Un territorio, un cognome

Alberto da Giussano, l’eroe della battaglia di Legnano, deve il proprio cognome a quello della località su cui in origine andò a stabilirsi la sua famiglia, di probabili origini longobarde

Il comune di Giussano, posto al confine della Provincia di Milano con quella di Como, posto com’è su un’altura della riva destra del fiume Lambro, deve alla sua felice ubicazione se venne scelto come luogo di stanziamento dalle primitive popolazioni dell’ Alto Milanese, quelle degli etrusco-liguri, con le quali dovevano fondersi poi le due tribù galliche degli insubri e degli orobi. è certo che la zona fosse abitata in epoca romana, come dimostrano i mosaici ed altri reperti  portati alla luce nella vicina frazione di Robbiano. Sempre in epoca romana passava per Giussano la strada che, correndo fra il Seveso e il Lambro, univa Milano e Como, le due città più importanti della zona, strada che nel tratto tra Carate e Cantù toccava Verano, Giussano, Carugo e Vighizzolo.

La filiale di GiussanoNei documenti antichi, Giussano è citato per la prima volta in un atto di permuta risalente alla fine dell’ottavo secolo, e cioè al periodo della dominazione dei franchi,  quando questo territorio era suddiviso in cinque contadi il più grande dei quali, quello di Milano, comprendeva anche la Martesana, vale a dire le terre che si estendevano tra Como e Lecco, tra il Seveso e l’Adda: buona parte dei luoghi che nei secoli successivi avrebbero costituito la Brianza.

Nel nono secolo, in Giussano dovette andare a stabilirsi una famiglia, probabilmente di origine longobarda, che da quel luogo derivò il cognome. Una famiglia destinata a divenire ricca e potente grazie ai vincoli di parentela con cui seppe legarsi con i Confalonieri e con i Casati, tanto che i rappresentanti di questa famiglia “da Giussano” poterono meritarsi l’alto onore di accogliere, il 20 giugno 869 alla porta Cumana, il nuovo Arcivescovo Ansperto da Biassono, nel suo solenne ingresso in Milano.

La filiale di GiussanoSecondo altri storici, invece, l’origine della famiglia risalirebbe agli inizi del XII secolo: essa originerebbe da un uomo che si chiamava Gluxianus, secondogenito di un vicario generale dell’imperatore Lotario. È comunque più probabile  che sia stata la famiglia a prendere il nome dal luogo di residenza, Giussano, e non il contrario.

Qualunque siano state le sue origini, in questa famiglia dovevano  nascere uomini insigni nelle armi e nelle magistrature, primo fra tutti Alberto da Giussano, soprannominato «il gigante» per la statura e la robustezza, creatore e comandante di quella Compagnia della Morte dove  ogni soldato che vi veniva arruolato doveva giurare di affrontare la morte piuttosto di voltare le spalle al nemico. Fu questa Compagnia a decidere la vittoria della Lega Lombarda contro Federico Barbarossa, sui campi di Legnano, il 29 maggio 1176.

Come tanti altri protagonisti della storia, anche Alberto da Giussano doveva diventare una leggenda, tanto che, secondo alcuni, egli potrebbe non essere mai esistito né aver partecipato alla battaglia di Legnano. I cronisti dell’epoca che narrarono di quella battaglia, infatti, non avrebbero mai menzionato né il condottiero né la sua Compagnia della Morte, che sarebbero stati citati solo un secolo e mezzo dopo nei racconti  di un frate domenicano, Galvano Fiamma, vissuto tra il 1283 e il 1344. Ecco che cosa egli riferì (Chronica Galvanica, cap. 291 f. 81v):

