Firenze, via de’ Tornabuoni: a passeggio fra la storia

È della fine del 1200 la costruzione di Palazzo Spini Feroni, un edificio che per le dimensioni contrastava le tendenze dell’architettura dell’epoca e che, secoli dopo, sarebbe diventato la sede del Governo del Regno d’ Italia

Ci sono vie e piazze, in molte se non in tutte le città d’Italia, dove transitandovi   non si può non sentire il peso e l’importanza della loro storia. A Firenze, una di queste è via de’ Tornabuoni, che, in pieno centro storico, collega piazza Antinori con le rive dell’Arno e più precisamente con il ponte Santa Trinita. 

Oggi la via è una delle  mete preferite per il passeggio e per lo shopping più raffinato grazie alla presenza nella stessa via e nelle sue vicinanze dei negozi di importanti marchi non solo “made in Italy”. Ieri, e cioè a partire dal XIII secolo, era la zona delimitata   da una parte dall’antica chiesa di San Michele in Betelde, forse di origine longobarda, e dall’altra dall’abbazia vallombrosana di Santa Trinita, del XIII secolo, sorta sul sito di una primitiva chiesetta dedicata a Santa Maria dello Spasimo, dove le più importanti famiglie fiorentine edificavano le loro residenze.

Risalgono infatti a quel periodo costruzioni (tra cui Palazzo Spini Feroni, la torre dei Gianfigliazzi, Palazzo Cambi-Del Nero, a cui nel secolo successivo si sarebbero aggiunti Palazzo Antinori, Palazzo Strozzi e Palazzo Tornabuoni, da cui prese il nome la via) che per le loro dimensioni contrastavano nettamente con gli altri edifici dell’epoca, costruiti secondo tendenze architettoniche basate sulle case torri oppure sulle piccole abitazioni.

Quanto a Palazzo Tornabuoni, esso venne costruito verso la metà del XV secolo accorpando numerosi altri edifici. Questa famiglia era imparentata con i Medici (la madre di Lorenzo il Magnifico era Lucrezia Tornabuoni) e come essi furono mecenati e appassionati collezionisti di arredi, pitture, sculture e libri rari. Nel 1563 il loro palazzo venne venduto a Lorenzo di Piero Ridolfi, il quale lo cedette poi all’arcivescovo di Firenze Alessandro de’ Medici.

Sono di epoca successiva (XVII secolo) la facciata di Palazzo Giaconi, il Palazzo Viviani della Robbia, la loggia di Palazzo Tornabuoni, la facciata di Santa Trinita e la ricostruzione della chiesa di San Michele che sarebbe stata dedicata a San Gaetano dei Teatini. Risalgono al Settecento il rifacimento del secondo Palazzo Tornabuoni e la ristrutturazione della facciata di Palazzo Gherardi-Uguccioni. A metà dell’Ottocento sarebbe toccato proprio a Palazzo Tornabuoni subire un’onta, quella di essere ridotto dimensionalmente, per consentire i lavori di allargamento della strada.

Via de’ Tornabuoni e i suoi dintorni costituirono in tutte le epoche un preciso punto di riferimento per i fiorentini, che in quelle zone, ad iniziare dal periodo granducale, organizzavano parate, cortei e persino giochi di piazza, dalle corse dei cavalli alle partite di pallone alle gare tra arcieri, che si sfidavano nel tentare di far passare una freccia attraverso un anello sospeso per aria. Era per questa via che passavano le carrozze provenienti da Palazzo Pitti e dirette verso  il ponte Santa Trinita.

