Progetto Itaca: in nome della salute mentale

Un impegno più che meritevole dato che l’OMS prevede che nel 2020 la depressione sarà la malattia più diffusa nel mondo – Tra gli obiettivi prioritari lottare contro i pregiudizi

Secondo la leggenda Itaca è la patria di Ulisse, l’eroe del celeberrimo poema omerico. Attraverso mille peripezie e dopo anni di lontananza, Ulisse riesce a tornare alla sua amata isola. È un percorso irto di ostacoli, di incontri imprevisti, di immani pericoli. Ma l’eroe tiene sempre Itaca fissa nella mente e sa che raggiungerla è la sua meta.
Seguendo questa immagine, nel 1999 un gruppo di sette volontari ha dato vita a Progetto Itaca, un’associazione che ha l’obiettivo di aiutare chi è affetto da disturbi della salute mentale a ritrovare la propria normalità, a riscoprire gli affetti più cari. Oggi Progetto Itaca è un punto di riferimento nazionale: un risultato raggiunto grazie alla qualità del lavoro effettuato e alla capacità di costruire una rete di rapporti efficace.

Ughetta Radice Fossati Orlando, oggi segretario generale, spiega il vero obiettivo del sodalizio: “Vogliamo portare una visione innovativa nel campo della salute mentale – dice –. Chi soffre di disturbi psichici può e deve essere curato. Vogliamo accompagnare le persone che ne sono colpite verso una buona qualità di vita”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha di recente evidenziato che il disagio psichico è diventato una delle principali cause di assenza dai luoghi di lavoro e di pensionamento anticipato nei Paesi della Comunità Europea: “Il problema è di grande attualità – continua il segretario generale – ed è più grande di quanto si possa immaginare, specie nell’età giovanile, tra i 15 e i 25 anni, ovvero quando la persona è chiamata a fare le grandi scelte della vita. L’attuale recessione economica e i suoi effetti sul mercato del lavoro aggiungono poi problemi all’occupazione e alla qualità della vita delle persone che soffrono di disturbi mentali e delle loro famiglie”.

Secondo le stime dell’OMS la depressione sarà, entro il 2020, la malattia più diffusa nel mondo sviluppato e la seconda causa di disabilità che colpirà il 20 per cento delle persone impiegate nel mondo industrializzato. Senza parlare di altri disturbi, come ansia, attacchi di panico, anoressia e bulimia. Ben si capisce allora quanto sia prezioso il lavoro di Progetto Itaca, che ha traghettato in Italia un modello nato negli Stati Uniti chiamato Fountain House. Si tratta di una struttura diurna gestita con la formula del club, dove le persone con problemi psichiatrici trascorrono la giornata impegnati in attività finalizzate a recuperare ritmo di vita e sicurezza.

Partendo da un lavoro quotidiano strutturato e organizzato all’interno di varie unità, i soci intraprendono un percorso rispettoso dei loro tempi e dei loro desideri, che li porterà a confrontarsi con l’inserimento lavorativo in azienda attraverso tre tappe: lavoro temporaneo, lavoro supportato e lavoro indipendente. La prima Clubhouse di questo modello è nata a New York nel 1948 ed è stata esportata in più di trenta paesi nel mondo attraverso lo ICCD (International Center for Clubhouse Development).

A Milano Progetto Itaca ha inaugurato nel 2005 il Club Itaca, che coinvolge oggi circa 150 beneficiari: “Sono veri e propri soci dell’organizzazione – spiega Ughetta Radice Fossati – e come tali partecipano direttamente alla gestione del Club, lavorando in cinque unità di lavoro: segreteria e accoglienza, comunicazione e raccolta fondi, formazione, ricerca del lavoro, cucina”. I soci sono poi accompagnati in percorsi di inserimento lavorativo in azienda. Dopo dieci anni di attività i soci di Club Itaca sono riusciti ad attivare 111 contratti di lavoro presso 64 aziende ed enti di Milano e hinterland.  “Uno degli obiettivi prioritari di Progetto Itaca – aggiunge la nostra interlocutrice – è combattere i pregiudizi che danneggiano le persone che soffrono di malattie mentali forse più degli stessi sintomi della malattia. Oggi ci sono infatti due estremi opposti. Da una parte si pensa che le malattie mentali siano malattie immaginarie di persone troppo concentrate su se stesse, che non hanno magari avuto una buona educazione in famiglia e che quindi non hanno un problema di salute, ma di carattere e di formazione; dall’altra è ancora radicata la convinzione che le malattie mentali gravi siano malattie incurabili, che portano le persone a diventare pericolose e violente. Noi lavoriamo per far comprendere che non è così, che si può fare tanto, soprattutto attivando una forte collaborazione con le strutture pubbliche, i Dipartimenti di Salute Mentale e le ASL”.

L’Associazione ha aperto sedi a Roma, Firenze, Palermo, Genova, Parma, Napoli e, ultima arrivata, Catanzaro. I progetti sono innumerevoli e tutti gestiti con estrema attenzione e professionalità. A partire dalla Linea di Ascolto, un numero verde al quale mediamente giungono ogni anno 12 mila chiamate. Spesso chi ha bisogno di aiuto trova in questo strumento la prima modalità di approccio a Progetto Itaca, che – grazie alla propria rete di volontari – ha attivato una capillare operazione di informazione e prevenzione, per arrivare precocemente alla diagnosi e alla cura più mirata e per favorire il rapporto iniziale tra paziente e strutture sociosanitarie specifiche. È in prima linea per il sostegno dei pazienti e delle loro famiglie durante la cura, che può essere anche a lungo termine e accompagnata da ricadute. Realizza progetti riabilitativi e residenziali per offrire una buona qualità di vita tramite l’inserimento sociale e, se possibile, anche lavorativo.

Tra le iniziative più significative ci sono corsi ‘famiglia a famiglia’, che vedono coinvolti appunto i famigliari di persone che soffrono di disagio psichico, con un metodo anch’esso importato dagli Stati Uniti. Ma non solo. Sono nati gruppi di ‘auto aiuto’, composti da persone che hanno in comune lo stesso problema: “Nel gruppo le esperienze di tutti possono essere trasformate in una risorsa, perché condivise con rispetto e comprensione – afferma Ughetta Radice Fossati –. È poi molto significativa la nostra presenza nelle scuole secondarie superiori, dove promuoviamo iniziative di informazione per la prevenzione dei disturbi mentali, rivolte ad alunni, insegnanti e genitori. Impegnativi, ma ricchi di risultati, sono i cosiddetti ‘progetti residenziali’, che hanno l’obiettivo di assicurare a persone che hanno avuto l’esperienza del ricovero in ospedale o in comunità un’abitazione non istituzionale con relativo monitoraggio per incoraggiare una graduale acquisizione di autonomia”.

La sfida di Progetto Itaca è quella della maggior diffusione in Italia delle buone prassi nel trattamento dei disturbi di salute mentale, quindi prevenzione, cura, riabilitazione, reinserimento lavorativo, affinché il maggior numero di persone malate possa raggiungere una buona qualità di vita. Ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti, specie delle aziende, che possono finanziare i progetti dell’associazione, coprire i costi di gestione di specifici piani di intervento, essere partner di eventi e raccolta fondi o donare semplicemente beni e servizi.

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Ultima modifica 10/06/2015