, a una terza ragazza! Gli dico che con le ragazze lui è proprio diversamente abile, nel senso che è abilissimo. Gli chiedo il segreto del suo successo. Mi risponde candido che lui è bello e piace alle ragazze: non può farci niente. In effetti è un bel ragazzo, simpaticissimo e con un bel fisico di ventenne esuberante. Pratica con costanza diversi sport e si vede”. Storie che fanno tenerezza? Piuttosto sono vicende di pura normalità, come quella di Silvia, altro tipino tostissimo. Anche lei ventenne, occhi chiari e lunghi capelli lisci, tenera e forte. Ti abbraccia con dolcezza e vigore: “Suona il bongo nella banda musicale di Desio – dice ancora Ciceri - Ai concerti le riservano a volte un assolo di un paio di minuti. È veramente brava e ci mette passione: un’immagine di grazia e tenerezza infinite. Orgoglio e groppo alla gola”.
Questi ragazzi hanno sensibilità straordinarie, con situazioni che fanno spesso sorridere, ma mettono i brividi: “La nostra esperienza famigliare e ora associativa – conclude Ciceri – ci mostra come la disabilità debba essere intesa come ‘una parte del mondo’ e non come ‘un mondo a parte’, come troppo spesso ancora accade. Un tempo queste situazioni venivano assorbite più tranquillamente in ambito famigliare. Ma il condominio di oggi non è il cortile di un tempo, dove ci si aiutava maggiormente. La società è cambiata. Per questo assume ancora maggiore valore un’iniziativa associativa come Fiori di campo, che diventa un’occasione per un esercizio di virtù civile. Il nostro obiettivo è quello di stimolare una sensibilità, promuovendo il cittadino come parte di una comunità”.
L’associazione Fiori di campo non è un progetto di carta, senza fiato e sostanza. Si occupa anche della formazione dei volontari attraverso training con professionisti del settore, incontri a tema a sostegno delle famiglie, che si trovano ad affrontare problemi legati alla disabilità dei loro figli. Collabora attivamente con le amministrazioni comunali, le associazioni, le parrocchie, le scuole e le aziende locali. È ormai un punto di riferimento per il territorio.

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Ultima modifica 18/05/2020