«Saputo dell’arrivo dell’imperatore, i Milanesi ordinarono di preparare le armi per poter resistere. E viene fatta una società di novecento uomini eletti che combattevano su grandi cavalli i quali giurarono che nessuno sarebbe fuggito dal campo di battaglia per paura della morte e non avrebbero permesso che nessuno tradisse il comune di Milano; e inoltre giurarono che sarebbero scesi in campo a combattere contro l’imperatore ogni giorno. A quel punto la comunità scelse le armi e il vessillo e ad ognuno venne dato un anello in mano; e vennero reclutati come cavalieri al soldo del comune così che, se qualcuno fosse fuggito, sarebbe stato ucciso. Capo di questa società era Alberto da Giussano che aveva il vessillo del comune. Poi venne fatta un’altra società di fanti scelti per la custodia del carroccio, i quali tutti giurarono di preferire morire che fuggire dal campo di battaglia. E vengono fatte trecento navi a forma di triangolo e sotto ad ognuna c’erano sei cavalli coperti, così da non essere visti, che trascinavano le navi. In ogni nave vi erano dieci uomini che muovevano falci per tagliare l’erba dei prati come i marinai muovono i remi: era una costruzione terribile contro i nemici» 

Sempre secondo Galvano Fiamma alla battaglia di Legnano parteciparono anche due fratelli di Alberto da Giussano, Otto e Rainerio. Di Rainerio non si sa altro, mentre Otto viene indicato come proprietario di numerosi beni  a Giussano e Arosio in numerosi atti databili tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. In precedenza, il nome di Alberto da Giussano sarebbe stato fatto solo in un documento del 1196, un ricorso al pontefice per una questione che riguardava l’ospedale di S. Simpliciano.

Ai da Giussano appartenne poi  Roberto, che abitava il castello di Gattedo e che coi suoi seguaci venne messo al rogo come eretico dall’Arcivescovo Leone da Perego. Sono anche da citare Manfredo, Daniele e Facio, che, insieme a Stefano Confalonieri di Agliate, congiurarono contro l’inquisitore domenicano Pietro da Verona (poi S. Pietro martire), che venne  assassinato presso Barlassina, il 6 luglio 1252. Il denaro per pagare i due sicari, Cerrino da Balsamo e Albertino da Lentate, fu consegnato in Giussano. Fu proprio uno del Giussani, però, a pentirsi del delitto e a rivelare i nomi dei congiurati,  dopo essere entrato a far parte dell’ordine dei Domenicani.

Quanto al  castello di Gattedo, dove si diceva che Roberto accogliesse gli eretici e loro capi, fu fatto smantellare dalle fondamenta, per ordine dell’inquisitore generale della Lombardia, nel 1254.

Prima di questi fatti due esponenti della stessa famiglia, Onorico e Giacomo, avevano acquistato da Colomba, badessa del monastero Maggiore di Milano, la giurisdizione su Arosio, Brugazzo, Cogliate, Romanò, Mariano, Pozzolo, Brenna, Cermenate e Giussano. Successivamente, sempre nel XIII secolo, vari membri della famiglia furono eletti podestà della corte di Arosio e Bigontio, ed altri esercitarono l’ufficio di mediatori.

Il personale della filiale

In seguito, prima sotto gli Sforza e poi sotto i Visconti, altri membri della famiglia andarono a ricoprire alte cariche, mentre suoi rami collaterali si stabilivano in località vicine a Giussano. Fra questi, il ramo di Arosio, che terminò con la scomparsa di Carlo, un sacerdote, che morendo nel 1759 lasciò i suoi beni al Monastero Maggiore di Milano; e il ramo di Lurago, che sarebbe finito con Fulvia, andata sposa nel 1786 al nobile Cesare Sormani.

Della famiglia sono inoltre da ricordare Francesco da Giussano, sacerdote vissuto nel sedicesimo secolo, che innalzò in un luogo pubblico un monumento o un ricordo religioso (forse una croce sulla piazza principale del paese), e il protofisico Giovan Battista Giussani, morto nel 1665, che fece erigere in Giussano una grande e sontuosa villa nello stile di Pellegrino Pellegrini, con ampio giardino all’italiana. 

Il ramo diretto della famiglia si spense nel 1741 con Giovan Pietro. La villa di famiglia, con i beni annessi, passò al marchese Guido Mazenta per via ereditaria.

La filiale di Giussano del Banco Desio è in via Addolorata 5

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Ultima modifica 03/12/2014