Per antichità la costruzione più importante della via è  Palazzo Spini Feroni, che si trova presso il Ponte Santa Trinita, all’inizio di via de’ Tornabuoni all’angolo con piazza Santa Trinita, e la cui prima edificazione risale al 1289, quando il ricchissimo mercante Geri Spini volle che la sua residenza venisse fabbricata sui terreni dove originariamente sorgevano le torri della sua famiglia (costruzioni ridotte in sfacelo dopo l’arrivo al potere dei Ghibellini attorno al 1260 e ulteriormente danneggiate dall’alluvione della fine del 1288)  e su quelli appositamente acquistati dai monaci di Santa Trinita. Tra gli architetti che avrebbero potuto partecipare alla sua realizzazione - ci dice Wikipedia - “si è parlato di Arnolfo di Cambio o di Lapo Tedesco, padre di Arnolfo del quale però si hanno pochissime notizie dovute in larga parte al Vasari; con altre opere arnolfiane ha in comune il senso del volume, ammirabile in tutta la sua pienezza e maestosità sia dalla piazza che dal ponte”.

Per le sue dimensioni, in quei tempi Palazzo Spini Feroni era l’unica costruzione che potesse rivaleggiare con il coetaneo Palazzo Vecchio, e forse sempre per le sue dimensioni  fin dal principio fu suddiviso fra due rami della famiglia Spini,  il primo che occupò la parte del palazzo che guardava verso l’Arno e che vi rimase fino al XIX secolo, il secondo che risiedette nel lato verso piazza Santa Trinita fino alla metà del Seicento, quando dovette cedere la propria parte del palazzo in seguito all’emergere di difficoltà finanziarie. Questa parte del palazzo passò fra diverse mani fin quando non venne acquistata, nel 1674, dal marchese Francesco Antonio Feroni, di umili origini ma diventato un banchiere tanto ricco  da guadagnarsi il titolo nobiliare e un posto di senatore a Firenze.

Furono proprio i Feroni a diventare gli unici proprietari dell’intero palazzo quando, attorno al 1807, acquistarono dagli eredi del ramo degli Spini la loro parte della costruzione. Nel 1832 il palazzo passò ancora una volta di mano: gli acquirenti vi aprirono un albergo, l’Hotel de l’Europe. Ancora poco più di dieci anni e la proprietà passò al Comune di Firenze, che nel 1846 provvide a riunificare le due parti del palazzo. Che, una ventina d’anni dopo, doveva accogliere il Governo del neocostituito Regno d’Italia nel periodo in cui Firenze divenne la capitale dello Stato (1865-1871).

Nel secolo scorso il palazzo è stato infine acquistato dallo stilista Salvatore Ferragamo, che ne fece la  casa madre e la principale boutique per la sua attività di designer di fama mondiale nel campo della creazione di calzature e articoli in pelle (1938). Dal 1995 vi è stato aperto il Museo Salvatore Ferragamo, un’esposizione permanente destinata a documentare la storia e l’attività internazionale dello stilista fiorentino, le cui creazioni sono costantemente un mix d’arte, di design e di costume.

Ampliato nel 2006, oggi il museo occupa il basamento di Palazzo Spini Feroni e si estende su sette sale, le prime due dedicate alla storia ed alla creatività del marchio Ferragamo. È qui che sono esposti in mostre biennali - a rotazione - gli oltre 14.000 modelli conservati nell’archivio del museo. Le altre sale sono invece destinate ad esposizioni temporanee, come l’omaggio reso a Marilyn Monroe nel 2012-2013 per i cinquant’anni dalla sua scomparsa: lo stilista fiorentino creò infatti apposta per l’attrice capi di abbigliamento davvero unici.

La collezione di calzature conservata dal museo, in particolare, documenta tutta l’attività di Salvatore Ferragamo, dal suo ritorno in Italia nel 1927 fino al 1960, l’anno della sua scomparsa, esaltandone le capacità tecniche ed artistiche e mettendo in luce come lo stilista sapesse combinare armonicamente la scelta dei colori, la fantasia dei modelli e la sperimentazione dei materiali per dare vita a creazioni che avrebbero contribuito profondamente all’affermazione nel mondo dell’Italian style.

La collezione non comprende solamente i modelli creati da Salvatore Ferragamo, in quanto anno dopo anno ha accolto e raccoglie alcuni modelli rappresentativi della stagione.

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Ultima modifica 16/01/2015