Via Francisca del Lucomagno: in cammino tra storia e natura

Via Francisca del Lucomagno

Sempre più “turismo di prossimità”: le restrizioni e le precauzioni legate all’epidemia da Coronavirus stanno inevitabilmente influenzando e modificando in modo radicale molte abitudini di viaggio degli italiani. Con molti problemi e difficoltà, ma anche con qualche ricaduta positiva: ad esempio, la riscoperta del proprio territorio e delle tante attrattive semisconosciute che - in un Paese come il nostro - è possibile trovare a due passi da casa. E anche con la sempre maggiore diffusione di forme di “viaggio lento”, a piedi o in bicicletta: un tipo di viaggio adatto a tutti, che offre la possibilità di mantenere più agevolmente il distanziamento sociale e al tempo stesso di percorrere itinerari inconsueti e di osservarli da una prospettiva del tutto differente.
Sono nati così, un po’ in tutta Italia, una serie di “cammini” di diversa lunghezza, di diverso grado di impegno fisico, di diversa origine storica. Tra questi uno dei più recenti è quello della Via Francisca del Lucomagno, cammino che si snoda interamente in territorio lombardo dal confine con la Svizzera fino a Pavia: 135 chilometri da percorrere a piedi in otto giornate di cammino o in bicicletta in tre giorni, attraversando un territorio ricco di arte, storia e natura.
Si tratta del tratto conclusivo di un più vasto cammino che ha inizio dal Lago di Costanza (al confine tra Austria e Germania), attraversa il Liechtenstein e i cantoni svizzeri di Turgovia, San Gallo, Appenzello, Grigioni e Ticino, scavalca le Alpi sul passo del Lucomagno ed entra in Italia all’altezza di Lavena Ponte Tresa. Un itinerario che ha origini remote: era infatti un antico tracciato romano-longobardo, storicamente documentato, che dal centro Europa si collegava con la Pianura Padana e con la Via Francigena, alla volta di Roma, e che vide il passaggio di numerosi personaggi, da San Colombano agli imperatori Enrico II e Federico Barbarossa. Fino al 1846 (anno della costruzione del ponte di Melide) questo percorso rappresentava la via più diretta da Milano per raggiungere Basilea o Costanza, attraversando il fiume Tresa a Ponte Tresa.
Nell’arco degli ultimi quattro anni la Via è stata praticamente rimessa a nuovo grazie a un capillare progetto di valorizzazione che ha coinvolto attivamente moltissime realtà territoriali: con il risultato che l’intero tracciato risulta ora puntualmente mappato, segnalato e attrezzato, registrando quasi 1000 passaggi nel corso del 2019 e oltre 400 pellegrini nei soli mesi estivi del 2020. Un’iniziativa che ha quindi suscitato anche importanti ricadute economiche sul territorio, con più di 3.000 pernottamenti registrati durante la scorsa estate negli oltre 40 ostelli, pensioni e bed & breakfast che si trovano lungo il cammino.
Nonostante ci si trovi in un territorio fortemente urbanizzato, il percorso della Via Francisca del Lucomagno consente di compiere un’esperienza a stretto contatto con la natura; a fungere da filo conduttore è soprattutto l’elemento acquatico, a partire dal Lago Ceresio per continuare con i bacini naturali di Ghirla e Varese e poi lungo il corso dell’Olona, del Naviglio Grande, del Naviglio di Bereguardo e infine del Ticino, fino al caratteristico Ponte Coperto di Pavia. Ma i “numeri” della Via Francisca comprendono anche l’attraversamento di ben sei parchi naturali, tra boschi e campagna; quello dell’Argentera, di Campo dei Fiori, il parco RTO (dal nome dei tre corsi d’acqua che lo attraversano: Rile, Tenore e Olona), quello del Medio Olona, il parco Alto Milanese e infine la Valle del Ticino (“area Mab” dell’Unesco).
E sempre a proposito di Unesco, sono due i siti patrimonio dell’Umanità che si incontrano lungo il cammino. Il primo è il Sacro Monte di Varese, un percorso di circa 2 chilometri all’interno del Parco del Campo dei Fiori costituito da 14 cappelle dedicate ai Misteri del Rosario, che sale fino al Santuario di Santa Maria del Monte; quest’ultimo, edificato nel 1472, è da sempre meta di continuo pellegrinaggio e testimonia la valenza anche devozionale che l’intero itinerario ha svolto nell’antichità.
