L'almanacco Barbanera

La Treccani lo definisce come sinonimo stesso di Lunario, ma di fatto può essere a buona ragione considerato l’almanacco d’Italia per eccellenza, pubblicato ininterrottamente dal 1762

Ammettiamolo: di fronte al nome Barbanera si pensa subito al personaggio di una fiaba e al più famoso almanacco d’Italia. Forse del mondo.

Diffuso in cinque continenti e diventato parte della cultura popolare italiana (riconosciuto perfino dall’UNESCO), il Barbanera è nato a Foligno, in Umbria, oltre 100 anni prima dell’unità d’Italia. Stampato in molte città dei diversi stati in cui si divideva all’epoca il territorio della penisola (Bologna, Palermo, Napoli, Loreto per citarne alcune) fu pubblicato in edizioni speciali a New York e a Buenos Aires con testi pensati per i nostri connazionali emigrati, che potevano sì essere dall’altra parte del mondo ma avevano nel Barbanera un collegamento con le proprie radici. 

Dalla sua nascita, i suoi contenuti sono vicini alla quotidianità della gente comune, anche se la lista degli estimatori illustri ospita Eugenio Montale, Gioacchino Belli, Oriana Fallaci, Luigi Capuana, Vasco Pratolini, Luigi Pirandello, Riccardo Bacchelli, Leo Longanesi, Leonardo Sciascia, Gabriele d’Annunzio, Zucchero, Susanna Agnelli e i molti che l’hanno citato in romanzi, poesie, saggi e racconti. 

Sul set cinematografico fu in “Totò nella fossa dei leoni” e ne “Il Testimone dello Sposo” di Pupi Avati.

A teatro si ricorda “Barbanera bel tempo si spera” di Scarnicci e Tarabusi con Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e le musiche di Lelio Luttazzi. Sconfinò perfino nei fumetti grazie a Bonvi e al suo Sturmtruppen nella striscia anni ‘80 “Barbaneren”.

Se argomenti e stile seguono il fil rouge che lo sta portando verso i tre secoli, la distribuzione ha raggiunto le impressionanti cifre nell’ordine dei milioni.

Un tempo lo si trovava per fiere e mercati, venduto anche da ambulanti che al grido “Barbanera, Barbanera di Foligno” giravano città e campagne portando l’almanacco nelle case di un’Italia agricola che si riconosceva in quella scansione ciclica del tempo fatta di pioggia o sole dispensando consigli utili per il lavoro dei campi e la vita in casa. Oggi continua a trovarsi nei luoghi di mercato, di cui ha seguito l’evoluzione nei centri commerciali, edicole, negozi di prodotti alimentari o di giardinaggio e in molti luoghi che sono anche punti d’incontro oltre che di acquisto. 

È ancora la traccia dell’Italia di un tempo? Forse.

Sicuramente è il baricentro di un mondo di valori, fatti di piccole e grandi saggezze, di rispetto per la tradizione ma anche di attenzione all’attualità, nella sua ricerca di una risposta semplice e pratica verso l’armonia del quotidiano.

I cicli del tempo, le fasi della Luna, i proverbi, le ricette, i consigli pratici, i tempi e le opere nell’orto, in casa, tra i fiori, il benessere cercato nei rimedi naturali e nella prevenzione dettata dal fare la cosa giusta al momento giusto, senza dimenticare i consigli della nonna. Nel Barbanera non c’è tutto, ma quasi.

«Quello del Barbanera non è un mondo anacronistico – dichiara Luca Baldini, Amministratore delegato della editoriale Campi, la casa editrice nata a Foligno nel 1832 e che pubblica attualmente il Barbanera – La sostenibilità e l’attenzione ai piccoli gesti del quotidiano sono quanto mai attuali e lo dimostrano i numeri di vendita. Il Barbanera vendeva agli inizi del ‘900 poco più di un milione di copie. È rimasto su questi volumi fino agli anni ‘80 e poi nel decennio successivo è passato ad un milione e mezzo di esemplari, diventati due nei primi anni del 2000 fino agli attuali due milioni e mezzo, con traduzioni in inglese e in tedesco per il mercato europeo. Di questa cifra, circa duecentomila sono almanacchi nel classico formato a libro, duemilioniduecentomila sono lunari e calendari, mentre centomila copie sono distribuite con fascicoli e volumi di approfondimento monografico. Oltre alle edizioni firmate “Barbanera”, ci dedichiamo ai servizi editoriali per testate di terzi. 

Rubriche d’almanacco, consigli pratici, tradizioni popolari, spesso affiancate anche dall’oroscopo, sono divulgate con regolarità su oltre 30 giornali, 57 radio, 15 televisioni private, 500 punti vendita di varie insegne nelle loro radio in store». 

Il Barbanera è anche un prodotto universale per il pubblico a cui si rivolge.

«Il suo lettore è la famiglia italiana – continua Baldini – con un profilo di utenza trasversale per sesso (il 52% dei lettori è composto da donne), distribuzione geografica (il 47% risiede al nord, il 23% al centro e il 30% al sud), età (il 42% ha tra i 30 e i 50 anni), professione ed estrazione culturale. Tutti con un elevatissimo livello di fidelizzazione per quello che avvertono come il “loro” almanacco di famiglia».

La Editoriale Campi si riconosce, fin dalle prime pubblicazioni, in quel filone particolare della cultura che è l’editoria popolare, fatta di musica, cantastorie, “pianeti della fortuna”, “manuali del segretario galante”, almanacchi e lunari. 

Fu Agostino Campi, padre dell’attuale editore, Feliciano Campi, a intuire le tendenze dei nuovi tempi e dare per la prima volta alle stampe nel 1952 “Sorrisi e Canzoni TV”, rimasta di proprietà della famiglia fino al 1980. Prima ancora (era il 1939) pubblicava il “Canzoniere della Radio”, diffusissima edizione quindicinale che pubblicava i testi delle canzoni più in voga.

Oggi l’Editoriale Campi concentra la sua attività sull’Almanacco Barbanera, con una fitta rete di esperti di vari settori che contribuiscono ad accrescere l’autorevolezza e la qualità di un’edizione senza tempo. 

«E Barbanera – prosegue Pia Fanciulli responsabile di redazione delle Edizioni Barbanera – è il tempo che scorre nelle sue pagine e dà il ritmo alle giornate. 

Ma è anche una tradizione che in quel tempo si muove e ne accoglie tutta la ricchezza. Sono le conoscenze, le esperienze, il saper fare di chi ci ha preceduti, utili ad offrire antichi spunti nell’attualità contemporanea. È il respiro del cielo e della terra, spesso inascoltato, che alimenta i cicli dei mesi e delle stagioni e di una nuova etica del vivere. È un sapere in movimento, non un’idealizzazione neoromantica, a cui attingere nel presente, una nuova consapevolezza dei gesti di ogni giorno per recuperare e credere nell’efficacia di valori e dimensioni a misura d’uomo». 

Nella nuova sede di Spello, il Barbanera è anche un luogo in cui qualsiasi lettore può entrare a contatto con il mondo del “suo” almanacco e vedere chi ci lavora e come. Dalla ristrutturazione di un complesso rurale del ‘700, è nato uno spazio per la redazione dell’almanacco e gli oltre 50.000 documenti dell’archivio storico, gestito dalla “Fondazione Barbanera 1762”. Al piano terra si aggiunge un’area per convegni, mostre ed incontri. 

I due edifici sono circondati da 7 ettari di terreno certificato Bio in cui si sperimentano tecniche e coltivazioni basate sui cicli naturali e sui modi della tradizione. È anche un luogo per tutelare fiori, ortaggi e frutta antichi o in via d’estinzione e per riscoprire la simbologia e i valori di quel tempo del fare che Barbanera percorre dal 1762 con le pagine del lunario.

È soprattutto uno spazio dove esprimere quella particolare visione del quotidiano «che l’Almanacco – commenta Pia Fanciulli – propone ogni giorno nelle sue pagine. Un luogo dove ad esempio ritrovare l’antico dialogo con l’amica Luna, immancabile nel lunario, con l’Almanacco e con l’orto-giardino, sempre pronti a raccontare storie, a donare esperienza, a segnare quella strada che da due secoli e mezzo – ambientalista per vocazione – Barbanera indica e continuerà ad indicare. Per un futuro di buone pratiche felici!».

Ultima modifica 23/12/2016