Un secondo sito Patrimonio Unesco è invece quello costituito dal Parco Archeologico di Castelseprio: un complesso che era parte di un sistema fortificato tardo romano riutilizzato poi dai longobardi come fortezza, e che comprende il Castrum di Castelseprio, la chiesa di Santa Maria Foris Portas e il Monastero di Torba. Quest’ultimo è attualmente di proprietà del FAI ed è aperto al pubblico per visite (vivamente consigliata la prenotazione sul sito fondoambiente. it); la sua lunghissima storia ha origine nel V secolo d.C., quando i Romani costruirono le mura di un avamposto militare contro la minaccia dei barbari. La torre di avvistamento è ancora oggi significativa testimonianza della funzione originaria del castrum, portata avanti anche da Goti, Bizantini e Longobardi e trasformatasi poi nel corso del tempo. Dall’VIII secolo, infatti, Torba divenne centro religioso con l’insediamento di un gruppo di monache benedettine, che fecero costruire il monastero e più tardi la piccola chiesa, e che abitarono questo luogo per circa sette secoli.
Nel 1482 le monache si trasferirono e per Torba cominciò un lento declino, che portò il complesso a tramutarsi in azienda agricola e - a inizio Ottocento - a perdere la propria funzione religiosa per scivolare gradualmente in uno stato di degrado. Un abbandono che durò fino al 1976, quando con l’acquisizione del FAI il sito fu sottoposto a vasti e accurati lavori di restauro.
Molti altri sono i luoghi di grandissimo interesse attraversati dalla Via Francisca, tanto da rendere straordinariamente intensi gli otto giorni di cammino (che prevedono una lunghezza media di 17 chilometri a tappa); solo per citare alcuni nomi, il sorprendente paese di Castiglione Olona (un borgo quattrocentesco perfettamente preservato e descritto da Gabriele D’Annunzio come “L’isola di Toscana in Lombardia”); l’Abbazia di Morimondo (fondata nel 1134 da un gruppo di monaci cistercensi francesi e circondata da un suggestivo centro storico). Senza contare le moltissime attrattive di Pavia, punto di arrivo dell’intero percorso che, tradizionalmente, ha il suo termine presso la tomba di Sant’Agostino all’interno della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro: una visita alla città, insieme alle piacevoli e antiche vie del centro, non può trascurare monumenti come il Castello Visconteo del 1360, il Duomo dedicato a Santa Maria Assunta e a Santo Stefano, la Basilica di San Michele Maggiore in stile romanico-longobardo (una delle più antiche chiese della città).
Tra i “segreti” dell’immediato successo di questo cammino presso il pubblico c’è senza dubbio la facilità del percorso: l’itinerario è ben segnalato con riconoscibilissime indicazioni verdi e bianche; le tappe (peraltro modulabili in funzione delle esigenze individuali) non prevedono grandi dislivelli e non sono eccessivamente impegnative dal punto di vista fisico; i luoghi di sosta, per mangiare o per il pernottamento, sono frequenti e in molti casi esistono convenzioni per i pellegrini di passaggio; la rete di trasporto pubblico è molto fitta sull’intero territorio, il che consente di percorrere anche solo una o alcune tappe del percorso - magari per un weekend - senza particolari problemi logistici.
Vasta ed esauriente, inoltre, la documentazione a supporto del viaggio: il sito laviafrancisca.org (ricco di dettagli e informazioni, da cui possono essere anche scaricate le tracce gps delle singole tappe); una app dedicata (con mappe, punti di interesse ed elenco delle accoglienze lungo l’intero percorso). E, per chi predilige gli strumenti più tradizionali, è stata da poco pubblicata anche la guida ufficiale, scritta da Alberto Conte e Marco Giovannelli ed edita da Terre di Mezzo, ricca di notizie, informazioni e approfondimenti.
Come in tutti i cammini che si rispettino, non mancano neppure le credenziali: una sorta di “passaporto” del pellegrino, da far timbrare nei vari punti di passaggio e da presentare poi all’arrivo a Pavia per ottenere il “Testimonium”, pergamena che certifica l’avvenuto pellegrinaggio.

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Ultima modifica 15/03/2021